N°151 Dicembre

94 Food&Beverage | dicembre 2023 Fino al 10 gennaio 2024 Futurismo Italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento è una mostra particolare che vuole mettere in evidenza una nuova prospettiva del Futurismo legata al Meridione. Allestita nella sede di Palazzo Lanfranchi del Museo Nazionale di Matera che l’ha promossa in collaborazione con la Direzione regionale Musei Veneto-Museo nazionale Collezione Salce, l’esposizione è stata ideata dalla direttrice del Museo materano Annamaria Mauro e da Daniele Ferrara ed è curata da Massimo Duranti. La mostra vuole rileggere la prospettiva culturale e territoriale del Mezzogiorno come luogo privilegiato del Futurismo, non solo attraverso gli aderenti al Movimento originari del Sud, ma anche per avere ospitato fra Capri, Napoli, Salerno, Bari e Palermo numerose mostre dei suoi esponenti. Sono circa 130 opere divise in quattro sezioni per un percorso che parte da I fondatori del Futurismo: prima presenza dedicata ad autori della stagione eroica del Movimento che esposero alla Galleria Sprovieri di Napoli nel 1914, ma che non furono necessariamente firmatari del Manifesto di Marinetti. Spicca in questa prima sezione l’opera Riflessi di luci sulla città del 1918 realizzata da Joseph Stella, un artista che si aggregò ai firmatari dei manifesti pur essendo attivo da lontano, infatti, da Muro Lucano, dove era nato, si era trasferito negli Stati Uniti appena maggiorenne e aveva avuto modo di farsi conoscere per il suo talento pittorico, tanto da essere definito “il primo futurista d’America”. Celebre la sua affermazione: “Io ho visto il futuro, ed è buono. Noi spazzeremo via le religioni del vecchio, e ne cominceremo una nuova”. In Riflessi di luci sulla città con grande maestria Stella riesce a fondere armoniosamente gli elementi architettonici con quelli naturali grazie a ben studiate pennellate di colore che sembrano dominare sulla figura umana presente in mezzo alla strada. Importante la presenza di ben venticinque manifesti futuristi tra cui la Copertina del Manifesto dei Musicisti Futuristi del 1912 realizzata da Umberto Boccioni, nato, tra le altre cose, a Reggio Calabria. La seconda sezione della mostra è intitolata Inizio dei rapporti tra futuristi e i Luoghi del Futurismo e vuole mettere in evidenza gli stretti rapporti che Depero e Prampolini crearono con Capri. Dell’artista modenese è presente Costruzione spaziale-paesaggio, del 1919, che combina forme astratte e geometriche al fine di creare un senso di dinamismo accentuato dal cromatismo. Dall’arte meccanica all’aeropittura-Dall’arte sacra all’idealismo cosmico è, invece, il titolo della terza sezione che esplora il periodo dal 1925 al 1940 nel quale il Mezzogiorno è pervaso da un fermento che porta il Futurismo a essere protagonista in tutte le regioni. Ali Tricolori, del 1932, del montenegrino Tullio Crali, è una testimonianza magistrale dell’aero-dinamismo futurista in cui porzioni di cielo attraversati da un CULTURA&GUSTO A Matera sono esposte circa 130 opere divise in quattro sezioni. Una rilettura del movimento con artisti che non furono necessariamente firmatari del Manifesto di Marinetti Irene Catarella Il Futurismo ha anche un volto meridionale La mostra di Matera riscopre l’importanza del Mezzogiorno nello sviluppo del Futurismo con opere come quella di Enrico Prampolini “Costruzione spaziale-paesaggio”, un olio su tela del 1919, sopra; a destra, di Pippo Rizzo “Il nomade”, del 1929. Nella pagina seguente “Ali Tricolori”, olio su tela di Tullio Crali. Dipinto nel 1932, il quadro è una delle opere che in quel periodo si ispirarono alla meccanica e agli aerei

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