N°148 Giugno Luglio

52 Food&Beverage | giugno-luglio 2023 In Europa, l’Italia detiene il secondo posto per consumo di acqua in bottiglia. Tuttavia, c’è una tendenza in crescita negli ultimi anni nel settore horeca a investire in impianti di microfiltrazione e depurazione dell’acqua del rubinetto, come dimostra l’aumento delle richieste del 30% registrato da Culligan, società statunitense di trattamento delle acque con una rete di rivenditori e operazioni dirette in 90 Paesi. La tendenza non è solo italiana. Dal primo gennaio di quest’anno, in Spagna, in bar e ristoranti sarà possibile chiedere l’acqua del rubinetto. La legge sui rifiuti e sui suoli contaminati per un’economia circolare impone, infatti, alle strutture ricettive di offrire come alternativa a tutti i clienti l’acqua a chilometro zero. La norma ha lo scopo di ridurre sprechi e rifiuti in due step: del 13% nel 2025 e del 15% nel 2030, rispetto a quelli generati nel 2010. Da quest’anno, poi, in Lussemburgo, i ristoratori riceveranno dal governo -per diminuire lo spreco di bottiglie di plastica- brocche per la distribuzione dell’acqua del rubinetto che in altri Paesi, come Portogallo e Gran Bretagna, viene già servita più o meno regolarmente nei ristoranti. In Italia la situazione è diversa. Solo il 29,3% delle persone beve acqua del rubinetto e ogni giorno si consumano 30 milioni di bottiglie di plastica e sette milioni di bottiglie di vetro che valgono 208 litri a testa di acqua in un anno. Nel mondo siamo secondi solo al Messico dove il consumo pro capite è di 244 litri. Sono i dati diffusi da un’indagine di mercato condotta a livello nazionale e presentata al Festival dell’Acqua, organizzato a settembre 2022 da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, sul percepito della qualità del servizio idrico da parte del cittadino. Consumare acqua in bottiglia, soprattutto di plastica, significa immettere nell’ambiente 13,5 miliardi di bottiglie all’anno che diventano altrettanti rifiuti da gestire con una spesa media pari a 240 euro a testa all’anno. Una bella contraddizione nel momento in cui tutti parlano di consumatori attenti alla sostenibilità dei prodotti. Eppure, in Italia è ancora forte la sfiducia nei confronti dell’acqua del rubinetto, nonostante il fatto che la rete idrica, che raggiunge il 99% della popolazione, proponga acqua buona, sana e sicura, grazie ai controlli da parte dei gestori e delle autorità sanitarie. Una mano l’ha data la pandemia che ha spinto il 13,5% della popolazione a bere più spesso l’acqua del rubinetto. Un’altra spinta è arrivata dalla diffusione delle Case dell’acqua, messe a disposizione dei cittadini dalle amministrazioni di molte città italiane: sono chioschi che, tramite l’utilizzo della tessera sanitaria, erogano gratuitamente acqua naturale e frizzante. Secondo un’indagine di Altro Consumo la qualità non differisce di molto da quella del rubinetto, ma c’è il vantaggio di poter avere anche l’acqua frizzante, anche se in realtà i consumi premiano soprattutto la versione naturale. Un modo, più che per risparmiare soldi, per evitare l‘utilizzo delle bottiglie di plastica. Utili per i privati, le Case dell’acqua non possono rappresentare la soluzione del problema per la ristorazione che sempre di più guarda con attenzione all’acqua del rubinetto. “Bar e ristoranti sono L’acqua del rubinetto si beve anche al ristorante L’Italia è il secondo Paese al mondo per il consumo di acqua in bottiglia. Siamo refrattari all’acqua del rubinetto anche se, con il contributo della pandemia, in molti hanno scoperto che quest’acqua è controllata e sicura. E anche qualche ristorante ha iniziato a percorrere questa strada utilizzando acqua del rubinetto servita in caraffa Francesco Torlaschi TENDENZE La diffidenza dei consumatori verso il prodotto non in bottiglia lascia spazio lentamente all’uso degli impianti di filtrazione. Cresce la tendenza nell’horeca, con vantaggi per i locali

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