72 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 Già la scelta del luogo, in cima al verde Monte Mario, 139 metri, il punto più alto della Capitale, la dice lunga sulla preveggenza dei progettisti. Perché qui, verso la fine della via Francigena, antico punto di sosta di pellegrini e cavalieri prima di entrare a Roma, la vista è ancora unica, come centinaia di anni fa. San Pietro è a due passi e la città si srotola in tutta la sua grandezza con il centro storico a portata di mano. Sessanta anni fa, nel giugno del 1963, inaugurava qui (dopo feroci battaglie con gli ambientalisti dell’epoca) il primo Hilton in Italia firmato da una archistar di quegli anni, Ugo Luccichenti, con la collaborazione di un grandissimo come Pierluigi Nervi (che si occupò dei calcoli del cemento armato). Mentre a dar vita agli interni eleganti ci pensò il progettista Franco Albini, nel segno della linearità e del minimalismo in voga all’epoca. A tagliare il nastro nientemeno che Conrad Hilton, padre fondatore della celebre catena. Il nome? Un omaggio ai primi turisti ante litteram e cioè a quei cavalieri che qui sostarono prima di recarsi sulla tomba dell’Apostolo. Sessanta primavere e una miriade di ospiti dopo (da Fred Astaire a Henry Kissinger, fino a John Travolta, qui sono passati tutti), la struttura modulare, tra geometrie e accenni razionalisti, conserva intatta, a dispetto degli anni, la sua contemporaneità. Immerso in un parco di sei ettari, vero polmone verde metropolitano, il Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel (dal nome degli uno degli otto brand del Gruppo) è oggi un resort cittadino a tutto tondo, inaspettata area di decompressione dai ritmi insostenibili della Città Eterna. Aperta anche agli esterni, desiderosi magari di un drink in santa pace durante un incontro di lavoro. Soffusi e opulenti ma mai eccessivi gli ambienti del Cavalieri, fin dalla hall, avvolgono e accolgono gli ospiti, tra tappeti sterminati, divani preziosi e ampissime vetrate sul verde. Perché qui, nelle aree comuni e nelle suite, è distribuita la più bella collezione d’arte privata d’Europa, 1.100 pezzi tra dipinti, sculture, mobili stile Impero, applique e orologi. Valgano per tutti le tele del paesaggista Giuseppe Zais, poste sopra la reception, insieme a luminose vedute napoletane di metà ’800. Insieme al capolavoro in bronzo del danese Berthel Thorvaldsen. Ma, soprattutto, il trittico di Giambattista Tiepolo, punta di diamante dell’intera collezione, acquisito nel 2006 e oggi valutato 28 milioni di dollari. Una living art gallery di 370 camere, di cui 25 suite, nella quale perdersi e soggiornare. Come la suite superlusso Penthouse, sprofondati nei divani che furono di Karl Lagerfield sotto un cielo stellato (in fibre ottiche), vista spettacolare e giardino pensile privato. E, last but not least, con accesso esclusivo al tavolo panoramico del ristorante La Sessant’anni al top per il Rome Cavalieri Situato in cima a Monte Mario in un parco di sei ettari, Il Rome Cavalieri ha un’imponente collezione privata con oltre 1.100 pezzi tra dipinti, sculture e mobili di pregio. A destra, il maestoso ingresso e, qui sopra, una delle fontane del parco. Nei prossimi mesi saranno avviati alcuni interventi di restauro che comprenderanno anche la chiusura temporanea de La Pergola che riaprirà ad aprile 2024 Rossella Cerulli ROMA Il primo Hilton italiano, che ospita anche una delle migliori collezioni private d’arte in Europa, ha in programma interventi di refresh come il restauro del tristellato La Pergola
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