N°133 Dicembre

52 Food&Beverage | dicembre 2020 sa, sono le più entusiaste estimatrici delle bollicine, anche coloro che si approcciano per la prima volta al mondo del vino. Non è un caso che tra i protagonisti della storia della Champagne vi siano diverse donne che l’hanno cambiato e migliorato, portando innovazioni e facendo diventare grandi Maison che oggi sono tra per più importanti della Champagne. Come dimenticare La Grande Dame, Madame Clicquot, vedova Ponsardin, imprenditrice ante litteram a fine ‘700, o Luise Pommery, a fine ‘800, un’altra vedova che prese inmano con successo le redini dell’azienda di famiglia. Ma ce ne furono diverse altre, che si fecero strada nel mondo, con determinazione e sensibilità, sfidando una società al maschile, così come oggi diventano Chef de Caves di importanti cantine giovani enologhe come Julie Cavil, alla Maison Krug, o Joelle Weiss della Maison Jacquart; l’ultima arrivata è Severine Frerson, alla Maison Perrier-Jouet, ma anche Marie-Christine Osselin, enologa di Moët & Chandon. Professioniste che dimostrano grandi capacità, conoscenza, determinazione, che portano una sensibilità nuova nella creazione dello Champagne. Sono sempre di più, nel mondo del vino e in quello dello Champagne dove vi sono 16.100 vignaioli, 140 cooperative, 360 Maison per 33.821 ettari in produzione di cui 24.033 nella Marne, 7.235 nell’Aube e nella Haute-Marne e 2.553 nell’Aisne e Seine-et-Marne. Ma quali saranno gli impatti del Covid-19 sulla produzione e, soprattutto, sull’export? Secondo l’Iwsr (International Wines and Spirits Il Covid 19, e non poteva essere altrimenti, ha impattato anche sui consumi delle bollicine francesi. Le previsioni dell’International wines and spirits record parlano di un calo del 15% a causa delle chiusure del mondo horeca, dell’annullamento di molti eventi e del clima generale che non invoglia ai festeggiamenti. Ma si tratta di un passaggio momentaneo. Si prevede una ripresa con milioni di tappi che salteranno in tutto il mondo Record), le bollicine in generale registreranno un -15% a causa del minor consumo nell’on trade, delle regole del distanziamento sociale che hanno ridotto le occasioni di festeggiamento e di momenti conviviali. Ma la stima prevede anche una ripresa al 100%entro il 2024, e nel frattempo sale la domanda, e anche la produzione, di Champagne biologici o che seguono stilemi produttivi sostenibili. Sempre secondo l’Iwsr, il segmento del bio passerà entro il 2023 dall’attuale 2,75%al 3,4%delle vendite globali di vino e continuerà a crescere. E le Maison di Champagne sono sempre più attente a una viticoltura sostenibile, le cui regole sono codificate anche in un disciplinare del Comité riconosciuto dal ministero dell’Agricoltura francese e oggi adottato dal 15% delle superfici vitate. La stessa scelta di alleggerire del 7% la bottiglia, fatta da moltissimi produttori della regione, ha avuto un effetto diretto sugli imballaggi (rivoluzionaria e innovativa la second skin ideata dalla Maison Ruinart a cui è dedicata la copertina di questo numero di Food&- Beverage, ndr ) come sui trasporti, permettendo una riduzione delle emissioni pari a 8 mila tonnellate di C02 all’anno, mentre si è arrivati al 90% di riciclo dei rifiuti prodotti e al100% dei sottoprodotti vinicoli, che vengono valorizzati dall’industria, dalla cosmetica e dal settore farmaceutico e agroalimentare. Scelte etiche, che rappresentano l’impegno costante delle realtà della Champagne per arrivare a un sistema produttivo sempre più rispettoso della natura e dell’ecosistema circostante, per preservare al meglio un terroir straordinario che ha ancora tante storie da raccontare e nuove leggende da costruire, in vigna come nel calice. SPECIALE

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