94 Food&Beverage | dicembre 2020 La scadenza dell’11 aprile 2021 offre qualche speranza di poterla vedere. Ci auguriamo che il ritorno a una vita più normale ci offra la possibilità di visitare a Roma, nella splendida struttura cinquecentesca del Chiostro del Bramante, la mostraBanksy. A Visual Protestdedicata a uno dei maggiori artisti e writer viventi della Street Art di cui non si conosce la vera identità. Nato nel 1974 o agli inizi degli anni Settanta, di Banksy si sa solo che è di origine britannica, presumibilmente di Bristol, e che ha iniziato la sua attività tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta. Il titolo dell’esposizione è significativo perché, se da un lato vuole mantenere l’anonimato -infatti scrive in uno dei suoi libri che “l’invisibilità è un superpotere” - dall’altro Banksy comunica forte e chiaro con le sue opere una vera e propria protesta visiva. Le circa 100 creazioni presenti urlano la loro comune matrice di denuncia sociale. Dai muri delle città del mondo dove, in modo inaspettato e fulmineo, realizza la sua arte attraverso applicazioni fatte con gli stencil, gli stessi soggetti ci arrivano in mostra per mezzo di oli, serigrafie, litografie, print, e continuano a colpire lo spettatore per la loro potenza simbolica, tanto che nel 2019 Banksy è stato inserito da ArtReviewal quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più celebri nel mondo dell’arte. Difensore dei poveri e degli oppressi, desideroso di diffondere valori etici e culturali dal potente impatto umanitario, lo street artist più quotato del mondo condanna fermamente la guerra che porta la distruzione dell’umanità per raggiungere l’effimero traguardo del potere. Cnd Soldiersdel 2007 è una delle tante composizioni che vogliono denunciare tutte quelle scelte governative che causano le guerre tra i popoli. I protagonisti sono due soldati, uno accovacciato con la mitragliatrice in mano che si guarda intorno conmolta cautela, mentre un altro con un pennello in mano sta finendo di dipingere il simbolo della pace con il colore rosso, ma si ferma un attimo a guardarsi intorno anche lui. È una chiara allusione alla mancanza di libertà di espressione, alla repressione della libertà di parola e di pensiero che esercitano soprattutto le nazioni in guerra. I soldati hanno paura di morire e, per esorcizzare questo timore, stanno dipingendo sul muro un simbolo che lo esprima, ma lo fanno con timore. Imprevedibile come nessun altro, capace di far autodistruggere una sua opera venduta a un’asta, convinto che l’arte non debba essere accessibile a pochi, ma a ogni passante, grande o piccolo, indipendentemente dal suo ceto sociale, Banksy porta avanti un’accesa critica al consumismo che sta mercificando e incatenando la vita di ogni essere umano, riducendolo a semplice acquirente di una società di massa. La serigrafia su carta Barcode del 2004 ne è un esempio. Sullo sfondo bianco un giaguaro fiero e possente sembra venirci incontro CULTURA & GUSTO A Roma, al Chiostro del Bramante, sono in mostra un centinaio di opere dello street art più famoso del mondo comparse sui muri delle città. E in una saletta adiacente si può ammirare l’affresco delle Sibille e Angeli del grande artista rinascimentale Irene Catarella La street art di Banksy convive con Raffaello La denuncia sociale è il filo conduttore delle opere di Bansky, l’artista di strada più famoso del mondo la cui vita e identità sono circondate da un alone di mistero. La mostra di Roma proseguirà fino all’11 aprile 2021. Sopra, Barcode, del 2004, a destra, Cnd Soldiers, del 2007 e, nell’altra pagina, Jack & Jill, del 2005
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