Una legge per gli home restaurant

In Parlamento è arrivato un nuovo disegno di legge che cerca di regolamentare il fenomeno degli home restaurant. Non si tratta di un fenomeno così marginale visto che, secondo una ricerca del Centro studi turistici stiamo parlando di un settore che nel 2014, quando in realtà non era ancora esploso almeno a livello mediatico, ha fatturato 7,2 milioni di euro con settemila cuochi che hanno cucinato per circa trecentomila persone. Solo su Gnammo, uno dei siti principali, sono presenti 4.375 cuochi che hanno organizzato 10.555 eventi in 412 città.

Un business che comprende dilettanti e chef professionisti che non dispongono di un loro locale, ma che fa storcere il naso ai proprietari dei ristoranti costrettti a rispettare una lunga serie di regole e a pagare tasse che nel caso degli home restaurant possono essere elusa con maggiore facilità. Più o meno è la stessa situazione degli albergatori con airbnb.

Gnammo

Il settore infatti non è ancora regolato anche se nel maggio 2015 è uscita una risoluzione del ministero dello Sviluppo economico secondo la quale le norme che valgono per i ristoranti devono valere anche per chi cucina a pagamento in casa. “L’attività – scrive il ministero – non può che essere classificata come attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande vera e propria in quanto i prodotti vengono preparati in loco e serviti nei locali dell’esercizio o in una sperficie aperta al pubblico e all’uopo attrezzata”. Poi, per essere chiari, specifica che “La fornitura di queste prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo e quindi, anche con l’innovativa modalità, l’attività in questione si esplica come attività economica in senso proprio. Chiamatelo pure home restaurant ma le regole non cambiano rispetto al restaurant classico.

Però si tratta di una risoluzione, mentre continua a mancare una legge. Così è arrivato questo disegno di legge che non si sa ancora quando sarà discusso e approvato dal Parlamento dove si stabilisce che l’apertura di un home restaurant è sottoposta all’obbligo di segnalazione della Scia, il certificato di inizio attività. Inoltre si può organizzare un massimo di otto cene o pranzi al mese per un totale di ottanta l’anno con al massimo dieci coperti e due stanze disponibili in ogni appartamento.

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