N°154 Giugno Luglio

50 Food&Beverage | giugno-luglio 2024 Un tavolo e dodici clienti la scommessa di Micol VERONA Un esperimento inedito all’Antica Amelia Bistrot, nato anche per far fronte alla difficoltà di trovare personale affidabile, mette al centro la condivisione. Si pranza e si cena con degli sconosciuti. E tutto ruota intorno a Micol Zorzella Clementina Palese Micol Zorzella ha aperto il suo ristorante nel 2017 a Verona, rilevando la storica Antica Amelia, dal nome della fondatrice di una locanda nata oltre un secolo fa. Nel 2020 il trasferimento nel quartiere Sottoriva in un suggestivo negozio di antiquariato. In febbraio la chef ha inaugurato la nuova formula The Table L’ aspetto è dolce, il sorriso aperto e lo sguardo diretto di una persona volitiva. Micol Zorzella accoglie gli ospiti nel suo Antica Amelia Bistrot dove ha accettato la scommessa di adottare un format forse più adeguato alle metropoli che a città di medie dimensioni come Verona. Città che sono splendidi scrigni di storia percorsi da fiumi di turisti, ma sostanzialmente con una mentalità provinciale. La scommessa si chiama The Table: un unico grande tavolo in cui dodici persone al massimo condividono tra loro, che si conoscano oppure no, la proposta gastronomica di Micol che è l’unica e attenta figura in sala. Una soluzione che disintermedia la relazione tra ospiti e chef e mette al centro la condivisione tra commensali, non senza alcune criticità che l’attento sguardo della giovane cuoca coglie. La risposta di Micol alla crisi della ristorazione è arrivata il 7 febbraio scorso con la riapertura del suo ristorante nel cuore storico della città scaligera dove ci si addentra nella sua parte più antica e le strade assumono il nome di vicolo. Eliminati i dieci tavoli preesistenti intorno ai quali si accomodavano 24 persone nella bella sala di un palazzo del ’500, tra piazza Erbe e via Sottoriva, a due passi dall’Adige, ha fatto il suo ingresso “il tavolo”. Quello che l’ha accompagnata in un destino quasi tracciato sin da bambina e fino all’età adulta, regalo di matrimonio della nonna, dove ha progettato il suo primo ristorante nel 2017 rilevando l’Antica Amelia. Un restauro del legno vissuto e l’aggiunta di una cornice in ferro nero che lo amplia, aggiungono al tavolo un tocco di modernità. Al centro, a creare un ponte, ma anche un ostacolo da superare tra commensali dirimpettai, composizioni decorative, presepi di cortecce e fogliame o di fiori ed erbe, adornati da oggetti ruvidi di pietra o raffinati di porcellana. L’idea di proporre la propria cucina a un’unica tavolata da dodici persone è scaturita dalla difficoltà di trovare personale affidabile, acutizzatasi dopo la pandemia, e dalla consapevolezza di quanto la sua presenza tra i commensali potesse essere un catalizzatore di socialità dopo una notte di San Silvestro che l’ha vista molto presente in sala. “Ho deciso di mettermi in gioco in prima persona nel vero senso della parola -sottolinea- affrontando la difficoltà di far comprendere questa formula, perché non siamo a Berlino. A volte al tavolo si crea un’atmosfera bellissima, ma capita anche che chi arriva vada via, perché vuole la propria intimità”. L’ambiente, abbracciato da pareti di mattoni rossi a vista, resti di affreschi e travi di legno, è confortevole e riscaldato dalla musica che proviene da un giradischi su cui girano vinili vintage di generi svariati, dall’opera al jazz, dalla musica leggera a quella di atmosfera di Fausto Papetti, in un cortocircuito con le sculture orientali di terracotta poste nel cortile interno del

RkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==