N°151 Dicembre

64 Food&Beverage | dicembre 2023 A Roma la pizza gourmet di Vincenzo Coccia MAESTRI Palazzo Rondanini ospita il nuovo locale di Vincenzo Coccia, pioniere della pizza d’eccellenza. Un’accoglienza di charme si sposa con la pizza tradizionale declinata nelle sue forme più contemporanee Rossella Cerulli Vico è un gioiellino di accoglienza storico-chic dove gustare una pizza da 110 e lode del maestro pizzaiolo Vincenzo Coccia. Questo locale è nato grazie ad Antonio Palumbo De Angelis, quarta generazione di albergatori campani, che ha voluto muoversi in grande con un professionista di alto livello collocando la sua “pizzeria” in un ambiente di raro fascino nel Palazzo Rondanini Una signora pizzeria. Per una volta l’espressione è sul serio pertinente. Perché Vico, il nuovo locale aperto nell’antico rione Sant’Eustachio, cuore profondo della Capitale, è un gioiellino di accoglienza storico-chic dove gustare una pizza 110 e lode. Napoletana Doc e gourmet. Ideata, lavorata e sfornata da un vero cultore della materia, il maestro pizzajuolo Vincenzo Coccia, alla sua prima esperienza extrapartenopea dopo 30 anni di successi mietuti con i suoi locali di Fuorigrotta, battezzati entrambi La Notizia (il nome fu ispirato dal film capolavoro di Orson Welles, Quarto Potere), una sterminata serie di consulenze nel mondo e promozioni: se l’arte dei Pizzaiuoli Napoletani è dal 2017 Patrimonio Unesco è anche merito suo. La verità è che la bistrattatissima Roma non finisce mai di stupire: capace com’è di svelare palazzi, atri e scuderie scampati agli stravolgimenti urbanistici. E di offrire location impensabili, da tirare a lucido dopo decenni di incuria. A scoprire quella di Vico ci ha pensato Antonio Palumbo De Angelis, quarta generazione di albergatori campani (sono loro i capresi Tiberio Palace e la Residenza e il Vilòn della capitale), forte propensione all’accoglienza tailor-made di lusso e fiuto per le residenze avite. Che scovato in totale abbandono il pianterreno (stravincolato) di Palazzo Rondanini, voluto a inizi ’500 dal cardinale Thomas Wolsey, emissario a Roma di Enrico VIII d’Inghilterra ai tempi dello scisma con Santa Romana Chiesa, se ne innamora all’istante. Decidendo di coinvolgere Vincenzo Coccia nella nuova attività. “Se non avessi trovato questo posto forse avrei aperto un ristorante in un albergo -spiega De Angelis- ma il locale si sposava alla perfezione con la filosofia di famiglia: che è quella di ridare vita a posti che sono sempre esistiti, ma sono suscettibili di evolversi nel tempo. Un po’ come la pizza: c’è da tempo immemorabile, ma si è trasformata negli anni”. Nasce così, sotto le lunette affrescate e lo stemma dei Tudor, una nuova formula di locale: nel quale si sposano due know how diversi, quello dell’ospitalità di charme e quello della pizza tradizionale, declinata nelle sue forme più contemporanee. Nel segno di una nuova frontiera che vede le pizzerie diventare locali à la page. Coccia ci mette del suo: a parte il nome (Vico sono le sue iniziali), questo artigiano porta a Roma la sua esperienza di primo pioniere della pizza gourmet: nella quale gli impasti, grazie a una selezione maniacale delle materie prime, danno vita a una massa soffice capace di accogliere ingredienti nuovi e alternativi. “Ho avuto la fortuna di arrivare nella fase di passaggio fra la tradizione popolare e quella più moderna nella quale si è affermata una pizza di alta qualità, piatto unico di livello e non più figlio di un dio minore. È stato uno sdoganamento a tutti gli effetti -afferma Coccia- Cosa portiamo a Roma? Solo il meglio: pensiamo infatti che la nostra pizza debba rispecchiare la bellezza e la bontà della Campania Felix e dell’Italia tutta”.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==