Prodotto in sole 1.500 bottiglie, è oggi l’unica bollicina italiana a vedere la luce dopo 18 anni, spesi a maturare ed evolvere in cantina. Nato da un vigneto unico, Maso Pianizza, è un complesso ed elegante Chardonnay in purezza
Con il Giulio Ferrari Collezione il tempo è stato galantuomo. Grazie al tempo, infatti, il nuovo vino della Ferrari Lunelli, l’unica bollicina italiana a vedere la luce dopo 18 anni in cantina, spesi quasi tutti a evolvere e a maturare sui lieviti (la sboccatura è del febbraio 2013), ha sprigionato qualcosa di unico. A vincere la sfida con il tempo, il presidente Matteo Lunelli, con i cugini Alessandro, Camilla e Marcello che, nonostante potesse già contare sulle bollicine più premiate d’Italia, il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, ha deciso di puntare più in alto: “Come mio zio Mauro, che, nel 1972, per otto anni aveva nascosto ai fratelli alcune bottiglie in cantina, anche noi abbiamo provato a conservare quelle del 1995, sottraendole alla vendita -racconta Matteo Lunelli- La vendemmia del 1995 fu di eccezionale qualità, tanto da passare alla storia come l’annata del secolo per il Trentodoc. Quindi abbiamo pensato che sarebbe ancora stata in grado, dopo lunghi anni, di raccontare le nostre vigne e il nostro lavoro”. E così è stato.
Il Giulio Ferrari 1995 è frutto di un’annata perfetta e delle uve chardonnay di un singolo vigneto, Maso Pianizza, a 650 metri di altitudine: fu Mauro Lunelli, enologo e creatore dei vini Ferrari che, con grande lungimiranza, nel ’69, convinse il papà ad acquistarlo: 15 ettari di terreno calcareo esposti a sud ovest e circondato dai boschi, che dà solo 50 quintali di uva per ettaro. E’ un vino dalla personalità estremamente complessa e di grande eleganza: al naso il bouquet è ampio e ricco, con percezioni di lievito, note floreali e di frutta tropicale e aromi di agrumi, frutta secca, miele di acacia, cioccolato bianco, incenso e spezie; in bocca si allarga progressivamente in una pienezza che conquista e che ben si fonde con la freschezza che la sorregge; il finale è lungo e persistente. “E’ un vino che ci è stato regalato dalla seconda generazione -commenta Matteo Lunelli- da Gino, Franco e Mauro: fresco, complesso e rigoroso, è un’eccellenza frutto del territorio trentino”.
“Fu nel 1972 che cominciai a mettere via, ogni anno, un certo numero di bottiglie del Giulio Ferrari, di nascosto dai miei fratelli -confida Mauro Lunelli- e nel 1980, quando gliele feci assaggiare, rimasero stupiti, ma naturalmente, si arrabbiarono anche, perché le avevo sottratte alla vendita… Però, ne è valsa la pena”.
Fantastico compagno della tavola, nella cena del suo debutto a Larte (ristorante milanese ispirato dalla Fondazione Altagamma di cui Cantine Ferrari è socio e promotore) è stato splendidamente accompagnato al Riso Mantecato Trentigrana, mele e timo di Alfio Ghezzi della Locanda Margon, il ristorante stellato di casa Ferrari, e all’Agnello in parmigiana di melanzane, pizza di scarola e lasagnette di patate di Nino di Costanzo de Il Mosaico del Terme Manzi Hotel & Spa, sull’Isola d’ Ischia. “Il Giulio Ferrari Collezione 1995 è prodotto solo in 1.500 bottiglie numerate. Il nostro importatore cinese ha chiesto di comprarle tutte, ma abbiamo risposto di no: si troveranno in selezionati ristoranti ed enoteche”, spiega il presidente. E non finisce qui: intorno al “vino maggiorenne” nascerà il Club dei collezionisti di Giulio Ferrari.
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