N°149 Settembre Ottobre

34 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 SPUMANTI Al metodo Classico manca la quantità La qualità c’è, ma manca la quantità. La qualità dello spumante metodo Classico italiano, scrive un report di Pambianco, ormai è cosa confermata da premi, voti e mercato. Con l’arrivo di Richard Geoffry da Bellavista e di Cyril Brun da Ferrari, c’è anche la percezione che un nuovo passo sia stato compiuto, in quanto attrarre rispettivamente l’artefice dell’ultimo trentennio di Dom Pérignon e l’autore del rilancio di Charles Heidsieck significa aver ridotto la distanza dai maestri d’Oltralpe. Ecco, quindi, che sono sempre di più le realtà che decidono di affrontare la sfida del metodo Classico. In Piemonte, ad esempio, i produttori del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani vorrebbero creare una Denominazione di metodo Classico a base nebbiolo, mentre in Alta Langa, entro il 2025, la superficie destinata alla Docg aumenterà di 220 ettari, arrivando a 598 ettari. Numeri, però, infinitesimali se confrontati con lo Champagne. In Francia nel 2022 sono state vendute 326 milioni di bottiglie, alle quali si aggiungono anche quelle prodotte dai non concorrenti Prosecco (635 milioni) e Asti Docg (103 milioni). Per questo i 37 milioni di bottiglie prodotte dal metodo Classico italiano diventano quasi marginali. Soprattutto in termini di competitività: sia per quanto riguarda i prezzi, sia per il presidio del mercato, considerando che la quota export è poco oltre il 10%. Stabilite le dimensioni del mercato e il peso delle etichette italiane di spumante, rimane il fatto che, guardando all’ultimo quinquennio, la crescita rimane un punto fermo visto che le 28,4 milioni di bottiglie del 2018 sono diventate 37 milioni. Un percorso guidato dalle tre Denominazioni più importanti: la Franciacorta con oltre 20 milioni di bottiglie, stabile sul 2020 ma a +15,4% sul 2018; il Trento Doc con 13 milioni di bottiglie, a +8% sui 12 mesi precedenti e +35% rispetto a cinque anni fa; l’Alta Langa che, oltre a essere la Denominazione più giovane (la Doc è del 2002 e la Docg del 2011) è anche la più piccola: nel 2022 si contano 3 milioni di bottiglie, le stesse dell’anno scorso, ma rappresentano il +131% sul 2018. BUSINESSNEWS NOGARO Royal Unibrew acquisisce il Birrificio di San Giorgio Il Gruppo Royal Unibrew, azienda Multibeverage leader di settore, ha firmato un accordo per l’acquisizione dello stabilimento di San Giorgio di Nogaro da Birra Castello, in provincia di Udine. Questa acquisizione contribuisce alla crescita di Royal Unibrew in Italia e consente all’azienda di ampliare ulteriormente le sue attività nei mercati internazionali. Lo stabilimento di San Giorgio di Nogaro, che ha una capacità produttiva potenziale stimata fino a un milione di ettolitri di birra all’anno, potenzierà in modo significativo la capacità di produzione e confezionamento di lattine e bottiglie di vetro di Royal Unibrew in Italia grazie alle sue due linee di riempimento, consentendo all’azienda di soddisfare la domanda crescente dei suoi prodotti. L’investimento in un ulteriore impianto di produzione in Italia si aggiunge all’acquisizione di Terme di Crodo da parte di Royal Unibrew nel 2018. L’impianto di Terme di Crodo, acquisito da Campari Group, produce le bevande analcoliche locali di Royal Unibrew: Lemonsoda, Oransoda e Lemonsoda Energy Activator. Nella foto, Jan Ankersen, Svp South of Europe e Gm Italy, Royal Unibrew. ACCORDI Masi Agricola acquista Casa Re in Oltrepo Masi Agricola sbarca nell’Oltrepo Pavese. La società ha firmato un preliminare per acquisire il 100% della Società Agricola Casa Re, di proprietà della famiglia Casati e titolare dell’omonima azienda vitivinicola a Montecalvo Versiggia, nell’Oltrepò Pavese, alle porte di Santa Maria della Versa. La Tenuta Casa Re è composta da 13 ettari vitati prevalentemente impiantati a ninot nero con svariati fabbricati, a destinazione sia produttiva, sia ricettiva, e una villa in stile Liberty. Il contratto definitivo verrà siglato a gennaio 2024. Nel frattempo, Masi prenderà in gestione diretta le attività viticole di Casa Re al termine dell’annata agraria. L’operazione è stata realizzata con la consulenza Colline e Oltre, società partecipata da Intesa Sanpaolo e Fondazione Banca del Monte di Lombardia con lo scopo di realizzare interventi congiunti per l’Oltrepò Pavese. Nella foto, Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, con il suo Amministratore delegato Federico Girotto.

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