N°154 Giugno Luglio

79 Food&Beverage | giugno-luglio 2024 pieno sulla coltivazione del caffè “e guadagnano 13-15.000 bat, “una cifra che va a ripagare gli sforzi e la bontà di questo progetto solidale e sostenibile”, afferma Phisailert. L’azienda è aperta alle visite, ha un bar bistrot di cucina Thai e cinese “espresso” e propone corsi di formazione nell’Accademia del Caffè per insegnare a coltivare la pianta, a raccogliere le bacche, a tostare i chicchi, analizzare il caffè dal profilo gustativo. Un’occasione per trascorrere una breve vacanza a contatto con i contadini. Il caffè non era autoctono della Thailandia, infatti le piante di Arabica furono introdotte da Etiopia e Kenia. Dall’Italia sono state invece importate le macchine per la tostatura e l’espresso; un altro impulso per la nascita di piccole imprese familiari. Dodici anni fa, ad esempio, il giovane Lee Ayu Chuepa, della minoranza Akha, creò una piccola cooperativa con le famiglie del villaggio di Mea Chen Tai, provincia di Chiang Rai, una graziosa cittadina ricca di attrazioni, su tutte il Tempio Bianco Wat Rong Khun, un tempio buddista sempre in divenire e in espansione. Oggi il giovane Lee Ayu Chuepa produce una tonnellata l’anno di caffè e ha realizzato varie caffetterie a marchio Akha Ama Coffee, dove è possibile assaggiare una ventina di proposte, dal classico espresso alle bevande di “nero bollente” (akhaama.com). L’arrivo dei chicchi, non autoctoni della Thailandia, con l’aggiunta delle macchine italiane per la tostatura e l’espresso, ha permesso anche l’avvio di una certa vivacità imprenditoriale con la nascita di piccole aziende e catene di caffetterie. La coltivazione del caffè è diventata un’importante risorsa economica per le famiglie impegnate nella cooperativa Doi Chaang Coffee, nel villaggio di Mae Suai, produttori di arabica. Nella foto sopra, il direttore dell’azienda, Panachal Phisailert. In alto, chicchi di caffè fermentati nello stomaco della small Indian civet, una piccola mangusta

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