15 Food&Beverage | novembre 2023 Uga, le tante sfumature del Chianti Classico Gallo Nero Giovanna Moldenhauer Il Consorzio ha presentato a Milano le sue 11 nuove Unioni geografiche aggiuntive dopo l’approvazione a luglio delle modifiche al disciplinare della Denominazione Al Westin Palace di Milano il Consorzio del Chianti Classico ha organizzato un grande evento riservato agli operatori che ha proposto in assaggio 240 etichette di 70 aziende. Una degustazione che ha riscontrato un grande successo e che è stata anche l’occasione per presentare le 11 nuove Unioni Geografiche Aggiuntive -per brevità definite Uga- dopo l’approvazione a luglio delle modifiche al disciplinare della Denominazione Chianti Classico, riportate per il momento esclusivamente sulle etichette della Gran Selezione. La prima modifica riguarda la possibilità di inserire in etichetta il nome di una delle 11 Unioni geografiche aggiuntive (aree più ristrette, dotate di maggiore omogeneità, volte a individuare un preciso terroir), oltre all’obbligo di modificare la base ampelografica, a partire dalla vendemmia 2027, con la percentuale minima di Sangiovese che sale dall’ 80% al 90% e con l’eventuale apporto di soli vitigni autoctoni fino al 10%. In sintesi, l’utilizzo delle Uga in etichetta certifica soltanto l’area di provenienza delle uve, non implica nessun’altra classificazione. Una masterclass tenuta da Fabio Ceccarelli, Master Sommelier Ais Chianti Classico 2023, ha presentato la Gran Selezione, oggetto delle modifiche del disciplinare, prodotta esclusivamente da singola vigna o da selezione delle migliori uve aziendali. In cantina deve avere un invecchiamento minimo di 30 mesi, di cui 3 di affinamento in bottiglia, oltre a caratteristiche organolettiche di eccellenza. Ceccarelli ha poi sottolineato come in ognuna delle 11 Denominazioni il fattore ambientale sia tanto importante quanto quello umano. Quello naturale è costituito dalla giacitura dei vigneti, dalla loro altitudine, dai vitigni e dai relativi cloni. Quello umano, invece, è composto da tradizione, dalla storia di ognuna delle cantine, dalla condivisione delle conoscenze e dallo spirito di comunità. Entrambi questi fattori costituiscono l’identità di ogni marchio, in ognuna delle 11 Uga nominate secondo le aree di provenienza. Ceccarelli ha poi precisato che mentre fino a ora si era soliti dividere il territorio seguendo i confini dei comuni, ora troviamo a lato di Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Radda, San Casciano, anche Lamole, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Vagliagli. Carlotta Gori, direttore del Consorzio del Chianti Classico, ha commentato: “Questa masterclass è la prima occasione per presentare ufficialmente le 11 Uga della nostra Denominazione. Le prime etichette Gran Selezione che riportano il luogo d’origine di quel vino sono sugli scaffali da pochi giorni. Questo progetto che ha impegnato a lungo il Consorzio, con oltre 10 anni di studi sul territorio, di perimetrazione delle 11 circoscrizioni, è finalmente arrivato in porto. E voglio anche sottolineare i dati importanti circa la sostenibilità ambientale, economica, sociale del Chianti Classico, in quanto solo il 10% della superficie è investito a vigneto e il 52% della superficie vitata è biologica; oltre 220 aziende su 350 sono imbottigliatori”. DEGUSTAZIONI All’evento milanese il Consorzio Chianti Classico ha proposto in assaggio 240 etichette di 70 aziende. Una masterclass ha raccontato le 11 nuove Uga identificate in aree più ristrette, dotate di maggiore omogeneità, volte a individuare un preciso terroir. Le modifiche apportate vedono la percentuale di sangiovese salire dall’80 al 90%, un provvedimento che riguarda solo la Gran Selezione e sarà in vigore dalla vendemmia 2027
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