Una bottiglia di forma panciuta abbracciata dall’impagliatura. Questo è ciò che si dovrebbe dire dovendo dare la definizione di “fiasco”. Ma il fiasco di vino è molto più della sua descrizione. È una parte di storia del nostro Paese e della Toscana in particolare. È la cultura contadina che diventa tradizione e si trasforma in simbolo di convivialità, allegria, amicizia: le sue origini risalgono al periodo rinascimentale toscano, infatti, se ne vedono tracce già nel XIV secolo in due novelle del Decamerone di Boccaccio, in alcune opere del Botticelli e del Ghirlandaio. Insomma, il fiasco è una delle tante icone che caratterizzano l’Italia e il Chianti, al punto da essere stato strumento per la conoscenza del vino toscano nel mondo.
Ed è proprio sull’onda della tradizione e del legame indissolubile tra il fiasco e il Chianti, che ha contribuito a rendere Ruffino un riconosciuto sinonimo di vino toscano di qualità da oltre 135 anni, che l’azienda toscana, oggi di proprietà di Constellation Brands, ha reinterpretato in chiave contemporanea questo contenitore, abbandonato da una ventina d’anni, con un restyling che rispetta le linee iconiche e senza tempo che abbiamo tutti nel nostro immaginario visivo.
Il nuovo fiasco vanta una rinnovata ed elegante immagine che richiama gli storici colori blu di Ruffino: il formato della bottiglia è da un litro, quindi snellito rispetto al tradizionale fiasco da 1,5 litri, e destinato a ristoranti ed enoteche; inoltre, contiene un vino Chianti Docg Superiore della vendemmia 2011 al fine di rispettare lo storico binomio Chianti-fiasco e di elevarlo in qualità, complessità e piacevolezza. La paglia oggi è carta certificata Fsc, ma proviene dallo stesso fornitore che da oltre un secolo collabora con Ruffino, esattamente come la vetreria che ha realizzato il nuovo modello in esclusiva; entrambi si trovano a pochi chilometri dalla storica sede dell’azienda a Pontassieve, vicino a Firenze.
Fin dalla sua fondazione, nel 1877, Ruffino ebbe la grande intuizione di associare a questo tradizionale contenitore di uso comune un altro sigillo toscano, il vino Chianti appunto, dando vita così a un binomio indissolubile e creando un inconfondibile segno di territorialità ante-litteram. Grazie al suo Chianti in fiasco, Ruffino fu fra le prime aziende vinicole a solcare gli oceani e a porsi al centro delle tavole di tutto il mondo, diventando un emblema di convivialità e buon gusto italiano.
“La nuova edizione vuole rendere omaggio a questo storico e vincente passato e si propone al presente, al suo nuovo pubblico di giovani appassionati, con un approccio rispettoso ma non nostalgico. L’idea -spiega Sandro Sartor, amministratore delegato di Ruffino, sottolineando che, quest’anno, l’azienda è riuscita a concretizzare diversi progetti latenti da anni, e il fiasco è uno di questi- è di innovare nel segno della migliore tradizione, ma nel sacro rispetto di ciò che ha contribuito nel tempo a rendere Ruffino sinonimo di vino toscano di qualità.Un’operazione che per noi è stata tanto delicata quanto voluta e di cui siamo particolarmente fieri”.
Proposto dal 22 ottobre, in Italia ne sono state vendute già 40 mila bottiglie, divenendo la seconda referenza più venduta dell’intero portafoglio di Ruffino, mentre in Europa (Gemania, Scandinavia, Svizzera) si è arrivati a 60 mila bottiglie. Segno che si è visto giusto, suscitando interesse e curiosità negli operatori. Per il mercato americano, importantissimo per Ruffino, c’è, invece, ancora bisogno di tempo, perché negli Stati Uniti l’immagine del fiasco di Chianti è ancora legata a un vino di bassa qualità. Benché il fatturato Ruffino provenga solo per il 10 per cento dall’Italia, Sartor è convinto che un vino funziona bene all’estero solo se prima ha successo nel nostro Paese. “I tempi erano maturi per rilanciare il fiasco: ci è voluto un po’ di coraggio, ma siamo stati premiati. È stata un’ operazione simile a quella fatta dalla Fiat con la 500: l’innovazione di un prodotto-icona, rivolto ai giovani, ai 25-35 enni, che la prima 500 non l’hanno mai avuta, così come, magari, non conoscono il fiasco. E dai test che abbiamo fatto prima di lanciare la nostra proposta, è risultato che i giovani l’hanno visto come un passo in avanti e non come un ritorno al passato. Per noi è stata l’occasione per ritrovare la centralità del Chianti nella nostra tipologia e per parlarne in modo moderno, portandolo al centro dell’attenzione. E sta funzionando al triplo delle nostre aspettative”. “È un’opportunità commerciale enorme, e in un mercato italiano fermo è un grande successo, figlio di idee e strategie chiare e dell’innovazione”, aggiunge Tommaso Alessandri, direttore commerciale e marketing Italia.
Barbara Amati
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