N°150 Novembre

3 Food&Beverage | novembre 2023 EDITORIALE Barbara Amati amati@foodandbev.it i Il momento degli alberghi Sui media gli chef sono protagonisti con interviste e mille trasmissioni televisive. Un po’ più nascosti sono invece gli alberghi, protagonisti a loro volta del mondo del turismo, ma che non riescono ad avere la stessa visibilità. Eppure è un comparto fondamentale, visto che con 32 mila strutture siamo il più grande mercato europeo in termini di offerta turistica. In un mondo afflitto dall’overtourism, con Amsterdam che per limitare le visite ha alzato la tassa di soggiorno a 22 euro, il settore dell’hotellerie vede affluire importanti investimenti. È di questi giorni la notizia che il Public investment fund (Pif) dell’Arabia Saudita, presieduto dal Principe Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al Saud, è entrato a fare parte del capitale di Rocco Forte Hotels. Dopo lunghe trattative, il fondo saudita avrebbe acquistato il 49% del Gruppo alberghiero. Favorito anche da qualche iniziativa che inizia a farsi vedere per limitare l’effetto che piattaforme come Airb&b hanno sui centri storici, il mondo alberghiero deve comunque fare fronte al problema dei costi energetici e a quello della ricerca di professionalità. Come per la ristorazione, la ricerca di personale si fa sempre più difficile e al pari del mondo del vino la sostenibilità è una delle parole d’ordine. La recente edizione di HostMilano ha individuato alcuni trend come quello relativo alla transizione digitale. Ancora di più rispetto alla ristorazione, il digitale può impattare in modo pesante sulla gestione degli alberghi. Dalla fase di prenotazione al back office alle possibilità della realtà aumentata e virtuale per arricchire l’esperienza degli ospiti, c’è un mondo in movimento in cui le catene internazionali sono ovviamente avvantaggiate e i singoli hotel rischiano di rimanere indietro o sono obbligati ad accentuare alcune caratteristiche per elaborare una proposta differente. Spesso proprietà di una famiglia con una o poche strutture, gli hotel italiani devono dimostrare di sapere reggere la sfida dei prossimi anni. Molti sono aiutati da location imbattibili, ma è necessario uno sforzo di fantasia e investimenti per non dormire sugli allori di un palazzo del Trecento o di un ambiente circostante con vette alpine e boschi per splendide passeggiate. In questi anni molto è stato fatto e come raccontiamo anche sulle nostre pagine, sono numerose le strutture che hanno saputo adeguare l’offerta a un turismo che, come si dice oggi, è sempre di più in cerca di esperienze immersive ed eccellenti. Molto cresciuta è anche la cucina d’albergo, una volta meno considerata, e nuove leve hanno saputo prendere in mano il business di famiglia per ridare slancio a strutture un po’ invecchiate e cogliere le opportunità di un settore turistico, Covid a parte, sempre in crescita. Così, sempre più chef di livello entrano a guidare le cucine per proposte di alta ristorazione. A certificare tutto questo ora arriva anche la Guida Michelin che con le chiavi, al posto delle stelle, racconterà a suo modo il mondo dell’hotellerie. Più di 5 mila hotel in 120 Paesi saranno sotto la lente dei severi ispettori della guida francese che, con una classica strategia, estende il suo brand a un settore contiguo a quello della ristorazione. Si tratta di una iniziativa importante che deve guadagnarsi il suo spazio in un mondo abbastanza affollato, ma che può essere un ulteriore sprone per le nostre strutture alberghiere stimolando una ulteriore competizione verso l’eccellenza. Vedremo, come succede per gli chef, albergatori stressati e ansiosi per il verdetto della Guida Rossa? Il turismo ha solo problemi di abbondanza, ma bisogna stare al passo con un’offerta sempre più ricca che passa anche da sostenibilità e innovazione tecnologica. E sono in arrivo le chiavi della Guida Michelin

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