N°147 Aprile Maggio

68 Food&Beverage | aprile-maggio 2023 SPECIALE  MARZOCCO DI POPPIANO Il Lanciere, fresco, vivo e aromatico Nel territorio del Chianti Colli Fiorentini di fronte alla collina di Poppiano, con uno splendido insediamento medievale su cui troneggia il castello, ci sono i vigneti di Marzocco. Dal crinale della collina che guarda San Casciano Val di Pesa scendono i filari su terreni ricchi di pillolo e galestro. L’azienda di famiglia nasce nel 1975 quando Alberto Chini e sua moglie Meri Lori acquistarono alcuni poderi dai Conti Guicciardini Corsi Salviati. Si tratta di una realtà che si estende per circa 70 ettari dei quali 35 vitati e 8 a ulivi. L’anno di svolta, però, è il 2014 quando l’azienda inizia un nuovo progetto rivolto all’imbottigliamento che prevede la zonizzazione dei terreni e il censimento dei cloni aziendali. Vengono individuati alcuni vitigni fra i quali spiccano quattro cloni di sangiovese, un canaiolo degli anni Cinquanta, un interessante trebbiano toscano e la malvasia lunga del Chianti. A questi si uniscono degli internazionali come cabernet sauvignon e merlot. A partire dall’annata 2015 sono state vinificate separatamente parcelle e vitigni. Come racconta Roberta Chini, oggi alla guida dell’azienda insieme al marito Maurizio Mazzantini, otto anni fa sono stati acquistati nuovi ettari dai quali nasce Il Lanciere che è uscito per la prima volta nel 2021 e a breve sarà seguito dall’annata 2022. “Mentre facevamo lo scasso per i nuovi impianti abbiamo scoperto che dove oggi si trova il vigneto, durante la seconda Guerra mondiale si trovava il campo dei Lancieri del Bengala, un corpo scelto dell’esercito britannico -racconta Roberta Chini- In loro memoria abbiamo scelto il nome del nostro bianco, un vino fresco, vivo, nel colore cristallino e nell’approccio aromatico”. Il Lanciere Igt Toscana Bianco si compone di vermentino (50%), viogner (40%) e malvasia di Candia (10%), uve che dopo la pressatura soffice fermentano lentamente in serbatoi di acciaio inox a una temperatura controllata di circa 16ºC. Seguono quattro mesi sui lieviti in serbatoi di acciaio. Alla vista presenta un colore giallo paglierino con un profilo olfattivo abbastanza intenso, di media complessità, con sentori di pesca bianca, limone, cedro e lemongrass, ai quali si uniscono note floreali di gelsomino e rosa bianca. Al palato offre una piacevole freschezza e sapidità e una grande bevibilità. La conversione verso i bianchi si nota già a partire dalla richiesta di barbatelle, in aumento del 20%. Anche perché alcuni vitigni autoctoni bianchi stanno dimostrando di sapere resistere meglio agli effetti del global warming. Sopra, i vigneti e la bottaia di Marzocco di Poppiano, nel Chianti Colli Fiorentini “Mentre nelle attuali condizioni sono poche le autoctone a bacca rossa che raggiungono un’ottimale maturità fenolica senza arrivare a elevate gradazioni alcoliche, ce ne sono diverse a bacca bianca che rispondono bene al global warming -rassicura Pierluigi Donna, agronomo consulente e fondatore dello Studio Agronomico Sata- E per contrastarne gli effetti molto si può fare agendo sulla gestione della vegetazione e l’aumento della sostanza organica nel terreno per preservare le viti dagli stress e quindi l’equilibrio dei vini”. In questa situazione la scelta dei produttori per i nuovi vigneti ricade non solo su varietà diverse, “ma anche su cloni differenti, più aromatici e più produttivi, più resistenti alle alte temperature e più vigorosi per avere maggiore massa fogliare a protezione dei grappoli -interviene Sartori- Ecco che i cloni di chardonnay con queste caratteristiche selezionati negli anni ’90,

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