32 Food&Beverage | novembre 2023 CAFFÈ Cambio societario per il Gruppo Illy Cambia l’assetto societario del Gruppo Illy che vede una scissione delle holding. Il controllo del Polo del Gusto passa a Riccardo Illy, mentre la maggioranza assoluta del ramo che controlla illycaffè rimane ai fratelli Anna e Andrea. Riccardo Illy controlla quindi con il 95% il Polo del Gusto tramite la holding Exgi, mentre il 2,5% continuerà a essere posseduto dal Gruppo Illy e il restante 2,5% dalla famiglia Ponti. Del Polo del Gusto fanno parte anche le società Dammann Frères, Domori, Agrimontana, Pintaudi, Prestat e Achillea. Ad Anna e Andrea Illy spetta invece il controllo dell’80,5% della Raa Spa, la finanziaria che controlla il Gruppo illy, mentre il 19,5% fa capo a Daria Illy, figlia di Riccardo. illycaffè è invece controllata al 70% dal Gruppo Illy, al 20% dal fondo Rhône Capital e per il resto (5% a testa) dalle Sunshine Srl e Finilly Srl (risultanti dalla scissione del Gruppo Illy) che fanno capo ad Anna e Andrea Illy. Il Gruppo Illy ha chiuso il 2022 con ricavi e margini in crescita. L’anno scorso i ricavi consolidati riclassificati hanno raggiunto 644,6 milioni di euro, il Mol corretto è stato di 70 milioni (+6,5%) e l’utile di circa 36 milioni. Fatturato e margini arrivano prevalentemente da illycaffè, mentre il Polo del Gusto contribuisce soprattutto con Dammann Frères (tè, ricavi 40,5 milioni e utile per 2,6) e Domori (cioccolato, ricavi per 27,8 milioni e utile di 0,5). Della stessa scuderia fanno parte Agrimontana (conserve per pasticceria), Prestat (cioccolato inglese), Pintaudi (biscotti) e Achillea (succhi di frutta e soft drink). Intanto, illycaffè ha celebrato la Giornata Internazionale del Caffè presentando Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro, il primo caffè proveniente da agricoltura rigenerativa e certificato regenagri realizzato insieme alla Federazione dei produttori del Cerrado Mineiro, la regione dove l’azienda lavora da oltre trent’anni in collaborazione con i produttori locali. L’Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro, con le sue sfumature di gusto di caramello e frutta secca, è disponibile nei barattoli da 250 grammi in grani e macinato. BUSINESSNEWS SALUMI Cresce dell’11% il fatturato di Citterio Citterio nel 2022 ha raggiunto 570 milioni di euro di fatturato, che per due terzi viene sviluppato all’estero, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Presente in più di 50 Paesi, Citterio ha oltre 1.200 dipendenti in nove stabilimenti dislocati in cinque regioni d’Italia, oltre ad altri due presenti negli Stati Uniti, a Freeland, in Pennsylvania. L’azienda, che ha sede a Santo Stefano Ticino, in provincia di Milano, è nata 145 anni fa con l’obiettivo di garantire ai consumatori i migliori sapori della tradizione salumiera italiana, con l’alta qualità che la contraddistingue, garantendo un prodotto sicuro. Da sempre impegnata nell’innovazione, nel 2022 ha investito 35 milioni di euro, circa il 6,5% dell’intero fatturato. Una parte significativa di questi investimenti è stata destinata agli Stati Uniti, in particolare per l’ampliamento della capacità produttiva degli stabilimenti, mentre in Italia gli investimenti sono andati verso i prosciuttifici, principalmente di produzione Dop. MERCATI Birra in sofferenza vendite in calo Soffre la birra in Italia, con vendite che nei primi otto mesi del 2023 calano del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2022 (da 11.478.966 ettolitri a 10.728.522 ettolitri), di pari passo con una decrescita pari al 7,4% dell’export nel primo semestre 2023 rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente (da 1.865.640 ettolitri a 1.727.522 ettolitri). I dati arrivano da AssoBirra, secondo la quale a frenare l’andamento del mercato è la congiuntura sfavorevole di mercato caratterizzata da un aumento generalizzato dei prezzi a cui si sommano le difficoltà dei produttori a causa del consolidamento degli aumenti dei costi di produzione. Il vetro, ad esempio, ha visto aumentare il costo di approvvigionamento più volte nel 2022 (circa +40%) e nuovamente a inizio 2023 (circa +20%). Rincari anche per il malto d’orzo (+44%), mais (+39%) e alluminio (+20%). A questi si aggiunge il cambiamento climatico che impatta la filiera con temperature che compromettono qualità e disponibilità di malto d’orzo e di luppolo. Negative anche le previsioni per il 2023. Nella foto, Alfredo Pratologongo, presidente di Assobirra.
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