N°141 Aprile Maggio

76 Food&Beverage |aprile-maggio 2022 Roveja, chi era costei? Presto detto: un legume antichissimo, di cui persino gli agronomi avevano perso memoria. Stretto parente del pisum sativum, il pisello comune, cui un po’ assomiglia, tranne che per i semi molto più scuri una volta seccati, identificata con mille nomi diversi (robiglio, rubeja o arreja) a conferma delle sue origini non più pervenute, la roveja era già coltivata nei tempi antichi su tutta la dorsale umbro-marchigiana, comprese le alture di Cascia, fino ai 1.200 metri di quota. E con il suo sapore gustoso, simile a quello delle fave, aveva contribuito a sfamare le popolazioni locali, in aree non certo generose di prodotti agricoli. Finendo per essere usata come foraggio per gli animali, poiché questo pisello dei campi cresceva anche spontaneamente. Certo è che nel secondo dopoguerra se ne perdono le tracce. Fino al 1989. Quando un’imprenditrice di Civita di Cascia (Pg), Silvana Crespi, nel visitare le cantine di una casa di famiglia venuta giù con il terremoto, non si imbatte in un vecchio barattolo di semi marroni. È l’inizio di una vera saga botanica, che vede Silvana mettersi sulle tracce del misterioso legume. Al punto da seminarlo più volte per riprodurlo (storici i primi 50 chili!) e passare ore nell’archivio di Cascia a caccia di fonti storiche. “Se di questi semi tondi non si ricordava nessuno, le piante, con le loro corolle rosa e blu, hanno risvegliato la memoria delle persone -racconta l’imprenditrice- E qualcuno si è ricordato delle raccolte a mano, in luglio, di questi lunghi steli: perché la roveja, nata infestante, sopporta bene la secca estiva. E proprio agli steli, alti anche 70 centimetri, è dovuta la sua sparizione: perché sotto il peso dei baccelli le piante si allettano fino a terra e bisogna per forza falciarle a mano. L’arrivo delle mietitrebbia negli anni ’50, concepite per mietere steli più bassi, ne ha fatto così abbandonare la coltivazione”. Forte delle testimonianze, di una più certa documentazione (da statuti del ’500 emerge fosse un obbligo coltivarla) e di una tenacia non comune, la Crespi, raccolto dopo raccolto, inizia a presentare il redivivo legume in giro per i mercati. Suscitando ovunque curiosità. Il pedigree nutritivo del resto è di tutto rispetto: ricca di proteine (21% su 100 grammi), carboidrati, fosforo, potassio, vitamina B1 e fibre, la roveja si presta infatti non solo alla preparazione di zuppe, ma anche di un’originale polenta detta farrecchiata (da sfarrare, macinare) condita con un battuto di acciughe, aglio e olio. La cui ricetta Silvana rintraccia nelle carte di un goloso agronomo del ’400, tale Corniolo della Cornia. Ma è Slow Food a decretarne nel 2006 il definitivo risorgere, inserendo tra i Presidi la Roveja di Civita di Cascia: certificandone così l’originale provenienza. “Da allora è cambiato tutto -ricorda la Crespi- e ho sperimentato cosa sia la solidarietà nei confronti del produttore. Oggi la roveja è conosciuta anche dall’altra parte del mondo e persino il principe Carlo d’Inghilterra se ne è interessato. E mio figlio Marco la propone nel menu del suo locale La Valle dei Bronzetti. Il piatto più interessante? Un’insalata fredda, con menta e scorzette di limone. Peccato essere solo in quattro produttori a coltivarla a Civita”. La riscossa della roveja, però, non finisce qui. Perché l’umile legume, reietto per decenni, ha trovato di recente un estimatore d’eccezione: visto che, come raccontato da uno degli chef del Quirinale, Pietro Catzola, al presidente Sergio Mattarella piaccionomoltissimo le zuppe, in particolare proprio quelle di roveja. “Sì, la roveja è stata una grande scoperta, visto che zuppe ne cuciniamo di continuo -spiega Fabrizio Boca, executive chef delle cucine del Colle- Come la prepariamo? Con un pesto di Rossella Cerulli PRODOTTI La caparbietà di Silvana fa rinascere la roveja Dal casuale ritrovamento di un barattolo di legumi prende vita una saga botanica che arriva fino alla tavola del presidente Sergio Mattarella Silvana Crespi è la protagonista della rinascita della roveja, un cugino del normale pisello con sapore simile a quello delle fave. Il legume era caduto nell’oblio fino a quando l’imprenditrice non trovò un barattolo di vecchi semi nella cantina di famiglia e cominciò a coltivarli con successo

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