N°150 Novembre

46 Food&Beverage | novembre 2023 L’Oltrepò Pavese, con circa 3 mila ettari di pinot nero, è per la sua coltivazione il primo distretto in Italia e il terzo nel mondo. Un primato che permette al nobile vitigno di essere il vessillo del territorio che si incunea, lembo più a sud della Lombardia, tra Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. A questo obiettivo punta Oltrepò Terra di Pinot nero, la manifestazione organizzata dal Consorzio di Tutela che si è svolta in settembre a Casteggio (Pv) all’Antica Tenuta Pegazzera, una delle costruzioni storiche che punteggiano le dolci colline ricamate dalle viti che si alternano con i boschi a un passo da Milano. A individuare il vitigno per caratterizzare e, soprattutto, valorizzare i vini dell’Oltrepò Pavese sono state alcune aziende produttrici focalizzate su etichette di Pinot Nero di qualità: Ottavia Giorgi di Vistarino di Conte di Vistarino Tenuta de’ Rocca dei Giorgi, Valeria Radici di Frecciarossa, Francesca Seralvo di Tenuta Mazzolino, Castello di Cigognola della famiglia Moratti, Cristina Cerri Comi di Tenuta Travaglino e Caterina Cordero dell’omonima azienda, da poco arrivata dal Piemonte. Sollecitazione accolta dal Consorzio che in questa terza edizione, a cui hanno aderito 34 aziende, ha aperto soltanto ai vini da Pinot nero a Denominazione: Oltrepò Metodo Classico Docg e Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc a cui sono state dedicate anche due masterclass condotte rispettivamente da Jacopo Cossater e Filippo Bartolotta. Un segnale forte diretto sia ai produttori che non rivendicano le Denominazioni, sia a operatori, stampa e appassionati per affermare il valore del marchio collettivo, che negli ultimi anni è rivendicato da un numero crescente di aziende. La Denominazione Oltrepò Pavese, riconoscendo tutta la tradizione enologica del territorio, è molto ampia. Numerosi sono i vitigni e i vini e, nel tempo, alcuni hanno guadagnato Denominazioni di origine autonome, come Bonarda, Sangue di Giuda, Pinot nero vinificato in rosso, anche con la menzione Riserva, mantenendo comunque il nome del territorio, che nel caso della Docg Metodo Classico bianco e rosato, riconosciuta dalla vendemmia 2007, ha perso l’aggettivo “Pavese”. “Stiamo caratterizzando sempre più l’Oltrepò Metodo Classico, punta di diamante della nostra produzione, con il Pinot nero -sottolinea il direttore del Consorzio, Carlo Veronese- È in corso una modifica del disciplinare che, ammettendo solo la tipologia ottenuta dall’85% minimo di pinot nero, consentirà di specificare sempre in etichetta il vitigno. Sparirà dunque la versione metodo Classico che ne prevede solo il 70%”. Facile immaginare le potenzialità spumantistiche dei quasi 3 mila ettari di pinot nero dell’Oltrepò Pavese, tenendo a mente che al Trentodoc nel 2022 sono stati dedicati poco meno di 1.200 ettari per una produzione di 12 milioni di bottiglie e che i circa 18 milioni di Franciacorta provengono da vigneti che si estendono su poco più di 3.200 ettari. A oggi, però, la produzione di Oltrepò Metodo Classico Docg, valutata in base agli ettari e ai vini dichiarati atti a divenire, potrebbe ammontare a 2,5 milioni di bottiglie, ma si attesta soltanto a 560 mila, di cui poco più di 100 mila rosé, che per il 60% utilizzano il marchio consortile Cruasé, concepito una quindicina di anni fa per distinguere questa tipologia dell’Oltrepò. Il resto esce sul mercato come Vino spumante di qualità (Vsq) di cui non è possibile conoscere l’ammontare perché non Il Pinot nero spinge il rilancio dell’Oltrepò Sono diverse le aziende che stanno innalzando la qualità dei loro vini prodotti in Oltrepò, in particolare gli spumanti ottenuti con il metodo Classico con uve pinot nero, uve dalle quali si ottengono anche rossi molto interessanti Clementina Palese DENOMINAZIONI Il Consorzio di tutela stimola le aziende a puntare su produzioni di qualità ottenute con il nobile vitigno. In primo piano l’Oltrepò Metodo Classico Docg per il quale è prevista anche una modifica del disciplinare

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