77 Food&Beverage | novembre 2022 contemporanea. Talvolta, negando un dettaglio lo si afferma maggiormente, dando così più forza all’aspetto simbolico dell’insieme, a cui appartiene l’elemento stesso. Le opere sono stampate su una pregiata carta giapponese di bambù fatta a mano che Claudia Calegari ha selezionato dopo un’attenta e lunga ricerca: “Per le sue particolari caratteristiche questa carta fine art mi permette di realizzare un intervento con il pastello che si confonde e si fonde con l’immagine, risultando spesso quasi impercettibile all’occhio dell’osservatore. Il ritocco con il pastellomi accompagna in un’intima connessione con l’opera rendendola unica. In quella gestualità, che porta a stare fermi tra passato e futuro, nel qui e ora”. Perché ha dato al progetto il nome Intermittenze? “Questo nome è legato al fatto che tra le fotografie che compongono il dittico si crea una sorta di ‘corto circuito’ tra contrasti e affinità. Le due immagini si fondono in una sola visione. L’etimologia della parola stessa dal latino ci suggerisce il termine ‘tralasciare’, ci fa pensare a ciò che non si vede, a un significato nascosto che può avvicinare anche le cose che apparentemente sono diverse. La ricerca che ho messo in campo per questa mostra mi ha consentito di sviluppare un vero e proprio metodo che ritengo possa essere valido anche per affrontare altre tematiche. Questo linguaggio, che mi lascia molto libera dal punto di vista creativo, è caratterizzato da un costrutto di base di cui si avverte il rigore. Le 14 foto in mostra sviluppano una sequenza idonea per creare un percorso esaustivo anche in considerazione dell’accurata pratica di ritocco a pastello. Inoltre, il progetto può considerarsi ancora aperto e, dopo essere stato esposto a Fotografia Europea a Reggio Emilia e a Photo Open Up a Padova, sarà completato da un lavoro specifico per partecipare alla selezione di un premio dedicato al food indetto dal Mia Art Fair di Milano. La mostra Intermittenze, a Palazzo Castiglioni, a Milano, si sviluppa in 14 foto. Ogni opera è un dittico, ovvero due immagini accostate, che consente di creare un parallelismo tra due temi che hanno elementi di continuità. La selezione dei soggetti si è basata sull’individuazione di quelle immagini che meglio si accostano, creando un equilibrio estetico tra elementi differenti. Le opere sono stampate su una pregiata carta giapponese di bambù che permette all’artista di realizzare un intervento con il pastello che si confonde e si fonde con l’immagine
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