N°146 Febbraio Marzo

96 Food&Beverage | febbraio-marzo 2023 La notizia dell’autorizzazione all’immissione sul mercatodella farina di grilli nell’ Unione Europea ha scatenato prese di posizione e ondate di sdegno a protezione dei prodotti made in Italy, oltre alla paura di mangiarne a propria insaputa in ciò che consumiamo abitualmente. Una preoccupazione, quest’ultima, superflua, a patto che si leggano le etichette. Il Regolamento Ue (n.5/2023), infatti, prevede che la presenza di questo ingrediente sia riportata sull’etichetta degli alimenti con la dicitura “polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)”, e anche evidenziata, perché indicata come allergene. Piuttosto, ciò che lascia più che perplessi è che il Regolamento 5/23 all’Articolo 2 consente la commercializzazione in Europa della farina di grilli per cinque anni esclusivamente a un’azienda vietnamita o a chi è autorizzato dalla medesima azienda. All’origine dello “sdoganamento” del consumo delle proteine derivate da insetti -partito nel gennaio 2021 con il parere scientifico positivo dell’Efsa alla commercializzazione di larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, detto tarma della farina- c’è la preoccupazione per l’incremento demografico sul pianeta. Secondo le stime dell’Onu la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi nel 2050 e quindi è necessaria una particolare attenzione per produrre alimenti a base proteica in modo sostenibile. Serviranno altre fonti proteiche oltre a quelle presenti nella nostra tradizione gastronomica, tant’è che alcuni Paesi stanno sostenendo anche la possibilità di produrre sinteticamente proteine. Stando ai risultati di una indagine del Crea Alimenti e Nutrizione, su un campione non rappresentativo di tutta la popolazione, ma utile a indicare le tendenze circa opinioni e percezione dei consumatori rispetto alle fonti proteiche lontane dalle nostre abitudini, prevale la diffidenza: solo il 30% degli intervistati assaggerebbe farina di insetti, l’8% insetti interi, mentre il 25% è disponibile a provare la carne sintetica, sulla quale -avverte il Crea- “mancano evidenze scientifiche robuste, un protocollo di produzione, una chiara regolamentazione ed è da definire anche il percorso per raggiungere l’equivalenza nutrizionale, organolettica e culturale”. Circa il consumo di carne, la più tradizionale fonte proteica attuale da noi (quella rossa mangiata dal 48,5%per 1-2 volte/settimana edal 33%menodi una; quella bianca dal 46%per 1 volta omeno/settimana e dal 40% 2-3 volte), emerge la volontà di ridurne le quantità (65%), sostituendola con legumi, prodotti a base di legumi (84%), pesce (67%), uova (46%), cereali e loro derivati (33%), formaggi (26%), funghi e derivati (17%) e alghe e derivati (9%). A guidare le scelte alimentari degli intervistati sono gusto (61%), salute (56%) e caratteristiche nutrizionali (51%). Grandi e allarmate discussioni intorno all’autorizzazione Ue sulla farina di grilli. Ma secondo l’Onu con l’aumento della popolazione esiste un problema di carenza proteica Clementina Palese VERITÀNASCOSTE Allarme proteine insetti e carne sintetica

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