N°150 Novembre

80 Food&Beverage | novembre 2023 Allo Zafferaneto tra spezie e cucina di montagna SICILIA L’inusuale percorso di Alessandro Trigila, imprenditore edile che si innamora dello zafferano, inizia a coltivarlo e diventa chef, creando piatti con questa spezia. Di contorno, una splendida masseria di fine ’700 a Buccheri Rossella Cerulli Può una spezia, la più antica del mondo, cambiare il corso dell’esistenza? Sì, succede. Chiedere, per credere, ad Alessandro Trigila, siciliano Doc di Buccheri, nella sua prima vita imprenditore edile. Che, innamoratosi dello zafferano, ha iniziato prima a coltivarlo, per poi aprire, in una splendida masseria fortificata di fine ’700, un hotel nel cuore dei Monti Iblei. Battezzandolo, per l’appunto, Lo Zafferaneto. Perché Buccheri, a 820 metri sul livello del mare, cuspide strategica tra le province di Siracusa, Ragusa e Catania, rientra in una Sicilia di montagna atipica e meno nota, dove l’autunno si appalesa tra brume nebbiose e aria frizzante, distese verdeggianti e profumo di camini. Con l’Etna maestoso a 60 chilometri a fare da sfondo. E dove nei boschi circostanti, i più vasti della provincia di Siracusa, il bulbo-tubero dai cui fiori si raccoglie lo zafferano, è sempre cresciuto spontaneamente. Da qui l’idea di Trigila: perché non provare a coltivarlo? “Siamo stati dei veri pionieri, ma i risultati ci hanno dato ragione -spiega l’imprenditore- Il terreno vulcanico e l’aria incontaminata garantiscono, infatti, uno zafferano di prima categoria, profumatissimo e dal forte potere colorante. Del resto, seppure scarsamente diffusa, una tradizione simile in Sicilia c’è: basti pensare al Piacentinu ennese Dop, il formaggio con i grani di pepe aromatizzato allo zafferano”. Nasce così nel 2013 Oro Rosso degli Iblei, azienda specializzata nella produzione della preziosa spezia (lo scorso anno ben 4,5 chili di raccolto) unitamente a un’ampissima varietà di prodotti “arancioni” come mieli, confetture di pere, liquori, paste, caci e perfino panettoni. Ma non basta. Perché il cuore di Alessandro, più che in cantiere, batte forte in ben altra location. E cioè in cucina, fin da quando piccolissimo “toglievo dalle mani di mia madre il frullino per preparare io il tiramisù”. Eccolo, quindi, due anni fa, accantonati definitivamente progetti e mattoni, coadiuvato dalla moglie Irene, rinascere come chef della sua nuova (e scenografica) struttura: Lo Zafferaneto, immerso tra ulivi secolari e campi di zafferano a 6 chilometri da Buccheri, è un luogo di pietra e di vento, testimonial dell’antica economia agricola degli Iblei; non a caso, qui funzionava un palmento per l’olio, tuttora prodotto principe della zona. Avita e moderna al tempo spesso, la masseria, tra archi, portali, spiazzi e gradini, si articola in cinque camere e due suite, ariose e accoglienti, tutte arredate con bei pezzi originali di fine ’800. Segni particolari? La pace assoluta. Volutamente bandita la televisione dalle stanze, sono il silenzio e la tranquillità il genius loci del posto. Unitamente a un’offerta gastronomica di qualità: dove l’oro rosso gioca un ruolo fondamentale, ma per niente scontato. “Mi ero ripromesso che se mai avessi aperto un ristorante avrei proposto di tutto tranne che il risotto allo zafferano -spiega ancora Trigila- E ora che ho realizzato il mio sogno e trovato la mia strada mantengo la promessa”. Ecco, dunque, apparire sulle tavole della masseria, sotto archi slanciati e Pioniere della coltivazione di zafferano nel siracusano, Alessandro Trigila, qui con la moglie Irene, non si accontenta e coltiva la sua grande passione: la cucina. 1DVFH FRV® /R =DIIHUDQHWR una splendida masseria del ’700 a Buccheri, in provincia di Siracusa, dove l’oro rosso gioca un ruolo da protagonista: l’anno scorso ne sono stati raccolti 4,5 chili

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