N°152 Febbraio Marzo

94 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 Determinata come le eroine che ha dipinto, artista dal talento eccezionale le cui pennellate sembrano donare vita reale al colore e ai personaggi delle sue opere, vittima di violenza che ha ottenuto giustizia per lo stupro subito, Artemisia Gentileschi è una delle pittrici più carismatiche della storia dell’arte. A lei, icona della donna realizzata professionalmente in un’epoca maschilista come è stato il Seicento, prima esponente del mondo femminile a essere ammessa in un’accademia delle Arti del Disegno, è dedicata la mostra Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione a Palazzo Ducale, a Genova, fino al 1°aprile. Non è un caso che la Superba sia stata scelta come luogo di allestimento della mostra: infatti, non solo Orazio Gentileschi vi lavorò, ma, anche se non vi è certezza che Artemisia lo abbia raggiunto, alcune tele importanti della pittrice sono giunte in città. Curata da Costantino D’Orazio, organizzata dallo staff di Arthemisia in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, il Comune di Genova e la Regione Liguria, l’esposizione fa parte del progetto L’Arte della solidarietà realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra, grazie al quale una parte degli incassi sarà devoluta per la tutela della salute delle donne. Dieci le sezioni che costituiscono un percorso esaustivo sull’arte della pittrice romana figlia di Orazio Gentileschi, uno dei pittori più celebri del periodo che aveva preferito assumere il cognome della madre, scelta che può apparire segno inconsapevole e premonitore dell’importanza che la sua discendente avrebbe avuto. Nella prima sezione Giovinezza e maturità di Artemisia si sottolinea come la rappresentazione dell’episodio biblico di Susanna insidiata dagli anziani apra e chiuda la sua attività pittorica in quanto dipinto sia nel 1610 che nel 1649. Susanna e i vecchioni, del 1610, è considerata la prima opera di Artemisia appena diciassettenne realizzata sotto lo sguardo del padre, il primo a intuire l’immenso talento della figlia. Susanna è l’emblema della fanciulla innocente che si riscatta dopo essere stata accusata ingiustamente di adulterio da due anziani ai quali lei aveva rifiutato di concedersi. Condannata a morte, la giovane verrà salvata dall’intervento del profeta Daniele, allora fanciullo, che svelerà l’iniquità dei due uomini i quali, interrogati separatamente, indicheranno due alberi diversi sotto cui avrebbero visto compiersi il presunto tradimento. È possibile che Artemisia abbia dipinto questa scena, perché avesse già a cuore il ruolo mortificato delle donne nella società, dato che non può essere legata alla sua vicenda personale in quanto solo nel 1611 Agostino Tassi, collega del padre che lo affiancherà alla figlia come maestro di prospettiva, abuserà di lei e sarà condannato per non aver potuto compiere il matrimonio riparatore essendo già sposato. Mentre i due spregevoli personaggi incombono affacciandosi da una balaustra, la Susanna di Artemisia viene dipinta nuda perché, secondo il passo tratto dal libro di Daniele, insidiata in procinto di fare un bagno, mentre evidenzia con CULTURA&GUSTO Prima donna a essere ammessa in un’Accademia delle Arti del Disegno, è la protagonista della mostra a Palazzo Ducale, a Genova. Un percorso completo dell’arte della pittrice romana del ’600 Irene Catarella Il genio femminile di Artemisia Gentileschi La mostra, visitabile fino al 1°aprile, si articola in dieci sezioni che raccontano il percorso dell’artista romana figlia di Orazio Gentileschi, uno dei pittori più importanti dell’epoca. Qui sopra, “Maddalena”, del 1635, e, a destra, uno dei quadri più famosi di Artemisia, “Susanna e i vecchioni”, del 1610, considerata la prima opera dell’artista. Nella pagina seguente, un altro dipinto molto conosciuto, “Giuditta e Abra con la testa di Oloferne”, del 1640-45

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