N°150 Novembre

64 Food&Beverage | novembre 2023 Il tema del miglioramento qualitativo riguarda anche gli spumanti da vitigni autoctoni, per tradizione dedicati a bianchi e rossi, a volte audacemente VSXPDQWL]]DWL OXQJR WXWWD OD 3HQLVROD Ȋ/D GLɝFROW¢ GL YLQLȴFDUH YLQL GL YLWLJQL GLYHUVL GD FKDUGRQQD\ H pinot nero è stata quasi del tutto superata, non solo per quanto riguarda l’evitare la nota amara, ma anche per risolvere la mancanza di pulizia del frutto -spiega Bartolotta- E lo dimostrano esperienze di spumantizzazioni di vini ottenuti da vitigni come il nerello mascalese sull’Etna o il pecorino in Abruzzo, ma anche da nero d’Avola e san giovese”. Il periodo molto positivo per le bollicine italiane deve spronare a raccontarne la diversità e l’identità, VR΍HUPDQGRVL VXOOH 'HQRPLQD]LRQL VXJOL VWLOL H sulle tante caratteristiche che raccontano i territori di origine. Tuttavia, in ogni zona i produttori stanno cercando una strada per aumentare la gamma di vini in portafoglio. Occorre guardare alla produzione di vino con pragmatismo, come suggerisce Filippo Bartolotta, che ha una visione internazionale dei vini e dei mercati: “Non credo nei vini no-alcol per quanto riguarda i bianchi e i rossi, mentre penso che per gli spumanti possa essere una strada interessante -sostiene- In giro per il mondo vedo molte etichette proposte in risposta a una domanda crescente di vini che non contengano alcol. Negli Stati Uniti ho assaggiato degli spumanti metodo Classico del New Mexico molto interessanti, così come in British Columbia, in Canada, realizzati in zone dove l’alcol è naturalmente basso e le acidità sono incredibili perché la notte fa un freddo notevole. Peraltro la presenza di bollicine, di anidride carbonica, riesce a far assomigliare questi prodotti agli spumanti alcolici e funzionano molto bene nei cocktail”. SPECIALE Con la crescita del mercato del vino per molti vitigni si è aperta la possibilità della spumantizzazione. Prima con qualche risultato non all’altezza e poi con un deciso miglioramento qualitativo che ha portato a etichette ottenute da varietà di uve rosse, come nerello mascalese, nero d’Avola e sangiovese, che oggi sono una piacevole realtà. Una produzione ben consolidata è invece quella di Villa Sandi, che firma una gamma di pregiati Valdobbiadene Prosecco Superiore VILLA SANDI Il prezioso Valdobbiadene Prosecco La Rivetta 120 Fortemente radicata nel territorio delle colline trevigiane, Villa Sandi rappresenta il legame con la storia e la tradizione del luogo. Grazie alle sue Tenute che spaziano in tutte le Denominazioni, dalle zone più pianeggianti del Prosecco Doc, ai morbidi Colli Asolani, ai più erti e ripidi pendii delle colline di Valdobbiadene fino all’esclusivo cru del Cartizze, Villa Sandi è in grado di interpretare con una spiccata personalità le diverse sfumature e peculiarità di ciascuna area. La Rivetta 120, Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra brut, nasce da uve glera raccolte in un unico vigneto, in posizione particolarmente felice e solatia sulle colline di Valdobbiadene, in cui le rese sono state volutamente mantenute più basse di quanto stabilito dal disciplinare di produzione. Si tratta di una produzione limitata cui l’irripetibile sinergia di terreno, microclima e tradizione, esaltata da 120 giorni di maturazione, conferisce maggiore complessità e un crescendo di sensazioni al naso e al palato. È un Prosecco prezioso, dal colore giallo paglierino brillante con marcati riflessi verdognoli, con una bollicina fine e delicata; al naso ricorda sentori di mela granny smith, fiori di glicine e acacia. Al gusto risulta fresco e fragrante con un ritorno aromatico particolarmente fruttato. VIL Il p c

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==