N°149 Settembre Ottobre

54 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 L’ex spaccio di zona rimane una delle anime della Garbatella, ma accanto alle classiche e rielaborate proposte capitoline introduce nuovi piatti fuori zona come il Predazzo trentino alla piastra Rossella Cerulli Il Ristoro degli Angeli 2.0 va oltre la cucina romana ROMA Quando oltre 18 anni fa decise di aprire il suo locale alla Garbatella, storico profondo sud della capitale, Elisabetta Girolami raccontò di essere stata aiutata dagli angeli. E per questo, una volta spalancati i battenti, dedicò loro il ristorante, battezzandolo per l’appunto il Ristoro degli Angeli. Destinato a diventare un sicuro approdo della cucina romana di qualità. Con il passaggio di testimone, gli angeli oggi ci riprovano: affidando la nuova gestione a tre appassionati Doc della buona tavola, decisissimi a perpetuare la mission, celeste e culinaria, del Ristoro. Nel segno della continuità supportata dalla tecnologia. Per una volta, innovazione nella tradizione è molto più di una trita dichiarazione d’intenti: visto che Francesco Morrone, Domenico Falcone e Marco Ceccarelli, veri moschettieri del gusto, continuano a suggerire proposte romane di qualità, realizzate con tecniche di cottura al passo coi tempi. Coadiuvati da un D’Artagnan come Gabriele Giannattasio, sommelier e restaurant manager. “La tipologia del locale è rimasta identica, con la sua atmosfera rétro anni ’40, familiare e accogliente -spiega Giannattasio- Questo infatti era in origine lo spaccio di zona, come recita la scritta all’entrata, Ente Comunale di Consumo. È uno spazio che ha sempre dialogato con il quartiere e noi vogliamo che continui a farlo anche in futuro”. E, infatti, tutto al Ristoro, dalle boiserie a cornice delle entrate agli specchi sulle pareti, fino alle seggiole in legno e alla ghiacciaia d’antan, parlano di un ritrovo soffuso d’altri tempi, proprio all’entrata della Garbatella. E, cioè, la città-giardino nata negli anni ’20, destinata a “sana e quieta stanza” per le maestranze dell’area industriale dell’Ostiense, poi sviluppatasi nel Ventennio fino a divenire un’incredibile enclave nella metropoli: tra i cui lotti dai vari stili, dal barocchetto romano al razionalista, vale la pena addentrarsi. Non a caso il ristorante con il suo bel porticato si affaccia su una delle piazze principali, di fronte al monumentale teatro Palladium, tripudio classico-liberty eretto a fine anni ’20 e ingresso ideale del quartiere. Insomma, un locale-presidio di zona, visto che, come recita il menu, “ogni piatto servito è la storia di questo locale ed è la storia di questo meraviglioso quartiere”. Dove rilassarsi e gustare grandi classici della precedente gestione come le Fettuccine artigianali degli Angeli, con burro di Normandia, parmigiano stravecchio e sesamo tostato. Ma anche piatti dimenticati romaneschi e riportati ora in auge, come le Patate della Garbatella (saltate in padella con alloro, cipolla, rosmarino, finocchietto e sfumate con vino e aceto) o l’Uovo in trippa alla romana (“un ricordo d’infanzia di mia nonna”, racconta Ceccarelli) e cioè una frittata tagliata a striscioline e condita con pomodoro, Pecorino romano Dop e mentuccia romana, in modo tale da ricordare Oltre a proporre i piatti classici i nuovi gestori del Ristoro degli Angeli ripropongono piatti romaneschi dimenticati come l’Uovo in trippa alla romana, qui sopra. In alto, Francesco Morrone, Domenico Falcone, Marco Ceccarelli e Gabriele Giannattasio portano avanti quella che è sempre stata la realtà di questo spazio in costante dialogo con il quartiere Food&Beverage | aprile-maggio 2023

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