96 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 In Francia è stata scoperta una frode su acque contaminate e poi sanificate, messe in commercio, che ha riguardato il 30% dei marchi. E in Italia? I controlli sono rigidi, in particolare per l’acqua “del sindaco” Clementina Palese VERITÀNASCOSTE L’acqua che beviamo è sempre pura? Siamo fatti di acqua per il 65% circa del nostro peso, ma quanto sappiamo dell’acqua che beviamo? Nelle scorse settimane il settore delle acque minerali in Francia è stato travolto da uno scandalo. Un’indagine durata anni ha svelato frodi commesse da importanti produttori e multinazionali. La caratteristica principale delle acque minerali e di sorgente risiede nella purezza: prelevate da falde profonde e incontaminate, devono essere imbottigliate così come sono, non possono essere sottoposte ad alcun trattamento, al più addizionate di anidride carbonica. In Francia sono state messe in commercio acque contaminate all’origine -anche da pesticidi o batteri Escherichia coli- e poi sanificate (microfiltrazione con filtri più fini di quelli ammessi per legge, filtri a carboni attivi e raggi ultravioletti). E la frode, secondo il reportage del quotidiano Le Monde e del team investigativo di Radio France, riguarda il 30% circa dei marchi francesi. La normativa italiana distingue tra acque minerali e di sorgente che, analizzate all’origine, non subiscono trattamenti di potabilizzazione, ma eventualmente solo una filtrazione per eliminare composti di ferro o zolfo. Le prime non hanno limiti di contenuto salino, le seconde devono rispettare i parametri delle acque potabili. In commercio si trovano anche “acque destinate al consumo umano” (disciplinate dal D.lgs n. 18/2023) che possono o meno, a seconda della provenienza, essere soggette alla stessa potabilizzazione delle “acque di rubinetto”. In Italia acquistiamo 13 miliardi di litri di acqua in bottiglia (immaginiamo la montagna di plastica che generano), perché non ci fidiamo del tutto dell’acqua “del sindaco” e, al contrario, confidiamo nelle acque confezionate che tra una marca e l’altra nel 90% dei casi presentano differenze irrilevanti, a eccezione di quelle ricche di sali, che svolgono effettivamente una funzione fisiologica (le solforose sono lassative; quelle ricche di calcio ne migliorano l’apporto, ecc…). La nostra acqua potabile proviene per l’85% da acque sotterranee, naturalmente più protette rispetto a quelle superficiali, ed è controllatissima da Autorità di controllo ambientale, Autorità sanitarie e dai gestori dei servizi idrici: praticamente non si registrano irregolarità (oltre il 99% dei campioni è nei limiti di legge). A volte ha odore di cloro, usato per proteggerla durante il trasporto nelle tubature, che essendo volatile si può allontanare facendo riposare l’acqua in una brocca per mezz’ora. E il calcare che spesso contiene provoca l’insorgere di calcoli renali? L’Istituto Superiore di Sanità lo smentisce: pensare che bere l’acqua del rubinetto con un elevato residuo fisso e ricca di sali di calcio e magnesio possa favorire la formazione di calcoli renali è una falsa convinzione; gli imputati principali sono l’eccessivo consumo di sale (cloruro di sodio) e di proteine animali.
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