I premi di A tavola sulla spiaggia

In giuria 12 chef stella Michelin

Alla storica Capannina di Forte dei Marmi è andata in scena la XXXII edizione di “A tavola sulla spiaggia” con la premiazione dei piatti vincitori. Quest’anno sono stati chiamati a concorrere alcuni vincitori delle edizioni precedenti. A conquistare il Premio “Piatto Forte”, lo Scolapasta d’oro di Petruzzi&Branca e il Premio Cru Caviar consistente in 100 grammi di prezioso caviale Beluga e il Premio Nero Lifestyle e Blastness è stata Lucia Giovannetti, creatrice di gioielli (nella foto con Maria Fittipaldi Menarini), con il suo Stuzzicoso di nonna papera allo Scoppolato, spadellato con vino Lady F Orpicchio dell’azienda Donne Fittipaldi prodotto a Bolgheri. A definire i premi di categoria ecco Primo Premio Fiore 1827 e Primo Premio Macelleria Fracassi. Il Primo Premio assoluto della Stampa, Premio Parmigiano Reggiano, Premio La Capannina sono andati a Marco e Elisabetta Rogai con la loro Zuppa inglese in campana abbinata ad un FloruS 2020 di Castello Banfi.

In giuria giornalisti, opinion leader, produttori di vino, ristoratori e chef per oltre 12 stelle Michelin tra cui Gianfranco Vissani e Riccardo Monco, primo chef di Enoteca Pinchiorri. I concorrenti erano dodici, suddivisi nelle quattro categorie di antipasti, primi, secondi e dolci; in abbinamento altrettanti vini: dal Friuli Eugenio Collavini, dall’Emilia Monte delle Vigne, dalla Toscana Cantine Lunae, Cecchi, Val delle Rose, Donne Fittipaldi, Castello Banfi, dall’Umbria Arnaldo Caprai e dell’estero lo Champagne Perrier Jouet. La manifestazione ha avuto Ideal Party come servizio di catering che in meno di tre ore ha servito con la sua squadra a 40 giurati 12 proposte gastronomiche cambiando 480 piatti e 12 vini sostituendo 480 calici da degustazione.

L’ospite più atteso è stato il panettone d’estate, naturalmente fuori concorso, prodotto da Fiore 1827, l’Azienda artigianale nata a Siena due secoli fa, su ricetta dello chef stellato Igles Corelli che, con competenza e passione ha voluto, appunto, “mettere le mani in pasta”.