Per l’enologo Paolo Vagaggini “il 2013 è un’annata vecchio stile. Negli ultimi 7 anni si evidenzia uno sviluppo qualitativo verso l’alto dei vini di Montalcino”
Sicuramente non è stata una stagione facile per il vino quella del 2013, ma le quattro stelle assegnate alla vendemmia, durante la cerimonia alla Chiesa di Sant’Agostino, dimostrano l’impegno dei produttori di Montalcino di mettere a frutto l’esperienza e la competenza maturati in tanti anni di lavoro, e ottenere buone soddisfazioni anche in condizioni non ottimali. All’indomani della vendemmia, il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci l’aveva definita in tipico “stile Novecento”, con maturazioni graduali e tardive. Le aspettative sono per vini di qualità, dalla spiccata vocazione al lunghissimo invecchiamento e caratteri di estrema eleganza e finezza. Dopo una primavera e un inizio d’estate abbastanza piovosi, i mesi di settembre e ottobre sono stati buoni dal punto di vista meteorologico, con molto sole e un’ottima ventilazione, che hanno favorito la corretta maturazione delle uve, che presentano un buon equilibrio tra alcol e acidità. Sul piano della quantità, si è registrato un aumento del 10% rispetto al 2012.
Per Paolo Vagaggini, enologo di fama nazionale ed è uno dei massimi esperti mondiali di Sangiovese, che è intervenuto alla cerimonia di assegnazione delle stelle alla vendemmia, “il 2013 è un’annata vecchio stile, dai tempi di maturazione caratteristici del clima mediterraneo ben temperato, nel quale il Sangiovese trova la sua massima espressione. La maturazione delle uve, infatti, si è posticipata rispetto alle ultime vendemmie, privilegiando i profumi, l’eleganza dei tannini e l’acidità tipica delle raccolte degli anni Ottanta. Il confronto delle analisi sugli ultimi sette anni, dal 2007 al 2013, mostra che, pur con le evidenti differenze fra le tre grandi annate a cinque stelle (2007, 2010 e 2012) e le annate meno favorevoli, c’è stato comunque uno sviluppo qualitativo verso l’alto”. Vagaggini individua nei fattori climatici favorevoli il motivo della costante crescita qualitativa del Brunello, insieme a un miglioramento nelle tecniche impiegate dai produttori, mai invasive a livello vitivinicolo ed enologico. “Il monitoraggio svolto dal Consorzio mediante analisi settimanali di maturità fenoliche nella fase di fine maturazione –prosegue l’enolog – fornisce un servizio unico nel suo genere, al quale attingono i produttori per l’indicazione tecnica riguardo all’epoca di vendemmia e le successive fasi di vinificazione. Per mantenere saldo l’elevatissimo livello qualitativo raggiunto dal Brunello di Montalcino che l’ha portato ad essere uno dei vini più famosi ed apprezzati al mondo, credo sia fondamentale che i produttori continuino ad impegnarsi nel promuovere la sua immagine nella massima coesione e nell’affermazione di questo gioiello del made in Italy, inimitabile per territorio e riconoscibilità, e di quello straordinario vitigno che è il Sangiovese”.
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