69 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 SPECIALE Tempi duri per il vino, tra aumento dei costi, calo dei consumi e criticità legate al suo contenuto in alcol, ma anche tempi di rivendicazione della sua identità e del suo ruolo. Il vino italiano, come ha recentemente sottolineato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, “è e vuole essere riconosciuto come un ambasciatore del patrimonio dell’Unione Europea, un asset in termini di biodiversità, tutela del paesaggio, tradizione, storia, artigianato, lifestyle e, certamente non da ultimo, economici”. Il vino made in Italy, considerando sia la filiera diretta che correlata, dà infatti occupazione a quasi 900 mila persone in circa 530 mila aziende, per un fatturato complessivo che nel 2022 ha superato i 30 miliardi di euro, secondo l’analisi presentata a Vinitaly 2023 dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia. Il vino italiano, e non solo, si appresta a vivere il suo “capodanno” a Verona per la 56a edizione di Vinitaly dal 14 al 17 aprile. Incontri d’affari, momenti di approfondimento per gli operatori e degustazioni professionali nel quartiere fieristico, e quattro giorni (12-15 aprile) di degustazioni, incontri ed eventi nel cuore della città scaligera con Vinitaly and the City. E Vinitaly 2024 sarà anche l’occasione per affermare che il vino è cultura con le iniziative del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste che l’anno scorso ha portato a Vinitaly due capolavori come il Bacco di Caravaggio e il Bacco di Guido Reni. Quest’anno è stata annunciata dal ministro Francesco Lollobrigida l’esposizione di molti reperti del Museo del Vino di Torgiano della famiglia Lungarotti per raccontare la storia del vino. E, ancora, un progetto che evidenzierà il legame tra vino e cibo attraverso il cinema, insieme a Cinecittà, e un altro legato alla tecnologia che parlerà di futuro. Inoltre, a Verona si discuterà su come proteggere e valorizzare il vino in un evento in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (Oiv), che riunirà i ministri dell’Agricoltura degli altri Paesi importanti per la produzione di vino e dei Paesi fondatori dell’istituzione intergovernativa scientifico-tecnica fondata nel 1924 da Italia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Tunisia, Ungheria, Grecia e Portogallo, e di cui ricorre il centenario. La produzione mondiale di vino del 2023 -sulla base dei dati Oiv provenienti da 29 Paesi che rappresentano il 94% della produzione mondiale- ha toccato il minimo storico degli ultimi 60 anni attestandosi tra 241,7 e 246,6 milioni di ettolitri, con un calo del 7% rispetto al volume già inferiore alla media del 2022. Un risultato dovuto alle condizioni climatiche estreme, che hanno determinato i più grandi cali nei maggiori Paesi produttori in entrambi gli emisferi, a eccezione di Stati Uniti, Nuova Zelanda e Germania. Una situazione che rappresenta un’opportunità per alleviare l’eccesso di offerta dovuto al calo dei consumi che sono diminuiti, lasciando scorte di vino invendute in diverse parti del mondo. Una combinazione di eventi come il Covid-19, a partire dal 2020, seguito da una crisi globale della catena di approvvigionamento iniziata nel 2021, e all’elevata pressione inflazionistica che ha caratterizzato il 2022 (in misura minore il 2023), che ha comportato un forte aumento dei costi di produzione e distribuzione generando un effetto deprimente sulla domanda, con i consumatori di tutto il mondo che hanno visto ridursi il loro potere d’acquisto. L’analisi dell’Oiv dell’evoluzione tra il 2000 e il 2021 della produzione e del consumo mondiali di vino in base al colore evidenzia una tendenza generale positiva per i vini bianchi e rosati e negativa per i rossi. Una evoluzione strutturale attribuibile principalmente ai cambiamenti globali nelle preferenze dei consumatori. Nell’arco del ventennio considerato, i rossi hanno subito un calo significativo. Nel 2021 la produzione è diminuita del 25% rispetto al picco del 2004. Un calo notevole anche in termini relativi: all’inizio del secolo, i vini rossi rappresentavano circa il 48% della produzione di vino complessiva, mentre negli ultimi anni la percentuale è scesa al 43%. La prossima edizione del Vinitaly dal 14 al 17 aprile, a Verona, costituirà anche un momento di riflessione sul mercato che cambia. La necessità di allargare i confini delle etichette italiane Clementina Palese Tutto bene per il vino, tempi duri per il vino. Le due frasi non sono in contraddizione. Se il fatturato complessivo della filiera nel 2022 ha superato i 30 miliardi di euro, il futuro si presenta complicato con il gusto dei consumatori in perenne cambiamento e la necessità, oggi più urgente, di trovare sbocchi alternativi in termini di mercati Il nuovo mercato del vino più bianchi meno rossi
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