N°153 Aprile Maggio

94 Food&Beverage | aprile-maggio 2024 Una teatralità ineguagliabile trapela dai soggetti rappresentati tanto che la tela sembra il palcoscenico da cui emergono per colpire lo spettatore incantato da tanta forza e da tanta bellezza: questa la caratteristica ineludibile delle opere di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, protagonista della mostra Guercino. Il mestiere del pittore allestita fino al 28 luglio nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino. L’esposizione comprende 109 opere provenienti dal patrimonio sabaudo e da numerosi prestiti privati, nazionali e internazionali. Le curatrici Annamaria Bava e Gelsomina Spione, coadiuvate da un prestigioso comitato scientifico, avendo come riferimento Sir Denis Mahon, il più grande studioso del pittore centese, sono riuscite a ricostruire il mestiere del pittore del Seicento attraverso l’imponente figura del Guercino, senza tralasciare alcuni maestri contemporanei che lo hanno circondato a partire dalla sua formazione fino alla sua indiscutibile affermazione. Nativo di Cento, paese in provincia di Ferrara, Guercino è la dimostrazione di come il talento se c’è e si lavora alacremente per esprimerlo, trova la strada per venire fuori ed essere apprezzato. I genitori si erano accorti delle doti pittoriche del figlio, ma fu il canonico lateranense Antonio Mirandola che credette in lui e lo presentò all’Arcivescovo di Bologna Alessandro Ludovisi, il futuro Papa Gregorio XV che, riconoscendone la bravura, gli commissionò delle opere che fece valutare dall’artista Ludovico Carracci, che ne fu tanto entusiasta da definirlo “gran disegnatore e felicissimo coloritore: è mostro di natura e miracolo da far stupire chi vede le sue opere. Non dico Nulla: ei fa rimaner stupidi li primi pittori”. Il ciclo Ludovisi, come viene chiamato, è fruibile in una delle sale del percorso che riguarda l’affermazione del pittore, viaggi, relazioni, committenze, e lo si può ammirare nella sua pienezza, perché le quattro tele che lo compongono sono riunite dopo quattro secoli: Lot e le figlie del 1617 proveniente da San Lorenzo a El Escorial di Madrid, Susanna e i vecchioni del 1617 dal Museo del Prado di Madrid, la Resurrezione di Tabita del 1617 dalle Gallerie degli Uffizi di Palazzo Pitti e Il ritorno del figliol prodigo, scelto come manifesto della mostra, del 1617, appartenente alla Galleria sabauda, quindi agli stessi Musei Reali di Torino che ospitano l’esposizione e la promuovono insieme a CoopCulture e a Villaggio Globale International. Il ritorno del figlio prodigo del ciclo Ludovisi è un’opera del Guercino di notevole impatto per lo spettatore che viene catapultato immediatamente a cogliere il cuore del significato della parabola raccontata da Gesù per far comprendere quanto l’amore sia perdono e accoglienza e quanto il vero volto di Dio sia proprio questo. Guercino fu uomo di grande fede, dedito totalmente alla sua arte pittorica, tanto che non si sposò mai, ogni mattina appena alzato si recava a messa e concludeva le sue giornate pregando. Questa fede profonda la trasfuse nelle opere di carattere religioso come questa in cui la figura CULTURA&GUSTO Ai Musei Reali di Torino sono in mostra 109 opere, tra quelle del pittore ferrarese del Seicento e di altri maestri suoi contemporanei. Un artista dedito solo alla pittura e alla preghiera, che dipingeva i suoi personaggi con una teatralità ineguagliabile Irene Catarella La forza espressiva delle opere del Guercino Qui sopra, “San Sebastiano curato da Irene” della Pinacoteca Nazionale di Bologna è stato realizzato dal Guercino nel 1619 per il cardinale Jacopo Serra, legato di Ferrara. A destra, “Il ritorno del figliol prodigo” che raffigura il figlio inginocchiato sulle scale della casa paterna a chiedere perdono per la dissipazione del denaro avuto in dono. Nell’altra pagina, “Venere, Marte e Amore”, l’opera commissionata al Guercino da Federico I Duca di Modena

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==