L’azienda di Genova è specializzata in tecnologie fono assorbenti che ottimizzano la rumorosità del ristorante, ma anche in soluzioni per il risparmio energetico.
L’esperienza del ristorante genovese Le Cicale dove anche il titolare soffriva per il troppo rumore…
Una sera al ristorante, si chiacchiera, si cerca la tranquillità. Oltre alla cucina si vuole godere di un ambiente confortevole, rilassante, se non silenzioso certamente non rumoroso. Talvolta -spesso- ci si trova invece in un locale dove la cucina è di livello, ma il rumore incombe, si fa fatica ad ascoltare le voci dei propri commensali e alla fine il pranzo -o la cena- non si è rivelato un momento propriamente sereno, tranquillo.
La valutazione finale ne risentirà.
Per questo Gianmaria Pantella, Amministratore delegato di Gemacht, società specializzata in tecnologie fonoassorbenti e un’eccellenza nel sistema integrato di isolamento acustico e risparmio energetico per alberghi, ristoranti e locali pubblici in genere, sostiene che le guide che valutano ristoranti e hotel dovrebbero anche mettere in evidenza la rumorosità del locale: “Ad esempio, alberghi e B&b vogliono la certificazione per le classi energetiche, ma non esiste una classificazione per l’acustica. La sostenibilità sta diventando un elemento distintivo e in questo ricade la rumorosità. Sono convinto che tra qualche anno ci sarà un bollino che certificherà la classe acustica”.
Pantella l’argomento lo conosce bene, perché con la sua azienda interviene in diversi ambiti compresi i ristoranti dove “i problemi di acustica sono molto diffusi”. Per non parlare delle pizzerie dove di solito la clientela è più giovane, ci sono gruppi di amici e famiglie con bambini e i decibel salgono. Se in un locale manca la correzione acustica e si è a un tavolo con otto, dieci persone, si riesce a parlare solo con gli ospiti al proprio fianco e gli altri commensali proprio non si riescono a sentire. E poi c’è un problema di privacy: se è un incontro romantico, o l’argomento è delicato, o il pranzo è di lavoro, non si può alzare la voce per farsi ascoltare.
Il rumore, però, rimane ancora un aspetto molto sottovalutato dai ristoratori. Eppure basta poco per intervenire. In fase di progettazione è tutto più semplice ed economico, perché è sufficiente un controsoffitto fono assorbente. Ma in pochi ci pensano, è un elemento che fa ancora fatica a entrare nella mentalità di chi progetta un locale. Più spesso si interviene quando il ristorante è già avviato con interventi che consistono nell’incollare pannelli al soffitto o alle pareti con soluzioni estetiche adatte. “Studiamo come è fatto il locale e il livello di riverbero, perché non ci deve essere troppo silenzio, e poi decidiamo le soluzioni più adatte che possono anche essere abbastanza semplici, come delle tende che hanno la funzione di ridurre il riverbero”. Ma ci sono anche altri interventi, come elementi di arredo come luci e lampadari fono assorbenti. Oppure pannelli fasciati di stoffa posti tra una trave e l’altra, in una struttura antica, una soluzione molto in linea con il locale anche per quanto riguarda i colori più adatti: “L’arredamento e l’estetica non vengono stravolte, ma arricchite”, precisa Pantella.
L’intervento è rapido e può andare da 3-4 mila euro a 10 mila euro a seconda delle soluzioni adottate e dell’ampiezza dell’ambiente: “Ogni soluzione va disegnata sul locale a seconda dei colori e dell’arredamento: ci sono anche quadri fono assorbenti, come foto o loghi da attaccare al muro”. Si parte da un sopralluogo dei tecnici dell’azienda e dall’analisi del locale per studiare una soluzione ad hoc che riduca i decibel il cui livello ottimale è fra i 25 e i 40, mentre spesso supera i 100. Le soluzioni sono varie e danno risultati immediati e il locale diventa acustic friendly e si distingue per questo. I clienti apprezzano subito e il passaparola fra i ristoratori diventa un elemento di marketing: “E’ una questione di sensibilità e di rispetto per il cliente: se non si è trovato a proprio agio non tornerà in quel locale”.
Se ne è accorto anche Fabrizio Garbini, titolare de Le Cicale di piazza Leopardi, a Genova. Il bistrot, aperto 13 anni fa, propone una cucina semplice basata sulle tradizioni liguri, con materie prime di qualità, vini alla mescita, cantina di livello con bottiglie da 25 a 3.500 euro e un’ampia proposta di cocktail: dispone di due sale interne, ognuna di 35 coperti, e una esterna. D’estate si arriva anche a 130-140 coperti. All’interno ci sono 70-80 metri quadrati calpestabili e un arredamento con marmi, legno antico e ferro battuto. È un locale raccolto e accogliente che, però, da subito crea qualche problema al titolare che, poco dopo l’apertura, inizia ad avere problemi di sonno, dorme male. Le notti insonni non sono dovute all’andamento del ristorante, che da subito ottiene un buon successo, ma c’è dell’altro. L’esposizione al rumore, sgradevole per i clienti, diventa per lui un elemento pericoloso per la salute, fa male al ristoratore e al personale che trascorre molte ore in un ambiente rumoroso.
La soluzione arriva da Gemacht che verifica la situazione valutando l’impatto acustico e verificando come rimbalza il rumore, studiando le criticità. Verificata la situazione si passa ad applicare dischi di poliuretano particolare di diverse dimensioni e altezze riempiendo lo spazio destinato al controsoffitto. Sono dischi di diverse circonferenze che vanno da 50 centimetri a un metro e mezzo e offrono la possibilità di ovattare, riscaldare la sala con il contenimento del rumore di un ambiente dove sono presenti specchi, vetri e bottiglie che rifrangono ulteriormente il rumore. “La spesa è stata contenuta, sui 3-4 mila euro -commenta Garbini- e i benefici sono stati immediati, i clienti si sono accorti immediatamente del miglioramento acustico e di una maggiore piacevolezza dell’esperienza. E io ho ricominciato a dormire…”.
Gemacht offre uno sconto sull’intervento ai lettori di Food&Beverage