N°153 Aprile Maggio

58 Food&Beverage | aprile-maggio 2024 Clementina Palese L’Alta Langa in assaggio conferma il proprio valore L’Alta Langa Docg, il metodo Classico prodotto in Piemonte, ha una caratteristica particolare: “Rimane giovane invecchiando”. Parola di Donato Lanati, enologo-scienziato che ha condotto due degustazioni verticali in occasione de La Prima dell’Alta Langa nel marzo scorso. Un’affermazione che ha trovato conferma ai banchi di assaggio della sesta edizione della manifestazione -a Torino nei foyer del Regio, uno dei teatri più importanti a livello internazionale, opera dell’architetto Carlo Mollino- presenti sessantacinque produttori con più di 150 cuvée in degustazione, dal millesimo più recente tra quelli in commercio, il 2020, a quelli più storici, come il 2006. A base di pinot nero e a volte di chardonnay -con il poco praticato apporto fino al 10% di altre varietà non aromatiche autorizzate in Piemonte- l’Alta Langa ha avuto una partenza lenta, a dispetto della primogenitura della spumantistica piemontese, ma negli ultimi anni è cresciuta in ettari, numero di produttori, di bottiglie e in un’identità fondata su regole di produzione che esaltano le caratteristiche delle colline alla destra del corso del fiume Tanaro, nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria su cui insiste la Docg riconosciuta nel 2011. Un upgrade rispetto alla Doc, ottenuta nel 2002, per orientare al meglio la produzione e distinguersi dagli altri metodo Classico italiani, aspirando a confrontarsi con le bollicine internazionali più blasonate. Vigneti a un’altitudine minima di 250 metri sul livello del mare, di gran lunga superati nella media. Lunghe soste sui lieviti, molto di frequente ulteriormente prolungate dai produttori. Soltanto millesimati, quindi con l’annata di produzione delle uve obbligatoria in etichetta. Due tipologie previste: Alta Langa Spumante e Alta Langa Rosato Spumante, declinabili in Riserva con l’allungamento dell’affinamento sui lieviti da 30 a 36 mesi. Un disciplinare estremamente rigoroso e, al contempo, per quanto riguarda gli equilibri tra le due varietà protagoniste, molto libero, che origina bollicine anche molto diverse tra loro a seconda delle percentuali dell’una e dell’altra. Se l’opzione più gettonata è 70% pinot nero e 30% chardonnay, non mancano vini che affidano la loro espressione solo a uno dei due vitigni. Piacevole rotondità in bocca e naso con sfumature evolutive tendenti un poco al vanigliato tipiche dello chardonnay per chi ama la pienezza, mentre a chi preferisce il rigore assoluto gli Alta Langa Pinot nero al 100% regalano aromi dovuti all’evoluzione dei lieviti, come il classico crosta di pane, e anche delle sostanze azotate che cambiano nel tempo. Ecco che le diverse etichette di Alta Langa rispondono a differenti inclinazioni di gusto. L’obbligo del millesimo ha pro e contro e contribuisce a collocare l’Alta Langa in una nicchia per appassionati, decisi a scoprirne le sfaccettature anche nelle tracce che le annate, a volte molto DEGUSTAZIONI L’edizione 2024 de La Prima dell’Alta Langa si è svolta al Teatro Regio di Torino. Nell’occasione, l’enologo Donato Lanati ha guidato due interessanti masterclass che hanno dimostrato come questo metodo Classico “rimanga giovane invecchiando”. La Doc Alta Langa è stata riconosciuta nel 2002 e la Docg nel 2011 A La Prima dell’Alta Langa, a Torino, hanno partecipato 65 produttori con oltre 150 cuvée. In assaggio l’ultimo Millesimo di questo metodo Classico Docg, il 2020, ma anche annate storiche come il 2006

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