96 Food&Beverage | dicembre 2022 La certificazione è una conditio sine qua non perché un vino a Denominazione europea possa fregiarsi della Doc o dell’Igp. Ma questo lamaggior parte dei consumatori lo ignora. L’identità dei vini a Denominazione di origine controllata e a Indicazione di origine protetta viene controllata lungo tutta la filiera di produzione e poi, solo se risponde a tutti i requisiti, ottiene la certificazione dagli enti accreditati a questa funzione dal ministero dell’Agricoltura. L’insieme delle verifiche di legge permette di ottenere la completa tracciabilità di ogni partita di vino immessa sul mercato. Un sistema complesso che ha una doppia valenza: da un lato tutela i consumatori, che grazie ai controlli possono essere certi che i vini a Denominazione sono prodotti rispettando i requisiti richiesti dai disciplinari, dall’altro garantisce le stesse imprese vitivinicole che in ogni momento sono in grado di fornire certezze sui propri standard produttivi. L’accuratezza dei controlli previsti dall’assetto normativo per la certificazione del vino è elevatissima. Tutto viene dettagliato e registrato nello spazio (ad esempio in che serbatoio è la partita X, mappa della cantina alla mano) e nel tempo (quando ogni operazione viene svolta), e questo consente di mantenere uno storico delle produzioni aziendali e delle operazioni commerciali. Vale a dire una puntuale rintracciabilità dei prodotti a monte del vino, dei lotti e delle partite di vino e dei loro parametri quantitativi e qualitativi. A svolgere la maggior parte di questa enorme mole di lavoro di certificazione in Italia sono gli enti riuniti nell’Associazione degli organismi di certificazione del vino (Asso Odc). Agroqualità, Ceviq, Parco3A-Pta, Siquria, Tca, Triveneta Certificazioni e Valoritalia si occupano del 95% della produzione italiana Doc e Igp con un lavoro che si concretizza in quello che da più parti viene considerato il processo di certificazione dei vini a Denominazione più avanzato al mondo. I numeri danno l’idea di quello che c’è dietro le bottiglie a marchio europeo che portiamo in tavola. Sono circa 3 miliardi e mezzo le bottiglie certificate dagli organismi aderenti ad Asso Odc, per una produzione di circa 29 milioni di ettolitri, riferite a 294 Doc, 75 Docg e 102 Igt per circa 1,7 miliardi di contrassegni gestiti. I campioni sottoposti a verifica chimica e organolettica sono 77.395 e le commissioni di degustazione per l’esame organolettico circa 14.500. Un “setaccio” a maglie strette da cui il vino italiano Doc e Igp esce bene, a giudicare dai risultati dei controlli sui campioni -stando alla percentuale calcolata in base alla media tra i dati forniti dai diversi organismi di controllo- che risultano idonei per il 96,55% e rivedibili per il 2,33%. Le nostre certificazioni da più parti vengono considerate le più avanzate, ma spesso i consumatori lo ignorano. Analisi e degustazioni di un panel di esperti attestano la rispondenza ai requisiti dei disciplinari, oltre alla tracciabilità di ogni vino Clementina Palese VERITÀNASCOSTE Vini Doc e Igp italiani i più controllati al mondo
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