94 Food&Beverage |aprile-maggio 2022 Surrealismo e magia. La modernità incantata è la prima mostra dedicata all’interesse degli esponenti del movimento, nato a Parigi negli anni Venti del Novecento, verso l’alchimia, la magia e l’occultismo che lo battezzarono come una filosofia di vita capace di ricercare oltre la realtà un superamento dei fantasmi della Prima e della Seconda Guerra mondiale e, quindi, di creare una vera e propria rinascita culturale e spirituale. Un’esposizione internazionale che non poteva trovare luogo migliore della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Oltre sessanta opere, provenienti da quaranta celebri musei e collezioni private, coprono un periodo che inizia intorno al 1915 con la pittura metafisica di Giorgio De Chirico, innovatore dell’arte grazie alla rappresentazione di immagini oniriche e misteriose allegorie, e che si prolunga nel mondo contemporaneo fino agli anni Cinquanta del XX secolo. Il quadro manifesto della mostra è una tempera all’uovo su masonite intitolata I piaceri di Dagoberto del 1945 di Leonora Carrington, un trattato pittorico sull’alchimia, echeggiata dal fuoco della conoscenza che trasforma, distruggendo, purificando ed elevando, mentre una scala invita gli esseri umani all’evoluzione. Non mancano tante infinite visioni tra cui spicca l’uso metaforico degli altri tre elementi fondamentali, oltre il già citato fuoco, e precisamente: l’acqua dalle tonalità verdi, colore degli spazi per realizzarsi, che si espande in cerchi concentrici, poi lineari, ma sempre trasparenti, e che pullula di originali pesci e di uno “stravagante” pescatore; la terra giallo-ocra, colore simbolo del raggiungimento dell’oro della perfezione, percorsa dal giovane che tira un’originale carro con sopra un vegliardo, emblema della saggezza di vita che si esplica nell’agire con l’entusiasmo giovanile che però deve essere supportato dalla ponderatezza e dalla temperanza della maturità; l’aria, dai colori variegati, entro cui volteggia una navicella che porta un androgino così come i nostri multiformi pensieri che fluttuano nella mente. Sempre della Carrington è rilevante La gigante (Guardiana dell’uovo) del 1947, opera dalle marcate sfumature alchemiche: la guardiana è il simbolo dell’essere umano che custodisce l’uovo della rinascita che ognuno ha la responsabilità di perseguire come missione della propria esistenza protesa all’oro, cioè al raggiungimento della quintessenza del proprio essere. Alla Carrington è forse dedicato il quadro La vestizione della sposa del 1940 di Max Ernst realizzato con la tecnica della decalcomania, scoperta appena cinque anni prima da Oscar Domìnguez. La donna sposa ammantata di rosso incede come un’entità divina e affascinante che ammalia come una strega avvolta nel mistero, mentre l’uccello verde rimanda al pittore pioniere del grattage e del frottage che si era inventato un alter ego chiamato Loplop “l’Essere Superiore degli Uccelli”. La lancia che il volatile tiene in mano è, invece, il preludio all’imminentematrimonio alchemico, all’unione degli opposti che genera la completezza, tra l’alchimista e la soror mistica. Il pavimento a quadri bianchi e neri è, ancora, un simbolo della coesistenza degli CULTURA&GUSTO La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ospita la prima mostra che riunisce le opere del movimento parigino dedicate ad alchimia e occultismo. Oltre sessanta quadri provenienti da quaranta musei Irene Catarella Carrington e Magritte la magia del Surrealismo “I piaceri di Dagoberto” di Leonora Carrington, da sempre considerata un’esponente del Surrealismo, anche se lei non si sentirà mai completamente parte del movimento. A destra, “Black Magic” di René Magritte, nella quale il pittore comunica, forse, il potere di cambiamento della donna. Nell’altra pagina, “La vestizione della sposa” di Max Ernst, del 1940, realizzato con la tecnica della decalcomania, e dedicato probabilmente alla Carrington
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