60 Food&Beverage | dicembre 2022 probabilmente ad aumentare. Questo per diversi fattori, a partire dal costo dell’uva (per una bottiglia ne servono mediamente 1,2 chili) che, come indicato dal Comité interprofessionnel du vin de Champagne, dopo i 6,36 euro al chilogrammo del 2019, i 6,30 del 2020 e i 6,35 del 2021, in questa vendemmia ha superato i sette euro. Raddoppiati, inoltre anche i costi di capsule e gabbiette in alluminio e delle bottiglie, del 30%, oltre che del gas naturale e del petrolio. Tutto questo non frena la domanda, però, che sembra essere in costante ascesa, almeno guardando ai dati diffusi dalla dogana francese che segnala la richiesta di 335,1 milioni di bottiglie dal 1° agosto 2021 al 31 luglio 2022, il 16,5% in più rispetto ai dodici mesi precedenti. Anche secondo l’indagine Champagne investment report 2022 condotta da Cult Wine, il mercato dello Champagne ha registrato un aumento del 76,6% del valore tra gennaio 2021 e ottobre 2022, il che è più del doppio del ritmo di crescita generale dell’indice Liv-ex 1000 (+36,1%) ed è superiore anche a quello di altri marchi in grande ascesa come i vini di Borgogna, il cui valore nello stesso periodo è aumentato del 68,4%. La quota di mercato dello Champagne ha raggiunto il massimo storico quest’anno con un’attuale media mensile del 12,8% rispetto all’1% di dieci anni fa sul totale di vino venduto. A crescere sono soprattutto i grandi marchi storici. Non è un caso che molti distributori italiani abbiano finito molto prima del previsto le bottiglie assegnate, circostanza da un lato positiva, ma che crea anche grandi difficoltà non permettendo di soddisfare tutte le richieste. Una scarsità di offerta porta i distributori italiani a dosare le assegnazioni per La domanda di Champagne dimostra in questo momento di essere indipendente dalla variazione di prezzo. L’aumento dei costi energetici, dell’uva e dei materiali utilizzati come capsule e gabbiette in alluminio ha portato a una crescita dei listini del 20% circa. Eppure le stime della dogana francese e l’indagine Champagne Investment Report 2022 segnalano incrementi a due cifre. Potenza e fascino delle bollicine francesi cercare di accontentare tutti i clienti, in un contesto che ha fatto lievitare i prezzi, tenendo presente che l’Italia è sempre tra i principali mercati export dello Champagne, settimo mercato mondiale per valore e per volume. L’anno scorso ha raggiunto il secondo miglior risultato per volumi di consumo dal 2008, per un giro di affari di 200 milioni di euro, la cifra più alta degli ultimi 14 anni. Mentre Stati Uniti e Regno Unito rappresentano rispettivamente il primo e il secondo mercato per volume (oltre 34 milioni di bottiglie vendute negli Usa e quasi 30 milioni in Uk) per un giro d’affari rispettivamente di oltre 793 milioni di euro e quasi 504 milioni di euro. Seguono Giappone e Germania e, infine, l’Australia, che aumenta il valore del suo import di Champagne addirittura del 40%, passando dai 113,5 milioni di euro del 2019 ai 160 milioni del 2021. Dal 2022 al 2023 si prevede infine che il canale di richieste online crescerà a un tasso del 5,2% e rappresenterà il 60% delle vendite di Champagne. Tra le tendenze analizzate, la crescita del mercato asiatico che sembra si stia aprendo sempre di più e quella delle economie in via di sviluppo. Secondo Future Market Insights il mercato asiatico dello Champagne dovrebbe arrivare a valere 630 milioni di dollari entro il 2022, pari a circa il 18% del mercato globale. SPECIALE shutterstock
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