68 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 la sezione degli spumanti presentati a seconda del vitigno dei vini base per evidenziare il lavoro dell’uomo, parte integrante del terroir, in particolare per questa tipologia più soggetta alla manipolazione del produttore chiamata a volte a interpretare lo stile di una maison o di un’annata piuttosto che un unico territorio. “La carta privilegia la cultura enologica dei territori -continua Zanni- Se oggi per il Chianti Classico Gran Selezione giochiamo sulla suddivisione che la Lega del Chianti fece nel 1444 per proteggerne l’areale raggruppando le etichette sotto tre comuni, Radda, Gaiole e Castellina, stiamo già lavorando sulle 12 sottozone, non ancora uscite. E, ancora, la carta rappresenta anche le tendenze. 8QȇHVHPSOLȴFD]LRQH SHU L URVVL ª GDWD GDO %DUROR presente sia nelle versioni tradizionaliste che degli innovatori, e dagli Amarone più snelli e slanciati accanto a quelli giocati sulla concentrazione”. SPECIALE Un grande fermento per quanto riguarda l’offerta dei vini e il restyling delle carte. Una certa ristorazione appare in continuo movimento per scrutare i cambiamenti dei clienti non più immobili come in passato. Sopra, i vigneti de La Selvanella, uno dei cru più esclusivi del Chianti Classico VIGNETI LA SELVANELLA Chianti Classico La Selvanella Riserva 2019 Con l’annata 2019 il Chianti Classico Riserva Vigneti La Selvanella festeggia la 50a vendemmia. Un anniversario importante, innanzitutto perché è stato il primo cru di Chianti Classico a essere imbottigliato, nel 1969, e poi perché nasce in un territorio di straordinaria bellezza, capace di dare vita a vini senza tempo. “La Selvanella è un cru di 50 ettari acquistato negli anni Sessanta frutto di una grande visione innovativa -spiega Alessandro Zanette, Estate manager- Si capì che la collina era vocata per il sangiovese grosso tanto da impiantarne 50,5 ettari e produrre tutti gli anni una riserva, la migliore espressione di quell’annata e di quel vitigno. È un vino territoriale che parla di Radda in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, frutto di una selezionane massale di antiche piante madri già presenti in fattoria dagli anni ’20-’30”. La Selvanella è una collina solitaria e soleggiata, tra le più alte di tutta la Denominazione, da 350 a 600 metri sul livello del mare, caratterizzata da un clima fresco che conferisce alle uve sangiovese una carica tannica e una vibrante acidità che rendono i vini molto longevi. Un’altra particolarità sono i suoli di diversa origine geologica, dal macigno, al sillano, al pietraforte. Annata dopo annata, quindi, anche a seconda della diversa esposizione, il vigneto si esprime in maniera differente e questo costituisce la ricchezza di questa realtà. La Selvanella è un vino più di vigna che di cantina: si vinificano separatamente tutte le parcelle (31), perché ogni appezzamento dà risultati diversi in base all’annata: è un grande vino di territorio ed è il primo vino della Denominazione a riportare il nome del cru in etichetta. L’annata 2019 ha visto un clima leggermente più fresco rispetto a quello degli ultimi anni. Un’annata classica: il vino ha carattere, note di erbe mediterranee, rosmarino e pino, e note scure di corteccia, ciliegia nera, viola macerata, rosa essiccata, incenso, a cui si accostano sentori floreali e una nota pepata ed erbacea. In bocca è secco, asciutto, il tannino è vellutato, si fa notare per la tensione, ha una bella acidità integrata. È un vino austero, ma l’azienda negli anni ha dato dimostrazione di una grande coerenza rimanendo fedele a se stessa e alla sua idea di Chianti Classico: tutte le annate hanno un identico fil rouge che rende i Chianti Classico La Selvanella Riserva estremamente riconoscibili.
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