Il successo del Verdicchio di Fazi Battaglia è indissolubilmente legato all’iconica anfora sinuosa verde smeraldo creata nel 1953 e che tuttora rappresenta un design e una tecnologia capaci di resistere nel tempo.
Il vino è la bottiglia e la bottiglia il vino. Ci sono pochi esempi di questo ambizioso legame come quello che esiste tra il Verdicchio e la bottiglia a forma di anfora. E tra il Verdicchio e Fazi Battaglia. Un vino con la sua tipica anfora dal colore verde smeraldo entrato nell’immaginario degli italiani. Un po’ come la 500, la Vespa o la Giulia Alfa Romeo, la bottiglia del bianco marchigiano è legata indissolubilmente a un periodo della nostra storia. Ma come la 500, la Vespa e la Giulia, ha saputo rinnovarsi.
Nata nel 1949 dall’unione delle due famiglie Fazi e Battaglia, in una piccola cantina a Cupramontana (An), l’azienda diventerà un marchio storico dell’enologia italiana grazie all’impegno di Francesco Angelini, industriale farmaceutico e già sindaco di Ancona, e della sua famiglia.
Il successo arriva grazie a due scelte importanti: gli investimenti nella qualificazione del vigneto (in un’epoca in cui la viticoltura italiana era in gran parte ben lontana da una cultura enologica di qualità) e il forte credo in un unico vitigno, il verdicchio. Due scelte che hanno anticipato i tempi e che hanno fatto di Fazi Battaglia una vera bandiera nella valorizzazione di un territorio produttivo come le Marche e di uno dei grandi vitigni autoctoni italiani. Di questo successo è protagonista anche la bottiglia ad anfora, il bel contenitore dalla forma antica e sinuosa che ha fatto epoca anche per quanto riguarda il design e che da allora contraddistingue il Verdicchio Fazi Battaglia. La bottiglia, il cui disegno s’ispira agli antichi contenitori etruschi, nasce grazie al Concorso istituito nel 1953 dalla Fazi Battaglia e vinto dall’architetto Antonio Maiocchi. L’idea del concorso fu di Francesco Angelini -cofondatore dell’azienda vitivinicola nel 1949- che cercava un contenitore esclusivo che rendesse immediatamente riconoscibile il suo Verdicchio, un vino allora ancora poco conosciuto. La bottiglia di Maiocchi è sinuosa: verde smeraldo, con un cappuccio dorato, s’ispira alle forme dolcemente carezzevoli delle anfore etrusche e si chiama Titulus, come il vino che accoglie.
Con questa nuova veste e grazie al risveglio dell’economia, il Verdicchio conosce un successo mondiale. La produzione di Titulus va a gonfie vele, ma i decenni passano e i gusti cambiano. Così, nel 1996 viene indetto un altro concorso (nella giuria c’è anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi): nascono numerosi progetti interessanti, ma nessuno tale da sostituire quello di Maiocchi. Uno di questi, però, viene utilizzato per un altro vino della Fazi Battaglia, Arkezia, il muffato ottenuto sempre da uve verdicchio. Nel 2007, la Fazi Battaglia pensa a un leggero restyling, ma l’anfora non si tocca. Sarà la Robilant Associati a rendere il cappuccio rosso e a modificare etichetta e cartiglio che si adeguano al gusto moderno. Un compromesso equilibrato che permette all’azienda di vendere circa 3 milioni di nuove bottiglie Titulus all’anno. Infine, è dell’anno scorso il restyling firmato da Claessens: un intervento non invasivo, ma necessario per migliorare la percezione della qualità di questo vino icona, il cui contenitore rappresenta un caso pressoché unico nel mondo del vino. Perché il disegno originale della bottiglia del Titulus Fazi Battaglia è stato riconosciuto come uno dei brevetti che hanno dato origine a un disegno e a una tecnologia capaci di resistere nel tempo e di continuare a ispirare nuova creatività.
Con il passare degli anni Fazi Battaglia ha acquistato vigneti, ingrandito l’attività e puntato sulla qualità della produzione. Poi, nel 2015, l’azienda è stata acquisita da Bertani Domains: “Un’acquisizione perfettamente coerente con la nostra mission e la nostra filosofia produttiva -spiega Emilio Pedron, (video)
amministratore delegato del Gruppo- Una filosofia che potremmo sintetizzare nel costante intento di produrre vini eccezionali che comunicano l’individualità
di ogni proprietà, le vocazionalità di ogni territorio, le caratteristiche autentiche ed identitarie di ogni vitigno che coltiviamo. Il tutto attingendo alla creatività, al talento e alle competenze che abbiamo a nostra disposizione. Tutto questo lo abbiamo trovato in Fazi Battaglia che rappresenta una delle pochissime realtà produttive il cui nome è legato, non solo alla sua regione di appartenenza, ma in maniera più ampia all’identità di un Paese e a ciò che essa evoca. È la storia a decretare questo ruolo. Nomi che si legano indissolubilmente alla storia e all’immagine di un Paese: Fazi Battaglia è prima di tutto questo”.Forte identità del marchio, leader di mercato, integrità, onestà e trasparenza, ricerca dell’innovazione esplorando nuovi metodi di produzione, ma rimanendo sempre ancorati alla tradizione, e il rispetto e l’impegno dei valori veri sono gli elementi che permettono a Fazi Battaglia d’integrarsi nella filosofia di Bertani Domains che ha lanciato un progetto di rinnovamento partito dal vigneto, esaltando la particolarità di alcuni cloni, per procedere alla vendemmia manuale per alcune selezioni e alla vinificazione separata delle diverse partite, ad affinamenti adeguati, razionalizzando ciò che già c’era e valorizzandone le peculiarità. Anche perché l’azienda ha la fortuna di avere a disposizione 130 ettari di vigneti tra i più belli delle Marche, suddivisi in microappezzamenti con suoli, altitudini ed esposizioni diverse tra loro e capaci di garantire differenti interpretazioni di questo eclettico e versatile vitigno, esaltando ulteriormente la sua capacità di esprimersi in stili differenti, sempre all’insegna dell’eleganza e della bevibilità. Oggi, a Titulus, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2015, croccante e minerale, si affiancano, proposti nell’anfora che si presenta in una moderna interpretazione in vetro bianco, altri due nuovi vini: la Passerina Marche Igt, fresco e sapido, dal finale fruttato, e il Rosato, da uve Montepulciano, suadente e avvolgente.
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