92 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 QUARTIERIALTI Karibu. Benvenuto in Swahili. E non potrebbe essere che così, mentre i piedi calpestano una sabbia candida e finissima sulla costa sud-orientale di Unguja, l’isola più grande dell’arcipelago di Zanzibar. Viene subito voglia di togliersi le scarpe e con loro lo stress della quotidianità, perché da qui in avanti non c’è nessun dubbio: inizia la vacanza. Eppure in origine lo 6KDUD]ÃG %RXWLTXH +RWHO di Jambiani non era affatto un albergo, bensì la casa privata -all’epoca una villa bianca a un piano che cingeva su tre lati una piscina in stile riad- di Francesca Scalfari, una vita nel turismo e grande piglio imprenditoriale sotto un sorriso smagliante; e di suo marito Simon Wood. Qui si sono sposati sulla spiaggia e qui hanno vissuto per anni con il loro bambino Luca. Francesca, che era arrivata nell’isola delle spezie per restarci pochi mesi una ventina d’anni fa, è rimasta talmente ammaliata dalla bellezza tropicale, dalla gente, dalla cultura di Zanzibar, da diventare una vera local, con tanto di parlata sciolta di swahili e conoscenze da renderla un pozzo di suggerimenti interessanti, meglio di qualsiasi guida culturale. Ma, soprattutto, 6KDUD]ÃG è un luogo dell’anima e lo si percepisce immediatamente. È la scelta di Francesca di ospitare, con eleganza e naturalezza, con il calore di una casa privata prodigiosamente trasportata su una spiaggia tropicale. Per abitare, nel breve spazio di una vacanza, in ambienti perfettamente integrati nella natura e rispettosi delle sue dinamiche. Qui, infatti, si convive con le scimmie Colobus, endemiche dell’isola, che arrivano dalla foresta lussureggiante che contorna la spiaggia infinita. Saltano sui tetti in makuti (di palma) dai rami degli alberi, a volte rubano un frutto dal patio di uno dei tre bungalow che, insieme alla grande villa e a un appartamento, costituiscono il resort. Difficile immaginare una maggiore connessione con Madre Natura, perché qui tutto è all’insegna della sostenibilità e del rispetto per lo splendido, ma fragile ecosistema dell’isola. “Il resort è plastic free e zero waste, ricicliamo quasi tutti i rifiuti. Usiamo il desalinizzatore per l’acqua e i pannelli solari per scaldarla, abbiamo solo luci a led, i ventilatori a pala al posto dell’aria condizionata e grandi finestre da cui entra la brezza di mare -racconta Francesca Scalfari- Sulla spiaggia non è permesso suonare musica che non sia live. Quando non ci sono i suonatori si gode della musica dell’oceano e degli uccelli”. Decisamente una colonna sonora adeguata per una sessione di yoga di prima mattina, oppure per rilassarsi nella spa affacciata sulla spiaggia, che sembra la capanna di un moderno Yanez e offre trattamenti personalizzati a base delle spezie inebrianti dell’isola, in primis chiodi di garofano e cannella. Poco oltre, seminascosta da una sinuosa piscina a mosaico, una minuscola moschea riporta la data di costruzione, 1920, aumentando il fascino remoto e un po’ spirituale di questa spiaggia silenziosa che ha stregato ospiti di tutto il mondo. Oltre ai proprietari -italiana e inglese- ci sono infatti due sudafricani, Byron e Greg, che gestiscono la scuola di kitesurf. Una graziosa vietnamita, Kim, è la cuoca del Duyen Homecook by Kim, con piacevoli tavoli nella sabbia. Si è innamorata anche lei di Zanzibar e prepara con amore i piatti di sua madre. Il risultato è notevole: ottime zuppe di noodle con manzo, riso fritto, pesce gatto (a Zanzibar sostituito con Tasi Fish) grigliato DOOD FXUFXPD XQD ULFHWWD GL /¥ 9͊ QJ XQ YLOODJJLR vicino ad Hanoi: il pesce è marinato in curcuma, yogurt e pasta di gamberi per otto ore, profumato con cipollotti e aneto. Anche lo chef del ristorante dell’hotel, affacciato su una piscina d’acqua di mare, è forestiero: Sylvester Drezek è infatti polacco ma, coadiuvato da Damian Edward Gebra, cuoco locale, ben presto si è immerso nella grande varietà di profumi e sapori che l’isola offre: Persia, Cina, Arabia, India sono alcuni dei luoghi d’origine dei naviganti che per secoli sono approdati al porto di Zanzibar con navi e merci esotiche, influenzando la cucina locale. Spaghetti dalla Cina, dolci dall’Arabia, spezie dall’India: tutto riappare nel piatto, insieme a frutta tropicale degna di questo nome come i manghi succosi, pesce e frutti di mare in gran quantità. Elena Bianco Sharazād Boutique Hotel e la casa diventa un albergo Francesca Scalfari da turista diventa local con spirito imprenditoriale. E trasforma la sua abitazione senza farle perdere il calore dell’ospitalità. Con sostenibilità e aiuto alla comunità /R 6KDUD]ÃG %RXWLTXH Hotel di Zanzibar da abitazione della famiglia di Francesca Scalfari si è trasformato in un resort attento all’ambiente dove la plastica è bandita e quasi tutti i rifiuti sono riciclati. Per l’acqua, scaldata grazie ai pannelli solari, viene utilizzato un desalinizzatore
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