N°147 Aprile Maggio

66 Food&Beverage | aprile-maggio 2023 SPECIALE Prosecco a parte che continua a riscuotere grande successo, tra le preferenze dei consumatori si segnala il Vermentino, apprezzato anche in Francia, che è un classico dei pranzi estivi. Se ci si sposta nel Nord-Est alla ribalta troviamo vini a base glera, e poi Pinot grigio e Ribolla, mentre tengono le posizioni i vini da uve trebbiano e garganega. Scendendo a Sud, in Campania e in Puglia, è molto gettonato il Fiano. Nelle foto, i vigneti di Collavini, in Friuli, dove nasce il Broy richiesti Chardonnay, Riesling e Sauvignon. E, ancora, rilevo in crescita la richiesta di vini sempre più legati a territori specifici, meglio se biologici o biodinamici. Grillo, Verdicchio, Vermentino sono molto apprezzati e se tempo fa non erano poi così conosciuti oggi hanno una parte importante nella carta dei vini. E non rilevo variazioni tra i diversi locali che pure hanno offerte e stili differenti. È cambiato l’approccio sul profilo organolettico -sottolinea Morelli- I bianchi affinati in legno non hanno più l’appeal che avevano anni fa, anche se c’è una clientela che continua ad apprezzarli. Pur avendo in carta un’offerta molto vasta vincono i vini del luogo, come ad esempio accade in Sardegna per il Vermentino al Phi Beach, complici anche l’estate e il mare, contorno perfetto per piatti leggeri. Ma pur con un intorno completamente diverso e in tutte le stagioni, nei locali di Milano i bianchi sono in vantaggio sui rossi”. Il futuro del vino in generale, bianco o rosso che sia, dipende da quanto si sarà capaci di rendere la viticoltura resiliente alle condizioni estreme indotte dal riscaldamento globale adottando pratiche adeguate in vigneto, scegliendo varietà più adatte alla nuova situazione e anche cercando di adeguarle attraverso il miglioramento genetico. I problemi principali da affrontare sono siccità e stress idrico, eccesso di radiazione solare e temperature elevate che bloccano l’attività delle piante provocando arresti di maturazione, scottature dell’uva e disallineamento delle maturazioni tecnologica -riferita all’equilibrio tra acidi e zuccheri, quindi alla freschezza e al grado alcolico- e fenolica -relativa alle sostanze che determinano le caratteristiche qualitative del vino. Un disallineamento che, se non contrastato, determina elevata gradazione alcolica e bassa acidità, tannini verdi e scarsa dotazione aromatica. Broy in friulano indica il piccolo appezzamento di terra vicino a casa, spesso cintato, dove trovano spazio filari di vite che servivano a produrre il fabbisogno di vino. Proprio da un broy nel 1896 Eugenio Collavini iniziò a raccogliere i primi grappoli che dettero inizio alla storia dell’azienda friulana. E visto che non bisogna mai dimenticare le proprie origini, all’inizio di questo nuovo millennio Manlio Collavini decise di creare un nuovo vino che rappresentasse la storia enoica della tradizione friulana scegliendo tre uve: friulano, tradizione e territorialità, chardonnay, elegante e virile, e sauvignon, per un’intrigante pennellata di sensualità. Nel 2003 nasce Broy con le uve di friulano e chardonnay parzialmente appassite in fruttaio tramite aria ventilata, mentre il sauvignon viene pressato dopo breve macerazione e raffreddato. Segue l’unione dei mosti e la fermentazione in acciaio e barrique o tonneau di terzo passaggio. L’affinamento sulla feccia nobile prosegue fino alla primavera del secondo anno dalla vendemmia, cui segue l’imbottigliamento a inizio estate. Nasce così un blend dal colore paglierino saturo dai tenui riflessi verdi, profumo intenso e persistente, ricordi di frutta tropicale matura, miele d’acacia, scorza d’arancia e fiori gialli. Broy 2019 ha corpo potente e lungo, morbido e caldo, ma bilanciato da piacevoli note di freschezza e mineralità. COLLAVINI Broy 2019, potente e morbido con note minerali

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