58 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 La Valpolicella ha ancora un grande potenziale, il territorio è stato poco studiato, secondo le argomentazioni del Consorzio Vini: ad esempio, la biodiversità viticola potrà dare risposta ai parametri enologici e sul fronte degli eventi estremi causati dal cambiamento climatico. Sopra, l’azienda Santi, fondata nel 1843 a Illasi, nel veronese, e la sua antica bottaia FOCUS vicepresidente del Consorzio e Master of Wine. Premettendo che i vini della Valpolicella hanno beneficiato del cambiamento climatico a favore della migliore maturazione delle uve, Lonardi ha individuato una serie di gap che vanno colmati per raggiungere un incremento di valore. “Abbiamo un grande potenziale -ha spiegato il vicepresidente del Consorzio, che è anche direttore generale di Bertani- Siamo di fronte a un territorio che è stato poco studiato, che ha ancora un gap culturale molto importante da colmare. Abbiamo una serie di vitigni su cui abbiamo ricercato pochissimo che rappresentano un serbatoio di biodiversità viticola che potrà darci risposte sui parametri enologici e sul fronte della resilienza agli eventi estremi causati dal riscaldamento globale. Abbiamo innovato poco dal punto di vista qualitativo, creato sistemi di appassimento per rispondere a fabbisogni quantitativi e ancora c’è da lavorare sulla vinificazione e sull’affinamento. D’altra parte abbiamo risposto alla domanda di volumi, ma nei prossimi anni ci concentreremo sugli aspetti stilistici varando alcuni progetti di ricerca tecnica. Anche le tempistiche di appassimento vanno ripensate: una ricerca recente dimostra che al 20% di calo in peso si ha la massima concentrazione di sostanze aromatiche nell’Amarone, dopo di che iniziano processi di degradazione delle sostanze aromatiche, ma oggi il disciplinare impone il 40% di perdita di peso. Questo dimostra che non possiamo che migliorare rispetto al passato, senza paura del cambiamento”. Quello dell’Amarone è un fenomeno unico. Negli SANTI Carlo Santi 1843, l’ avvolgente Amarone 2019 La Casa vitivinicola Santi è protagonista in Valpolicella fin dal 1843, anno in cui venne fondata da Carlo Santi a Illasi, storico borgo all’estremità orientale della provincia di Verona, a ridosso dei Monti Lessini. La cantina è stata ristrutturata nel 2016 per adattarsi alla filosofia enologica definita dal winemaker Cristian Ridolfi: è stata creata un’area interna attigua alla vinificazione dedicata all’appassimento ed è stato ampliato il parco legni per l’affinamento. Santi sottolinea il rapporto con il territorio e con i vignaioli, con l’alta qualità e l’immediata identità del territorio. Dal punto di vista vitivinicolo tutto questo si traduce con il Carlo Santi 1843 Amarone della Valpolicella Docg 2019, la cui etichetta celebra la fondazione della cantina, realizzato in quantità limitate solo nelle annate migliori. L’Amarone 2019 ha colore rosso cupo con riflessi rosso rubino; il bouquet è avvolgente per complessità, suadenza e intensità; la trama è sostenuta da sentori di prugna matura, marmellata di ribes nero e mirtillo; seguono note di buccia di arancia, la foglia di tè e la pasticceria secca; al palato è avvolgente, rotondo, ma allo stesso tempo vibrante, grazie a tannini vellutati e alla piacevole acidità; il retrogusto è lungo e sapido. Il Carlo Santi 1843 Amarone della Valpolicella Docg della vendemmia 2016, attualmente sul mercato, ha acquistato in questi 10 anni maggiore profondità e complessità e una avvolgente rotondità.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==