N°146 Febbraio Marzo

94 Food&Beverage | febbraio-marzo 2023 Nello storico Palazzo Fava di Bologna fino al 1° maggio la mostra Fattori. L’umanità tradotta in pittura celebra il maestro indiscusso della “macchia” con oltre settanta capolavori selezionati da Claudia Fulgheri, ElisabettaMatteucci e Francesca Panconi, profonde conoscitrici del pittore livornese. Nelle tele risorgimentali, ritratti, paesaggi e nelle opere di soggetto campestre, la pittura di Giovanni Fattori è capace di rivelare l’umanità più vera negli sguardi delle persone, nella spontaneità degli animali, nella bellezza della natura. Un tipo di pittura che attirò sul pittore le critiche del Gazzettino che lo accusava di trattare soggetti poco interessanti. Ma in sua difesa scese in campo il macchiaiolo fiorentino Telemaco Signorini affermando che i suoi quadri non rappresentavano semplici figure, ma esprimevano sentimento, perché la forma racconta ciò che palpita oltre l’apparenza. L’esposizione è divisa in sezioni caratterizzate da diversi nuclei tematici, quale il tema militare come documento di storia e vita contemporanea, tra cui spiccano diversi capolavori come Soldati francesi del ’59 in cui gli otto soldati francesi, che aveva potuto dipingere durante il loro passaggio in Toscana, vengono ripresi di spalle come delle macchie di colore evidenziate nel paesaggio. Fattori si appassionò alla rappresentazione della vita militare perché credeva negli ideali risorgimentali, anche se non si arruolò mai, come invece avevano fatto altri pittori macchiaioli. Preziosa l’opera L’appello dopo la battaglia del 1866. L’accampamento del 1877 in cui i soldati vengono visti non nel combattimento che suggella il loro patriottismo e il loro eroismo, ma in un momento apparentemente secondario, quello dell’appello, dal quale la guerra, stemperata dalla luce del giorno e dal verde pacifico della natura, sembra lontana. Fattori era molto attratto da ogni particolare delle scene che rappresentava, in questo caso soprattutto dal luogo, dalle divise, dall’atteggiamento obbediente dei soldati, dalla loro disciplina. Il marcato realismo di stampo toscano dell’artista è presente anche nei ritratti, sia quelli di amici e parenti, sia quelli legati alla sua terra, la Maremma, ai suoi abitanti umili e forti, e coesiste in modo magistrale con un’acuta sensibilità introspettiva. Solennità e autorevolezza trapelano dal Ritratto di buttero, primo piano del pastore a cavallo maremmano dall’aspetto rude e primitivo, realizzato negli anni Ottanta dell’Ottocento, mentre dal Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli si riesce a percepire negli occhi della ragazzina l’orgoglio dell’essere ritratta misto all’insofferenza dello stare in posa. Il naturalismo tanto caro a Fattori gli permise di dipingere donne e uomini immersi nel paesaggio rurale che assumono una maestosità simile a quella degli eroi della letteratura epica. È il caso della donna che procede di spalle lungo un viottolo protagonista di La strada bianca del 1887. Naturale era per Fattori essere artista, tanto che lui stesso aveva affermato di essere ignorante, ma che “solo l’arte gli stava addosso” senza che lui lo sapesse. Influenzato dalla poetica verista, ogni scorcio del quotidiano è osservato e colto dal pittore macchiaiolo che lo riporta nelle sue tele con tutta l’intensità della sua interiorità. Intorno al 1870 il maestro livornese realizzò a Castiglioncello un quadro tra i più significativi nell’ambito del soggetto maremmano, Bovi al carro, nel quale, nella campagna inondata di sole, troneggia CULTURA&GUSTO A Bologna una mostra di 70 opere divise in nuclei tematici ricorda il pittore livornese, massimo esponente dei Macchiaioli, appassionato della vita militare e sostenitore degli ideali risorgimentali Irene Catarella Il realismo umano di Giovanni Fattori Giovanni Fattori realizzò opere differenti come “Bovi al carro”, il dipinto più significativo del soggetto maremmano, mentre nell’altra pagina c’è un esempio della sua passione per la vita militare, “Soldati francesi del ‘59” in cui gli otto soldati vengono resi come delle macchie di colore evidenziate nel paesaggio. Sotto, “Autoritratto”, del 1894, dove il pittore si ritrae con un suo dipinto che, alle spalle, gli fa da sfondo

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