Nel 2013 il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani ha raggiunto il massimo di sempre, arrivando a quota 33 miliardi di euro (analisi Coldiretti sulla base di dati Istat relativi al commercio estero). Estremamente positivi anche i primi mesi del 2014: dall’inizio dell’anno l’export agroalimentare è cresciuto del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo è emerso nel talk “Food: il Petrolio d’Italia”, organizzato da I Love Italian Food, la realtà non-profit nata per difendere e diffondere la cultura del cibo italiano di qualità (www.iloveitalianfood.org) in occasione di CibusLand, il Fuorisalone dedicato a Cibus.
“Siamo convinti che il settore agroalimentare, forte di eccellenze che tutto il mondo ci invidia e di una tradizione plurisecolare, possa rappresentare per l’Italia l’equivalente di ciò che è il petrolio per i Paesi del Medio Oriente -spiega Alessandro Schiatti, tra i fondatori di I Love Italian Food – Una straordinaria fonte di ricchezza, una vera e propria forza motrice per l’economia tricolore. Dobbiamo essere capaci di tutelare questo patrimonio straordinario: non dimentichiamo che Coldiretti stima, per il 2013, in 60 miliardi di euro il fatturato perso dal nostro Paese a causa della contraffazione e della falsificazione di prodotti alimentari made-in-Italy».
Al talk “Food: il Petrolio d’Italia” organizzato da I Love Italian Food e moderato da Stefano Caffari, Direttore del Cucchiaio d’Argento, e dalla food blogger Alessandra Gambini, sono intervenute anche voci autorevoli dell’imprenditoria agroalimentare italiana, che hanno declinato in modo personale il tema del made-in-Italy e dei problemi che il settore incontra all’estero: Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Lorenzo Ercole, presidente di F.lli Saclà, e Vito Gulli, presidente di Generale Conserve.
L’incontro che si è tenuta al Palazzo del Governatore di Parma è stato anche l’occasione per annunciare il varo del progetto “100×100”, che sarà online a partire dal prossimo 2 giugno. L’idea è di I Love Italian Food. “Educare i buyer, gli operatori, i foodie e i consumatori stranieri alla nostra cultura del cibo, facendo informazione sui prodotti autenticamente (cioè al 100%) italiani. Il tutto sfruttando le potenzialità del web e secondo una logica collaborativa: la principale fonte di ispirazione è rappresentata da Wikipedia”, spiega Alessandro Schiatti, I Love Italian Food.
Il primo aspetto a caratterizzare il progetto è rappresentato dall’esaustività della “foodopedia” che andrà a nascere: “100×100” è destinato a ospitare tutti (e in forma esclusiva) i prodotti di filiera italiana. Parliamo quindi di alimenti che nascono partendo da quanto viene coltivato o allevato nel nostro Paese e che qui sono prodotti. L’idea è quella di fare network, coinvolgendo i vari Consorzi di Tutela, i singoli produttori di eccellenza e le grandi imprese agroalimentari.
In secondo luogo, la particolarità del progetto “100×100” consiste nel ruolo della community, che non si dovrà limitare a recepire le informazioni sui cibi con filiera italiana ma avrà anche, più attivamente, un compito di vigilanza sui produttori, a garanzia dell’affidabilità dei singoli lemmi di questa “enciclopedia del food”. Oltre che dai 500.000 amici di I Love Italian Food, di cui oltre 3.000 professionisti del settore, tra food blogger, chef, ristoratori, buyer e scuole di cucina, la community di “100×100” arriva ad abbracciare 10 milioni di utenti stranieri, uniti idealmente dalla passione per il made-in-Italy agroalimentare.
Infine, il progetto “100×100” è unico perché free. Consorzi, produttori e imprenditori dell’agroalimentare potranno popolare l’enciclopedia in modo del tutto gratuito: e la stessa sarà consultabile senza costi dagli utenti della community.
“Esaustività. Controllo partecipato. Gratuità. È dalla sintesi di questi tre fattori che scaturisce il progetto “100×100” – dice Alessandro Schiatti, I Love Italian Food –. L’obiettivo ultimo è quello di contribuire al successo del food italiano nel mondo, raccontando in modo esaustivo e autorevole la qualità dei cibi autenticamente tricolori che arrivano sulle tavole di tutto il mondo”.
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