56 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 Assicurare il massimo livello di tutela alla salute umana. È questo l’obiettivo dei sei articoli che compongono la normativa voluta dal governo approvata dal Senato e che dovrà poi passare al vaglio della Camera dove l’approvazione è scontata. Recependo le istanze di Coldiretti, da sempre un serbatoio di voti, il governo ha quindi chiuso la porta a quella che erroneamente viene definita carne sintetica, ma è in realtà carne coltivata, e all’utilizzo di “nomi ingannevoli” per gli alimenti derivati da proteine vegetali prodotti in laboratorio. In sostanza non si potrà più dire bistecca di soia, carne di tofu e così via. Il voto del Senato è stato accompagnato da polemiche anche un po’ surreali, visto che al momento non esiste il pericolo, o l’opportunità, a seconda dei punti di vista, di avere in tavola questo tipo di alimento. Il provvedimento, infatti, vieta qualcosa che non c’è, visto che l’Europa non ha ancora dato l’approvazione alla carne coltivata come invece hanno già fatto Singapore, Israele e, a giugno 2023, gli Stati Uniti. Se, poi, un giorno, come sembra probabile, questa autorizzazione arrivasse, l’Italia non potrà impedire l’importazione e la vendita di questa tipologia di carne. Il mondo, infatti, si sta muovendo in questa direzione. Il gigante brasiliano della carne Jbs sta costruendo in Spagna il più grande stabilimento del mondo per questo alimento, un altro è già stato costruito in Svizzera, così come si sta lavorando nel Regno Unito. Nei Paesi Bassi si sta cercando di prepararsi al via libera europeo con una nuova normativa che autorizza panel di assaggio pubblici per permettere ai cittadini di conoscere la nuova carne. L’Unione europea considera la carne sintetica, coltivata o artificiale (chiamatela come volete) un Novel Food che, per essere autorizzata, dovrà seguire la stessa procedura seguita dagli alimenti a base di insetti sui quali si è analogamente discusso qualche mese fa. Per essere approvati i nuovi alimenti devono ovviamente dimostrare di essere sicuri per i consumatori. Gli italiani, quindi, se non cambierà la normativa e in caso di ok dalle autorità continentali, potranno consumare la carne coltivata, ma non produrla. Con la sua decisione il governo ha risposto positivamente all’istanza di oltre 3 mila comuni italiani, su 8 mila, che hanno sostenuto la petizione contro questa tipologia di cibo. Anche la Conferenza delle Regioni si è dichiarata contraria. Nella decisione del governo è ovvia l’intenzione di proteggere il patrimonio agroalimentare italiano da questa carne che viene prodotta in laboratorio a partire da cellule animali. Prima vengono estratte cellule staminali dai muscoli di animali adulti viventi o cellule staminali embrionali e poi si trasferiscono La complicata storia della carne coltivata L’approvazione da parte del Senato della nuova normativa sulla carne coltivata ha scatenato il dibattito su vantaggi e svantaggi di questo tipo di alimentazione. Da una parte c’è la difesa del patrimonio agroalimentare e gli eventuali pericoli per la salute e, dall’altra, l’innovazione che avanza e i possibili benefici derivanti dal minore utilizzo di allevamenti Federica Belvedere NORMATIVE L’Italia ne vieta la produzione, ma la Ue probabilmente va verso la liberalizzazione. Al momento, però, deve ancora partire l’iter per l’autorizzazione già arrivata in alcuni Paesi. Vediamo i pro e i contro
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