96 Food&Beverage | settembre-ottobre 2023 Recenti studi dicono che riutilizzare le bottiglie ha senso solo sulle brevi distanze. In Francia si guarda con attenzione al vuoto a rendere con deposito cauzionale più vantaggioso rispetto al monouso Clementina Palese VERITÀNASCOSTE Il vino e il vetro fra riuso e riciclo Riuso e riciclo: entrambi fanno bene al Pianeta o, meglio, all’umanità che lo abita malamente. E, per quanto riguarda imballaggi e rifiuti derivati, l’Unione Europea a fine novembre 2022 ha pubblicato una proposta di regolamento che prevedeva dal 1° gennaio 2030 l’obbligo del riuso del 5-10% delle bottiglie immesse sul mercato e per le aziende il contributo a raccolta, lavaggio, sanificazione e riconsegna delle stesse ai produttori. Tuttavia, il riuso delle bottiglie in vetro di vino, ma non solo, è complicato: raggiungono mercati lontani, spesso caratterizzano l’azienda rappresentandone l’immagine. Fermi restando la riciclabilità al 100% del vetro (in Italia pari all’88%, a fronte del 70% previsto entro il 2025 dall’Ue) e lo sforzo per alleggerire le bottiglie, già meno pesanti di oltre il 30%, appare oggi davvero difficile percorrere questa strada. Tant’è che da parte del settore vitivinicolo italiano c’è stata una levata di scudi per ottenere che per il vino si puntasse al riciclo e non al riuso. Richiesta accolta in luglio quando sono stati eliminati dalla proposta i sistemi obbligatori di vuoto a rendere per vini, bevande spiritose e olio d’oliva. Studi dell’Università di Wageningen e del Politecnico di Milano concludono che il riuso abbia performance ambientali migliori del riciclo solo entro brevi distanze (non più di 175-200 chilometri) e quindi il primo risulterebbe poco adatto al vino, prodotto vocato all’export. Ma per il futuro è necessario pensare a come cambiare paradigma. In Francia lo stanno facendo anche alla luce dei risultati di una ricerca dell’Agenzia per la transizione ecologica (Ademe) che evidenziano come i sistemi di vuoto a rendere con deposito cauzionale siano più vantaggiosi rispetto al monouso, anche quando il numero di rotazioni è limitato (c’è ancora da migliorare su consumo di acqua e detergenti) e a prescindere dalla distanza di trasporto (da 25 a 600 chilometri). Il riuso richiede un quarto dell’energia e la metà dell’acqua, abbassa l’impatto sull’ambiente e tende a ridurre i rifiuti rispetto al riciclo, che consuma molta energia (trasporto, rifusione, fabbricazione). Ecco che in Francia, dove i trasporti relativamente ottimizzati per percorrenza e carico dei camion limiterebbero l’impatto dei cicli di riutilizzo, il governo ha intenzione di introdurre entro i prossimi due anni la cauzione per il vetro sperimentando il sistema su base volontaria negli ipermercati, come Carrefour che ha mostrato grande interesse. Verranno istituiti centri di lavaggio e il Segretario di Stato francese e il Citeo, l’organizzazione francese per la responsabilità estesa al produttore, hanno annunciato il lancio di contenitori di vetro standardizzati da parte di produttori di vetro come Verallia e O-I, e un fondo di 50 milioni di euro per incoraggiare i produttori di alimenti e bevande ad adottarli.
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