Sono 146 milioni le bottiglie di spumante stappate in Italia nel 2013, di cui 5,6 milioni straniere (Champagne, Cava e altri), 20 milioni di metodo Classico o tradizionale e 120 di metodo italiano o Charmat. Dati che evidenziano un calo nei consumi interni per il terzo anno consecutivo. “Una perdita significativa si registra per lo Champagne (-16 per cento), per il metodo tradizionale italiano (-9 per cento) e per gli spumanti generici (-7 per cento), non di vitigni aromatici -Giampietro Comolli, presidente dell’Osservatorio economico nazionale dei vini effervescenti (Ovse)- Il calo generale dei consumi è del 3,7 per cento (4,9 per cento nell’horeca), mentre i valori al consumo segnano un +1,1 per cento per la Grande distribuzione”.
Nel mondo, invece, le bollicine italiane sono sulla cresta dell’onda. L’Italia ha prodotto 429 milioni di bottiglie con giacenze ridotte al minimo da anni. La prima stima dei consumi mondiali indica 285-295 milioni di bottiglie di provenienza italiana stappate nel 2013. Meno dell’1 per cento il metodo tradizionale, principalmente Trentodoc e Franciacorta, oltre il 99 per cento gli spumanti ottenuti con il metodo italiano divisi in tre brand: Asti Docg (21,7 per cento), Prosecco Docg e Doc per il 62%, altri spumanti generici per il 15,3 per cento. “I dati di consumo per macro-aree geografiche forniscono un quadro di sviluppo e di prospettiva futura -aggiunge Comolli- L’Europa si conferma leader con 170-175 milioni di tappi volati fra consumi domestici e fuori casa, l’Asia fra oceani Pacifico e Indiano ha stappato 56 milioni di bottiglie, 45 milioni in nord-centro America, 20 milioni in sud America e circa 10 milioni il continente sud-mediterraneo e medio Oriente”.
In Europa a volumi stabili di bollicine made in Italy, il valore cresce del 4 per cento. Performance eccezionali in Gran Bretagna e nord Europa, crescite più contenute in Austria, Polonia, Benelux; meno bene in Germania (forte calo dei volumi e leggera crescita valori), Francia, Spagna. In Asia, il Giappone ci aveva abituato a una buona ripresa nel 2012 che si è bloccata, idem i paesi sull’Oceano Indiano, mentre Cina, Russia, Indocina e Corea proseguono la crescita, meglio per il giro d’affari, fra il 4 e il 16 per cento, molto variabile da Paese e Paese. Oltre Oceano, gli Usa sono il primo mercato per le bollicine italiane
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