N°152 Febbraio Marzo

10 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 1985-2016, dieci annate di Brunello Poggio all’Oro Barbara Amati Accanto al banco d’assaggio, al Banfi Day di Milano l’azienda toscana ha proposto una verticale di annate rare del gioiello di Castello Banfi che ha fatto conoscere il Brunello nel mondo Al Banfi Day, al The Westin Palace Hotel di Milano, un banco di assaggio ha offerto in degustazione oltre 30 etichette delle Denominazioni toscane e piemontesi delle aziende di proprietà del Gruppo: dal Brunello di Montalcino agli spumanti Alta Langa, dal Bolgheri al Vermentino della Maremma al Chianti e al Chianti Classico. Un’occasione preziosa per proporre anche una verticale del gioiello di Castello Banfi, il Brunello di Montalcino Docg Riserva Poggio all’Oro, prodotto solo nelle grandi annate. A fare gli onori di casa, Cristina Mariani-May, terza generazione della famiglia proprietaria di Banfi, Rodolfo Maralli, presidente di Banfi Srl e della Fondazione Banfi, ed Enrico Viglierchio, direttore generale. Banfi nasce a Montalcino nel 1978 grazie ai fratelli italoamericani John e Harry Mariani al cui fianco c’era Ezio Rivella, uno dei più grandi enologi-manager (scomparso a gennaio) il quale ritenne che per la ricchezza del suolo e la privilegiata posizione i territori acquisiti avrebbero avuto grandi potenzialità di sviluppo. La tenuta Banfi si estende a sud di Montalcino su 2.830 ettari, un terzo dei quali è coltivato a vigneto, principalmente sangiovese. Ingenti investimenti in vigna e in tecnologie, ricerca e sperimentazione, lungimiranza e capacità di produrre un vino d’eccellenza hanno dato valore al territorio, come ha ricordato Maralli, in azienda fin dai primi anni: “Rivella e Mariani avevano un progetto visionario e avviarono uno dei primi progetti di zonazione per capire come interpretare il territorio creando a Montalcino un polo d’eccellenza con l’obiettivo di portare il Brunello dalla cantina ai mercati di tutto il mondo. Furono dei pionieri, anche dal punto di vista della condivisione e del rispetto per il territorio e le persone che ci lavorano. Banfi e Montalcino hanno un legame indissolubile”. La degustazione di dieci millesimi storici del Brunello Poggio all’Oro dalla prima annata prodotta, la 1985, alla 2016, ha permesso di cogliere tutte le sfumature del sangiovese. Poggio all’Oro nasce in un vigneto di 18 ettari a 229 metri sul livello del mare su suoli ciottolosi e con poca argilla. Un Brunello che ha una durata lunghissima nel tempo, anche 40 anni. Il 1985 è molto elegante, con profumi ampi, in bocca vira su note dolci, ha tannini intensi, è carezzevole, vivo e succoso. Il 1988 sembra più maturo dell’85, è snello e scorrevole, ha note da guscio, rabarbaro e china. Il 1990 ha una marcia in più, è elegante ed equilibrato, con note balsamiche e di frutta e un legno molto piacevole. Il 1993 assomiglia un po’ all’88, con toni di guscio, un’impronta balsamica, ma è più tattile e gustoso. Il 1997 è vivace, solare, potente e morbido, con profumi di fondi di caffè, viola e spezie. Il 2004 svela in bocca la dolcezza dalla concentrazione di frutta, è irruente, con note di vegetale secco, corteccia e fungo, molto equilibrato. Il 2010 al naso è ancora un po’ chiuso, ha un’impronta quasi terrosa, in bocca è morbido, succoso e molto piacevole come il 1990. Il 2013 svela una spezia dolce, ha un’eleganza sottile, è verticale nell’acidità e nei tannini. Il 2015 è molto elegante, con un’irruenza di tannini e alcol: in futuro si esprimerà ancora meglio. La 2016 è un’annata potente, con tannini morbidi, scorza d’agrume e note terrose. DEGUSTAZIONI A fare gli onori di casa alla degustazione verticale c’erano i vertici di Banfi. Da sinistra, Rodolfo Maralli, Cristina Mariani-May, Artur Vaso, Enrico Viglierchio e il sommelier Fabio Scaglione. A destra, le dieci bottiglie in degustazione del Brunello di Montalcino Docg Riserva Poggio all’Oro: potente e morbido, svela le sfumature tipiche di questo vino, scorza d’agrume e note terrose

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