Nell’Italia delle migliaia di specialità e dei mille sapori Milano recita il ruolo di centro propulsore dei mercati, della somministrazione e delle tendenze enogastronomiche. L’enogastronomia meneghina, meno ricca di quelle di altre città italiane, si compone di veri e propri “must” autoctoni come il panettone, il risotto “giald” alla milanese (anche se lo Zafferano è un retaggio della dominazione Spagnola), l’ossobuco, la busecca (versione milanese della trippa), i mondeghili (le polpette “alla milanese”), l’insalata di nervetti e di tradizioni di altre gastronomie importate in seguito ad eventi storici che hanno coinvolto la città come la cotoletta alla milanese (conseguenza gastronomica della dominazione austriaca all’inizio del 1700).
Un patrimonio da preservare soprattutto nel suo elemento più semplice, quella michetta che, da prodotto della tradizione panaria austriaca è divenuto in oltre tre secoli di storia il “pane di Milano” ma che, negli ultimi anni, è progressivamente scomparso.
Perché dunque ripartire dalla michetta? Perché le sue caratteristiche organolettiche lo rendono il pane più semplice e digeribile della panificazione italiana; perché si presta come pochi altri prodotti di panificazione all’abbinamento con ogni farcitura, dai sapori semplici e straordinari dei nostri salumi al sapore unico dei nostri formaggi, dalle creme delle merende a misura di bimbi di ogni età come la nutella e le marmellate a prodotti provenienti da altre tradizioni enogastronomiche mondiali; perché è un meraviglioso simbolo di una Milano che si affaccia all’appuntamento con il mondo verso Expo 2015, di cui la michetta deve divenire un prodotto simbolo.
La michetta riparte da una bottega affacciata su corso di Porta Ticinese, culla della milanesità, presentandosi al pubblico con le sue prime dieci interpretazioni davvero per tutte le tasche. Mica male.
crediti foto: Mica-michetteria Milanese
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