L’estate 2014, che è stata tale solo sul calendario, si chiuderà con un calo delle presenze dell’1,4% come sintesi del -2,1% del turismo interno e di una sostanziale tenuta del turismo degli stranieri (+0,3%). La flessione delle presenze interne associata alla riduzione della spesa per presenza da 92 a 90 euro, dovuta principalmente all’effetto maltempo nelle destinazioni balneari, determina una contrazione dei consumi per oltre 1,1 miliardi di euro, in parte compensata dall’aumento dei consumi degli stranieri per 170 milioni di euro. Il bilancio della stagione è negativo per 982 milioni di euro. Unica eccezione le città d’arte dove la domanda risulta in crescita. La metà delle perdite si concentra inevitabilmente nei servizi di alloggio e di ristorazione, compresa quella in stabilimenti balneari e discoteche, dove la riduzione della domanda ammonta a 200 milioni di euro. Queste, in sintesi, le principali evidenze che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi della Fipe – Confcommercio per un primo bilancio sull’andamento del turismo estivo.
E dall’estate dipende, in gran parte, la performance dell’intero anno. E’ in questo periodo che si concentrano oltre i due terzi delle presenze turistiche effettuate dagli italiani in un anno. Per gli stranieri la componente stagionale è più attenuata e le presenze estive incidono sul totale per una quota al di sotto del 40%. Le ragioni di queste differenze sono da ascrivere al peso dei diversi turismi: soprattutto balneare per gli italiani, culturale per gli stranieri. Il risultato è che, in media, sei presenze su dieci si realizzano in soli tre mesi: luglio, agosto e settembre. Anche in termini di spesa l’estate è decisiva. Vale circa 39 miliardi di euro, 25 di consumi degli italiani e 13 di quelli degli stranieri. Da solo il mese di agosto vale 17 miliardi di euro. Città d’arte e turismo balneare sono le principali destinazioni turistiche estive. Rappresentano insieme oltre il 70% sia delle presenze che dei consumi.
Ecco perché il successo della stagione e possiamo dire anche dell’anno dipendono principalmente dall’andamento del turismo nelle destinazioni balneari ed in misura più contenuta, ma sempre importante, dall’andamento del turismo culturale. Nel primo caso i tre quarti delle presenze sono italiane, nel secondo cinquanta e cinquanta. Il turismo degli italiani è in profonda sofferenza. “La spending review delle famiglie – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe-Confcommercio imprese per l’Italia – ha impattato pesantemente sul turismo estivo peraltro già compromesso da condizioni climatiche inusuali per la stagione e da previsioni approssimative che in diverse circostanze hanno finito per scoraggiare persino chi era intenzionato a mettersi in viaggio. Per le imprese i bilanci si chiudono con il segno meno e per questo chiederemo all’Agenzia delle Entrate di tenerne conto nella revisione degli studi di settore in particolare per quei contribuenti, come gli stabilimenti balneari, che sulla stagione estiva basano in via esclusiva la propria attività”.
Dal 2008 ad oggi la quota di italiani che ha effettuato un viaggio per vacanza nel periodo lug.-sett. è scesa dal 48,2% al 38,2% della popolazione. Erano 29 milioni, sono diventati 23. Quindi gli italiani che non vanno in vacanza neppure in estate sono ben più dei 30 milioni di cui si è scritto e letto per l’intera estate. Una contrazione che non stupisce dinanzi all’aumento delle persone in condizione di povertà assoluta che dal 2008 al 2013 sono passate da 2,7 milioni ad oltre 6 milioni. Come si traduce tutto ciò in termini di viaggi, presenze e consumi? In sei anni i viaggi sono scesi di 16 milioni di unità, le presenze di 120 milioni. Ne risulta un prolungamento della permanenza media che passa da 9,1 del 2008 a 10 del 2014 che starebbe ad indicare un sostanziale ritorno degli italiani, complice la crisi, alla mono vacanza estiva. In termini di consumi sei euro su dieci si spendono per servizi di alloggio e di ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.).
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