52 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 “Il Valpolicella Doc Superiore è protagonista di una new wave produttiva e commerciale grazie a una visione strategica e condivisa che punta a incrociare le tendenze dei consumatori nazionali e internazionali sempre più inclini a premiare la qualità in abbinata alla versatilità. Per questo i produttori della Denominazione sono sempre più orientati a scommettere sul Superiore modernizzandone anche i canoni di presentazione”. Così, Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella, ha inquadrato la lenta ma costante crescita della tipologia. Si tratta ancora di una nicchia, ma i 4,5 milioni di bottiglie di Superiore, su 20 milioni totali di Valpolicella Doc, sono quasi interamente distribuiti nel canale horeca. Da qualche tempo è in atto un cambiamento nello stile della tipologia che non ha ancora un profilo ben definito. Si va da Superiore freschi ed eleganti da uve fresche, vinificati in acciaio, conservati in legni esausti, a vini opulenti ottenuti da uve appassite passati in legno. Se ottenuti da uve fresche i Superiore raccontano il territorio nel bicchiere senza la “sovrapposizione” dei numerosi composti che si formano durante la messa a riposo delle uve, seppur non prolungata come quella delle uve destinate all’Amarone che anche su di essi fonda il suo successo. Al tempo stesso vino storico e contemporaneo, il Superiore da uve fresche leggero, fruttato e di gradazione alcolica moderata, incontra i gusti attuali dei consumatori. A dargli una marcia in più è la piena maturazione raggiunta da corvina e corvinone, le varietà autoctone principali dell’uvaggio valpolicellese, per effetto -in questo caso benevolo- dell’innalzamento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. Ecco che corpo e gradazioni risultano adeguate e soddisfacenti senza ricorrere necessariamente all’appassimento breve, che pure viene praticato ancora da molti produttori. Da diversi anni il Consorzio di tutela ha intrapreso un percorso di studio e valorizzazione del Valpolicella Superiore e in luglio ha debuttato in Laguna offrendo un approfondimento alla stampa e agli appassionati, accorsi numerosi: 50 referenze in degustazione di 38 aziende con annate dal 2013 al 2022 alla Loggia Maggiore della Pescheria di Rialto. “Stiamo analizzando le caratteristiche dei Valpolicella Superiore presenti sul mercato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e tecnologie viticole ed enologiche dell’Università di Verona e del cambiamento di gusto dei consumatori per accompagnare i produttori nella direzione dell’espressione del territorio -ha spiegato Marchesini- Abbiamo iniziato a ragionare su questo cinque anni fa e termineremo quando affronteremo anche la questione dei cru, di cui è prematuro parlare, inserendo nel disciplinare regole basate sui risultati ottenuti in questi anni di ricerca. Dai nostri dati il Valpolicella Superiore risulta prodotto fondamentalmente dalle piccole e medie aziende della Denominazione e quindi la tutela di questo vino ci dà l’opportunità di favorire l’ottenimento del giusto reddito dal sistema Valpolicella e per cercare di ridurre il ‘drenaggio’ sul mercato di Valpolicella conseguente alla produzione di Valpolicella Ripasso”. La masterclass per la stampa -condotta da J.C. Viens, educatore Wset, ambasciatore del vino italiano, nonché collaboratore del Consorzio- ha evidenziato Fresco e opulento è il Valpolicella Superiore In luglio, alla Loggia Maggiore della Pescheria di Rialto, a Venezia, il Consorzio vini Valpolicella ha organizzato un incontro con la stampa e gli appassionati al quale hanno partecipato 38 aziende con una cinquantina di referenze in degustazione per annate che andavano dal 2013 al 2022. Si tratta di uno degli eventi che contraddistinguono la politica promozionale dell’ente Clementina Palese DENOMINAZIONI La tipologia è in crescita, ma ancora alla ricerca di uno stile ben definito. Le due varietà sono particolarmente apprezzate dall’horeca. Il percorso di studio portato avanti dal Consorzio
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