Singoli o gruppi di amici, tutti con la passione per la birra artigianale. Ecco chi sono i Beerfirm, birrai senza impianto proprio (si appoggiano presso altre aziende per produrre birra con proprio marchio e ricetta) in rapida espansione in Italia: erano 56 nel 2013 e a distanza di un anno sono quasi triplicati con 160 presenze, secondo la ricerca presentata a Roma, in occasione di Fermentazioni, da Unionbirrai (Ub) e commissionata all’Osservatorio Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. ”Destinati a crescere esponenzialmente – afferma Unionbirrai – nell’86% dei casi sono propensi a fare di un hobby un vero e proprio business con un fatturato medio inferiore ai 100 mila euro annui, valore considerato lo spartiacque nel giro di affari della categoria. Il beerfirming nasce come scappatoia dalla disoccupazione o per semplice tributo a Cerere, quindi come reddito complementare rispetto ad un lavoro principale”. I beerfirm sono, nel 57% dei casi, imprese individuali o società semplici (solo il 20% è in grado di sostenere da 1 a 3 dipendenti). Il loro fatturato proviene, nel 62% dei casi, dalla mescita o distribuzione diretta e dalla vendita online, mentre il 38% si deve alla distribuzione indiretta tramite distributori di bevande.
L’85% di tali realtà non supera una produzione di 250 ettolitri e la gamma prevede un numero massimo di 5 birre prodotte; eccezion fatta per un buon 7% che supera i 700 ettolitri annui (pari a 100.000 bottiglie). “I motivi di tale fenomeno – conclude Simone Monetti, direttore generale di Ub – si radicano sul trend positivo della birra artigianale in Italia, su una maggiore cautela nel fare impresa, cercando di procrastinare l’investimento sull’impianto produttivo a quando ci sarà un volume di vendite tale da consentirne l’ammortamento; ma anche su un più difficile accesso al credito, che ha impedito a chi volesse acquistare il proprio impianto, di farlo”. La ricerca rileva inoltre come i brewpub, superata una certa soglia dimensionale, siano più propensi a generare introiti rispetto al modello del micro birrificio grazie al servizio di ristorazione annesso e al collocamento diretto del proprio prodotto sul mercato, oltre che a prezzi al litro sensibilmente superiori.
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