PER I PROFESSIONISTI E GLI APPASSIONATI Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. Legge 27/02/2004 N. 46) Art.1 – comma 1, LO/MI Mensile • Anno XIX • N°152 Febbraio-Marzo 2024 SPECIALE Mercato del vino in fermento Novità dalle aziende CLASSY WINES Tsarine, true elegance Fototeca CIVC
Ribolla Gialla Spumante Millesimo 2019 Il fascino del metodo Collavini collavini.it
3 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 EDITORIALE Barbara Amati amati@foodandbev.it i Il futuro è qui Fino a poco tempo fa l’intelligenza artificiale sembrava una tecnologia del futuro. Poi è arrivata ChatGpt e l’intelligenza artificiale, IA, è diventata, oltre che generativa e quindi capace di creare contenuti, elemento del reale, del nostro quotidiano. La sua incredibile potenza si dispiegherà meglio nei prossimi mesi e anni, ma già ora si pone il problema di come utilizzarla. Ad esempio, nella ristorazione, un settore che fino a oggi di tecnologia non ne ha masticata moltissimo. L’Osservatorio Ristorazione ha provato a capire cosa potrà succedere con il rapporto “Tecnologia in Ristorazione. Scenari e Opportunità” che ha sondato un campione estratto dalla banca dati della web app per le prenotazioni Plateform. Un pubblico già orientato verso la tecnologia, quindi, e infatti si afferma che il 2023 verrà ricordato come l’anno della “diffusione capillare dell’intelligenza artificiale”. Quattro ristoratori su dieci dichiarano, infatti, di aver fatto uso di strumenti riconducibili all’IA e per il 2024 il 73% dichiara di volerne implementare o potenziare l’uso. Un po’ eccessivo, forse, visto che il rapporto Fipe 2023 affermava: “Da molti anni in Italia la digitalizzazione dell’horeca procede con lentezza a causa dell’elevato numero di imprese che non consente di sfruttare al meglio i benefici di scala della tecnologia e di sostenere le spese necessarie alla sua implementazione. Ancora pochi esercenti ricorrono a sistemi di Crm o a strutture di servizio clienti digitalizzate (principalmente grandi catene)”. Qui, però, non ci interessa discutere i dati dell’indagine, quanto estrapolarne gli elementi più interessanti che riguardano l’utilizzo dell’IA. Gran parte degli intervistati ha utilizzato ChatGpt o strumenti simili per velocizzare o migliorare la stesura di testi. Un numero minore vi ha fatto ricorso per la descrizione dei piatti, la stesura di procedure interne, la ricerca di informazioni e dati. Sette ristoranti su dieci hanno dichiarato che impiegheranno o potenzieranno l’utilizzo di intelligenza artificiale nei prossimi mesi con chatbot e strumenti generativi di foto e video, per proporre contenuti sempre più calibrati sul gusto dei clienti. Ad esempio, i menu digitali, magari aggiornati in tempo reale, con informazioni maggiori rispetto a quelli cartacei. E poi c’è il dietro le quinte, la cucina con software gestionali più sofisticati grazie all’IA e la robotica con forni che possono ulteriormente migliorare le performance, non certo sostituendo il cuoco, ma gestendo preparazioni più semplici e quindi permettendo al personale di cucina di avere più tempo a disposizione per operazioni più complicate. Tutto questo condito con una robotica sempre più in grado di portare a termine operazioni ripetitive e noiose. Ci vorrà del tempo prima che l’industria tecnologica traduca il potenziale dell’IA in nuove funzionalità da adottare nei ristoranti, ma non poi così tanto, e questo si potrà tradurre in un aumento della produttività la cui stagnazione è uno dei problemi della ristorazione nostrana. Perché questo appare, almeno fino a oggi, il grande potenziale dell’IA. Creatività in cucina ne abbiamo parecchia, è inutile favoleggiare sulla scomparsa del cuoco a favore di un robot, mentre c’è molto bisogno di strumenti intelligenti per lavorare meglio e con maggiore profitto. L’avvento dell’IA, se ce ne fosse bisogno, conferma che siamo da tempo entrati nell’era della formazione continua dove il tempo per rilassarsi è poco, perché bisogna stare sempre sul pezzo. Il futuro è già qui. L’arrivo dell’intelligenza artificiale riguarda anche la ristorazione. In attesa che lo strumento dispieghi la sua potenza bisogna cercare di capire come può essere utilizzato in cucina
4 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 SFIZIOFOOD SOMMARIO 3 EDITORIALE Intelligenza artificiale, il futuro è qui Barbara Amati 10 BRUNELLO 1985-2016, 10 anni di Poggio all’Oro Barbara Amati 15 EVENTI A Monza l’Italian Taste Summit Giovanna Moldenhauer 23 MILANO Casa Bi, il gusto per lo chic Francesco Torlaschi 27 SICILIA Serra Ferdinandea, oasi biodinamica Barbara Amati 31 FOOD PAIRING I vini di Colline Albelle con chef Conti Barbara Amati 44 COVERSTORY Classy Wines, Champagne e fine wines Barbara Amati 46 VENEZIA La tradizione rinnovata del Local Federica Belvedere 48 ALTA LANGA Vite Colte, specialisti dell’Alta Quota Barbara Amati 50 FIRENZE 13 chef per la Club Sandwich mania Federica Belvedere 52 CHAMPAGNE La Grande Dame Rosé 2015 a Orma Barbara Amati 54 ROMA L’Hostaria Po trasmette emozioni Rossella Cerulli 56 FOCUS Debutta l’Amarone 2019 Barbara Amati 62 CHEF Dario Nuti, l’alfiere della pasticceria Rossella Cerulli 64 REGOLE Champagne, l’arte dell’abbinamento Barbara Amati 66 UMBRIA A L’Acciuga la gentilezza di Lagrimino Marco Gemelli Direttore Responsabile Barbara Amati - amati@foodandbev.it Redazione redazione@foodandbev.it Collaboratori di Redazione Federica Belvedere Luigi Ferro, Bibi Monti Collaboratori Andrea Ballestra, Paolo Becarelli, Donatella Bernabò Silorata, Elena Bianco, Germana Cabrelle, Manuela Caspani, Irene Catarella, Rossella Cerulli, Giulia Marcucci, Cinzia Meoni, Gianni Mercatali, Giovanna Moldenhauer, Carla Pacelli, Clementina Palese, Gio Pirovano, Max Rella, Loretta Simonato, Francesco Torlaschi, Micaela Zucconi Foto Marco Antinori, Helenio Barbetta, Gabriele Basilico, Alberto Bernasconi, Paolo Biava, Alberto Blasetti, Roberto Bosi, Nicolò Brunelli, Stefano Butturini, Sergio Coimbra, Fabbio Cravarezza, Marco Curatolo, Stefano Delia, Andrea Di Lorenzo, Giada Diotto, Davide Dusnasco, Davide Dutto, Foto Ennevi, Fototeca Civc, Gabriella Gargioni, Alessandra Farinelli, Adriana Forconi, Giuseppe Ghedina, Luca Maraglia, Gaja Menchicchi, Susi Mezzanotte, Daniele Nalesso, Michele Nastasi, Massi Ninni, Paolo Pansini, Marco Parisi, Mattia Pellizzari, Sandra Pilacchi, Beatrice Pilotto, Francesco Piras, Dani Porcaro, Eleonora Proietti, Max Rella, Helmuth Rier, Jacopo Salvi, Federica Santeusanio, Stefano Scatà, Giorgio Schirato, Valentina Sommariva, Matteo Steinbach, Andrea Straccini, Mike Tamasco, Benedetto Tarantino, Leo Torri, Paolo Valentini, Lido Vannucchi, Francesco Vaona, Marco Varoli, Edoardo Vaccaroli, Jacopo Ventura, Gabriele Zanon Responsabile Amministrativo e Commerciale Aldo Ballestra ballestra@febeditoriale.com Grafica, impaginazione e stampa Gierre Print Service Srl via Carlo Goldoni 1 - 20129 Milano Editore F&B Editoriale Srl - P.I. 05605300960 Registrazione Roc n°15455 del 04/07/2007 Reg. al Trib. di Milano n. 720 del 27/9/2005 Venerdi 1 Marzo Abbonamento Italia 6 numeri € 24
5 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 68 SPECIALE Come cambia il mercato del vino Clementina Palese 78 RISTORANTI Da Josè, la Nuova cucina vesuviana Federica Belvedere 80 OSPITALITÀ Il fascino antico dell’Hotel Cortina Elena Bianco 82 POSITANO La cucina mediterranea di Villa Magia Federica Belvedere 84 SFIZIOFOOD Il versatile orzo fra zuppe e contorni Elena Bianco 90 LUCCA H&G, il Coffee Lounge di Arianna Manuela Caspani 92 QUARTIERI ALTI Lupaia, una casa accogliente Micaela Zucconi Direttore Responsabile Barbara Amati Redazione via Carlo Poerio 2 20129 Milano +39 327 299 9556 FOOD&BEVERAGE ONLINE www.foodandbev.it Seguiteci su Food&Beverage vi dà appuntamento al 29 aprile 2024 152 FEBBRAIO - MARZO 2024 ANNO XIX ATTUALITÀ 8 Uomini e Vigne 18 Novità da stappare 20 Food valley 32 Lodge & Spa 34 Business News 94 Cultura e Gusto 96 Verità nascoste RUBRICHE 6 Chez… chef 38 Mondo in pentola 88 Spiritbarman 98 Buona lettura
6 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 … Chef Luca Landi Lunasia, Hotel Plaza e de Russie Viareggio (Lu) A casa tua chi cucina? Cucino io quello che mia moglie e le mie figlie preferiscono mangiare Il tuo piatto preferito? La grigliata, di carne, di pesce o di verdure La ricetta che ami di più cucinare? Gli gnudi toscani, ne vado ghiotto in qualsiasi salsa Una cenetta in pace: cosa ti prepari? Spaghetti alla Carbonara, veloce e succulenta La ricetta per conquistare è... Vaporata di crostacei con crudités di frutta e verdura La tua cucina in una parola... D’identità Il piatto che ti ha sorpreso di più? Lo shirako, lo sperma del pesce Fugu (pesce palla) grigliato e glassato. Assaggiato da Riugin a Tokyo Qual è il ristorante dove ti rifugi quando non vuoi cucinare? Trattoria il Bernardone vicino a Camaiore Da quale collega vorresti andare a cena? Gianluca Gorini… presto ci andrò Per quale collega ti emozionerebbe cucinare? Joan Roca del Celler de Can Roca Con chi faresti uno scambio di ristoranti? Con il Combal Zero di un tempo, per affinità Per quale personaggio reale o di fantasia ti piacerebbe cucinare? Di fantasia per Egò di Ratatouille, reale per Angelo Paracucchi, per ringraziarlo di ciò che sono oggi Se non avessi fatto il cuoco... Il restauratore di mobili Hai un budget illimitato: un ristorante a... Viareggio Il guanto della sfida a chi lo lanceresti? A Ferran Adrià … Chef Roy Caceres Orma Roma A casa tua chi cucina? Mia moglie e ogni tanto io nel weekend Il tuo piatto preferito? La trippa in generale La ricetta che ami di più cucinare? Un piatto della tradizione colombiana, Ajiaco, una zuppa con patate, mais, pollo e avocado, servita con riso bianco Una cenetta in pace: cosa ti prepari? Il riso bianco tipico del Sudamerica con le uova fritte La ricetta per conquistare è... Un ceviche con il peperoncino La tua cucina in una parola... Passione Il piatto che ti ha sorpreso di più? La pizza ai Masanielli da Francesco Martucci Qual è il ristorante dove ti rifugi quando non vuoi cucinare? Da Carnal, a Roma Da quale collega vorresti andare a cena? Dai fratelli Capitaneo da Verso, a Milano Per quale collega ti emozionerebbe cucinare? Per Pier Garnier Con chi faresti uno scambio di ristoranti? Con il ristorante Diverxo di Madrid Per quale personaggio reale o di fantasia ti piacerebbe cucinare? Amo il basket, quindi per Michael Jordan Se non avessi fatto il cuoco... Mi piace lavorare il legno, quindi forse avrei fatto il falegname Hai un budget illimitato: un ristorante a... Immerso nella campagna, con l’orto e gli animali Il guanto della sfida a chi lo lanceresti? Non saprei, non sono uno che lancia le sfide Ci stupiscono, ci emozionano, ci fanno scoprire sapori nuovi e inaspettati, dando vita ad abbinamenti creativi o perfezionando piatti della tradizione; ma gli chef cosa mangiano? Che segreti nascondono? Quindici domande per scoprire i “vizi privati” dei grandi cuochi a cura di Carla Pacelli CHEZ…
www.serenawines.it serenawines1881
8 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 UOMINI&VIGNE SPIRIT Altitude, limited edition di Belvedere Vodka Belvedere Vodka Altitude è la limited edition della vodka ultra premium. Nel nuovo packaging di Altitude le cime innevate prendono il posto del Palazzo Reale di Varsavia simbolo del brand polacco, mentre i rami del suo emblematico albero si ricoprono di neve. Piccoli dettagli resi più evidenti dalla nuova tonalità della bottiglia che vira nei caldi toni dello Champagne e dell’oro rosa per ricordare le cime delle Dolomiti. Realizzata con segale polacca e acqua purissima e distillata con un processo a fuoco, Belvedere Vodka è prodotta in una delle distillerie polacche più longeve al mondo, fondata nel 1910, e rende omaggio a oltre 600 anni di storia nella lavorazione artigianale della segale per la produzione di una straordinaria vodka dal sapore deciso e dal carattere intenso. Il suo gusto è strutturato ed elegante con sentori di mandorla, vaniglia e pepe bianco, e al palato svela un delicato e morbido sapore che si espande in un finish fresco e puro. Perfetta da degustare sia liscia, sia in cocktail, Belvedere Altitude è disponibile anche nelle principali stazioni sciistiche italiane in cocktail bar, night club, ristoranti e chalet ad alta quota. CHIANTI CLASSICO Il Consorzio festeggia 100 anni alla Collection Numeri record per la Chianti Classico Collection. L’evento che ha inaugurato i 100 anni del Consorzio più antico d’Italia ha visto alla Leopolda di Firenze a metà febbraio la partecipazione di 211 aziende del Gallo Nero -un nuovo primato- che hanno presentato le ultime annate di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione: complessivamente erano in degustazione 773 vini; ad assaggiarli, 2 mila operatori di settore e 350 rappresentanti della stampa nazionale e internazionale, a cui si sono aggiunti anche 460 appassionati. “È il territorio che fa la differenza, ma è fondamentale anche il rapporto tra i fattori naturali e le persone, uomini e donne, che sono riusciti a mettere a frutto il dono offerto da madre natura -ha detto Giovanni Manetti, presidente del Consorzio, nella foto- Questo è quel quid in più, l’intreccio magico fra natura e uomo, che ci permette di produrre vini unici al mondo. L’auspicio è che i vini Chianti Classico possano esprimere sempre più il territorio, ma anche, sempre di più, l’anima”. Fondato nel 1924 da 33 viticoltori, il Consorzio dopo cento anni rappresenta 500 aziende che continuano a portare avanti i valori dei fondatori. Una grafica accattivante ha caratterizzato questa edizione speciale della Collection, con un collage di foto che testimoniano e ripercorrono l’attività del Consorzio negli anni, immortalando alcuni dei momenti salienti della sua storia e delle persone che hanno contribuito a realizzarli. La manifestazione, nata nel 1993, ha previsto anche momenti di approfondimento come il seminario “Dieci anni di Gran Selezione”. Nel 2014 sono state 33 le etichette di Chianti Classico Gran Selezione a uscire sul mercato e oggi sono 213. Per celebrare il centenario è stata presentata in anteprima la mostra Chianti Classico Century che ripercorre i 100 anni del Consorzio attraverso il pensiero dei suoi presidenti. Il Centenario del Consorzio sarà infatti un’occasione di un racconto corale, a cui si uniscono anche le voci dei suoi soci, che si presenteranno in brevi reel sui social media lungo tutto il 2024, per unire un volto e una storia a ciascuna etichetta. HORECA Pellegrini Spa distribuisce i Trentodoc Monfort Pellegrini Spa di Cisano Bergamasco (Bg) chiude il 2023 con numeri in crescita per il fatturato e le bottiglie vendute. L’azienda ha concluso l’anno con un giro d’affari di quasi 24 milioni di euro, in crescita del 5,5% rispetto al 2022. Le bottiglie distribuite, solo nell’horeca, sono state circa 1.700.000. Il distributore ha iniziato il 2024 inserendo a catalogo Monfort, una delle aziende del Trentodoc. La cantina ha sede a Lavis, nella Valle d’Adige, e ne è titolare Lorenzo Simoni che la conduce insieme ai figli Chiara e Federico; le uve provengono da 70 ettari tra vigneti di proprietà, in affitto e da conferitori delle valli trentine, per una produzione di 320 mila bottiglie. Monfort vanta una storia spumantistica quasi quarantennale che segue il sogno di Lorenzo Simoni: trasformare le migliori uve di chardonnay e pinot nero di collina in spumanti metodo Classico di alta gamma. Il sogno si è trasformato in un progetto che ha dato vita a cinque interpretazioni. Una di queste, la Cuvée ’85, testimonia la presenza e l’impegno durevole dell’azienda Monfort nel produrre “bollicine di montagna” di qualità elevata.
9 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 NOMINE Stefano Fambri presidente Trento Doc Stefano Fambri è il nuovo Presidente dell’Istituto Trento Doc. Fambri, direttore di Nosio, rappresentante di Rotari del Gruppo Mezzacorona, succede a Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto per 12 anni e quattro mandati, che non ha dato disponibilità per un nuovo incarico. “Trentodoc significa 1.396 ettari di superficie totale di produzione dedicata alla Doc Trento e 67 case spumantistiche che hanno venduto 13 milioni di bottiglie nel 2022 -ha commentato Stefano Fambri- Proseguiremo nel segno della continuità rispetto a quanto fatto finora, con lo scopo di consolidare la crescita e il successo fin qui raggiunti, valorizzando ulteriormente l’eccellenza delle bollicine di montagna. I numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti in questi anni (tra gli ultimi il Trentodoc è stato premiato come miglior spumante d’Italia al concorso Champagne & Sparkling Wine World Championships, ideato dall’esperto Tom Stevenson) confermano il percorso virtuoso intrapreso. Inoltre, un’attenzione particolare verrà posta al quadro generale in cui ci troviamo: il generalizzato aumento dei prezzi e la riduzione del potere di acquisto dei consumatori rappresentano un’ulteriore sfida da affrontare nel prossimo futuro”. RICONOSCIMENTI Premiata Pasqua Vini Innovator of the Year Pasqua Vini è stata insignita del titolo Innovator of the Year in occasione del 24° Annual Wine Star Awards. L’evento, che celebra l’eccellenza in varie categorie dei settori wine & spirits, è stato organizzato dalla rivista americana Wine Enthusiast e si è svolto all’Eden Roc Hotel di Miami. È la prima volta che un’azienda vinicola italiana riceve questo riconoscimento. Il premio rappresenta una pietra miliare per l’intero comparto enologico del nostro Paese, vista l’importanza del concetto d’innovazione nella cultura oltreoceano. A ricevere il Wine Star Award Riccardo e Alessandro Pasqua, rispettivamente Amministratore delegato di Pasqua Vini e presidente di Pasqua Usa: “Essere la prima azienda vinicola italiana a ricevere questo prestigioso riconoscimento è motivo di immenso orgoglio e testimonia la passione e l’innovazione che da generazioni contraddistinguono la nostra famiglia”, è stato il commento di Riccardo Pasqua. Entusiasma il fatto che una pubblicazione americana così stimata abbia deciso di premiare un’azienda non solo proveniente dall’Italia, di solito associata alla tradizione più che all’innovazione enologica, ma anche da una regione così radicata nelle pratiche vitivinicole tradizionali come il Veneto. DESIGN Banfi, per La Pettegola l’etichetta di Ponzi La Pettegola Limited Edition 2024 porta la firma di Emiliano Ponzi. Banfi prosegue la sua avventura nel mondo del design con il progetto della Limited Edition del Vermentino La Pettegola. Il passaparola, il pettegolezzo leggero e il telefono senza filo sono al centro della grafica che avvolge la bottiglia disegnata da Ponzi. Illustratore, visual artist e autore, classe 1978, Ponzi nasce a Reggio Emilia. Di base a New York, lavora per l’editoria, la pubblicità e la moda. Ponzi ha immaginato La Pettegola come una voce, una confidenza sussurrata da un orecchio all’altro, all’infinito. Grazie alla Realtà Aumentata l’etichetta prende vita. “Il primo soggetto riceve il pettegolezzo e lo riferisce al secondo, in un loop infinito”, spiega l’artista. Il tutto si svolge sotto lo sguardo curioso della vera pettegola, l’uccellino che dà il nome al Vermentino di Banfi, snello e profumato, che quest’anno appare in tre posizioni diverse all’interno dell’illustrazione: tre edizioni limitate in una. RINALDI 1957 Valentina Ursic direttrice marketing Da gennaio Valentina Ursic è la nuova direttrice marketing di Rinaldi 1957. Obiettivi dichiarati sono il rafforzamento del settore wine e l’espansione dell’area spirits soprattutto alla luce delle tendenze emergenti tra i consumatori. Nel campo degli spirits, Rinaldi 1957, che ha sede a Bologna, si sta muovendo in risposta alle nuove esigenze di un mercato che sempre più desidera approcciarsi a prodotti di qualità. Di qui, la ricerca di nuove referenze ad hoc da inserire nel portfolio Rinaldi che esaltino proprio la territorialità e non solo nel mondo degli spirits, ma anche nel settore dei vini. Proveniente da una famiglia di produttori vitivinicoli sloveni, Valentina Ursic è sommelier Ais e degustatrice ufficiale Ais. Ad affiancarla nel suo nuovo ruolo ci sono Monica Traversa, Senior brand manager, Valentina Tamburi, Brand manager, e i Brand Ambassador Paolo Vercellis e Carmen Popa.
10 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 1985-2016, dieci annate di Brunello Poggio all’Oro Barbara Amati Accanto al banco d’assaggio, al Banfi Day di Milano l’azienda toscana ha proposto una verticale di annate rare del gioiello di Castello Banfi che ha fatto conoscere il Brunello nel mondo Al Banfi Day, al The Westin Palace Hotel di Milano, un banco di assaggio ha offerto in degustazione oltre 30 etichette delle Denominazioni toscane e piemontesi delle aziende di proprietà del Gruppo: dal Brunello di Montalcino agli spumanti Alta Langa, dal Bolgheri al Vermentino della Maremma al Chianti e al Chianti Classico. Un’occasione preziosa per proporre anche una verticale del gioiello di Castello Banfi, il Brunello di Montalcino Docg Riserva Poggio all’Oro, prodotto solo nelle grandi annate. A fare gli onori di casa, Cristina Mariani-May, terza generazione della famiglia proprietaria di Banfi, Rodolfo Maralli, presidente di Banfi Srl e della Fondazione Banfi, ed Enrico Viglierchio, direttore generale. Banfi nasce a Montalcino nel 1978 grazie ai fratelli italoamericani John e Harry Mariani al cui fianco c’era Ezio Rivella, uno dei più grandi enologi-manager (scomparso a gennaio) il quale ritenne che per la ricchezza del suolo e la privilegiata posizione i territori acquisiti avrebbero avuto grandi potenzialità di sviluppo. La tenuta Banfi si estende a sud di Montalcino su 2.830 ettari, un terzo dei quali è coltivato a vigneto, principalmente sangiovese. Ingenti investimenti in vigna e in tecnologie, ricerca e sperimentazione, lungimiranza e capacità di produrre un vino d’eccellenza hanno dato valore al territorio, come ha ricordato Maralli, in azienda fin dai primi anni: “Rivella e Mariani avevano un progetto visionario e avviarono uno dei primi progetti di zonazione per capire come interpretare il territorio creando a Montalcino un polo d’eccellenza con l’obiettivo di portare il Brunello dalla cantina ai mercati di tutto il mondo. Furono dei pionieri, anche dal punto di vista della condivisione e del rispetto per il territorio e le persone che ci lavorano. Banfi e Montalcino hanno un legame indissolubile”. La degustazione di dieci millesimi storici del Brunello Poggio all’Oro dalla prima annata prodotta, la 1985, alla 2016, ha permesso di cogliere tutte le sfumature del sangiovese. Poggio all’Oro nasce in un vigneto di 18 ettari a 229 metri sul livello del mare su suoli ciottolosi e con poca argilla. Un Brunello che ha una durata lunghissima nel tempo, anche 40 anni. Il 1985 è molto elegante, con profumi ampi, in bocca vira su note dolci, ha tannini intensi, è carezzevole, vivo e succoso. Il 1988 sembra più maturo dell’85, è snello e scorrevole, ha note da guscio, rabarbaro e china. Il 1990 ha una marcia in più, è elegante ed equilibrato, con note balsamiche e di frutta e un legno molto piacevole. Il 1993 assomiglia un po’ all’88, con toni di guscio, un’impronta balsamica, ma è più tattile e gustoso. Il 1997 è vivace, solare, potente e morbido, con profumi di fondi di caffè, viola e spezie. Il 2004 svela in bocca la dolcezza dalla concentrazione di frutta, è irruente, con note di vegetale secco, corteccia e fungo, molto equilibrato. Il 2010 al naso è ancora un po’ chiuso, ha un’impronta quasi terrosa, in bocca è morbido, succoso e molto piacevole come il 1990. Il 2013 svela una spezia dolce, ha un’eleganza sottile, è verticale nell’acidità e nei tannini. Il 2015 è molto elegante, con un’irruenza di tannini e alcol: in futuro si esprimerà ancora meglio. La 2016 è un’annata potente, con tannini morbidi, scorza d’agrume e note terrose. DEGUSTAZIONI A fare gli onori di casa alla degustazione verticale c’erano i vertici di Banfi. Da sinistra, Rodolfo Maralli, Cristina Mariani-May, Artur Vaso, Enrico Viglierchio e il sommelier Fabio Scaglione. A destra, le dieci bottiglie in degustazione del Brunello di Montalcino Docg Riserva Poggio all’Oro: potente e morbido, svela le sfumature tipiche di questo vino, scorza d’agrume e note terrose
12 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 UOMINI&VIGNE PARTNERSHIP Santa Margherita dedica il Prosecco Brut all’Inter Dopo lo straordinario successo della capsule collection dedicata alla stagione 2022/23, che ha accompagnato i brindisi dei tifosi per le vittorie nerazzurre, Santa Margherita -che ha riconfermato il titolo di Official Wine Partner di FC Internazionale Milano per la seconda stagione consecutiva- presenta ora una nuova limited edition in cui il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut si rifà il look. Colori, simboli e pattern che da sempre caratterizzano l’universo dell’Inter adornano la nuova bottiglia e il suo astuccio coordinato. Fiore all’occhiello del nuovo pack è l’etichetta luminescente su cui si staglia il Biscione -simbolo del Club- che avvolge lo stemma della squadra. L’astuccio custodisce al suo interno il Prosecco Superiore Docg Brut Santa Margherita. Questa limited edition punta a celebrare la solida alleanza tra due realtà accomunate dalle radici italiane e dal prestigio globale. RICONOSCIMENTI Premio Nonino ecco i vincitori 2024 Torna come ogni anno il Premio Nonino assegnato dalla Distillerie Nonino di Ronchi di Percoto (Ud) a personalità che si sono impegnate in ambito culturale, letterario ed enogastronomico che ha come scopo la valorizzazione della civiltà contadina. Come sempre sono stati diversi i premiati di grande levatura. Il medico Rony Brauman, per Medici senza frontiere, ha vinto il Premio Nonino 2024, mentre lo scrittore Alberto Manguel è stato insignito del Premio Internazionale Nonino 2024. La scienziata della terra Naomi Oreskes ha ricevuto il riconoscimento Maestro del nostro tempo e lo scrittore Angelo Floramo e la cooperativa Insieme Frutti di pace il Risit d’aur Barbatella d’oro. Rony Brauman ha dedicato la propria vita ad alleviare la sofferenza umana. Per dodici anni è stato l’anima di Medici senza frontiere, l’organizzazione umanitaria Premio Nobel fondata a Parigi nel 1971 e attiva in 75 paesi. Alberto Manguel invece viene definito nelle motivazioni come un vero uomo del Rinascimento: scrittore brillante, narratore di talento, traduttore, curatore e sostenitore del potere dei libri e della lettura, crede che i libri servano per farci comprendere noi stessi e il mondo che ci circonda. PERNOD RICARD I sentori mediterranei di 207 Amaro Locale 207 Amaro Locale è il nuovo prodotto di Pernod Ricard Italia. La leggenda narra che agli inizi del tredicesimo secolo, il frate Domenico Santucci importò 207 bulbi di zafferano dalla Spagna all’Italia. Santucci era originario di Navelli, in provincia dell’Aquila, dove oggi fiorisce lo Zafferano dell’Aquila Dop che si unisce alla menta di Pancalieri del Piemonte, alle scorze di arancia dolce di Calabria e ai limoni di Sicilia, dando il caratteristico sapore mediterraneo a questo amaro dal sapore fresco e leggero. Dalle tinte ambrate, con sfumature tra il miele e l’oro, 207 Amaro Locale ha sentori erbacei e freschi, con toni agrumati. Al palato si avvertono note dolci e profonde, per poi chiudersi in una nota balsamica. Da gustare liscio freddo per esaltare il sapore più balsamico e amaricante, o con qualche cubetto di ghiaccio per godersi la nota più dolce dello zafferano, 207 Amaro Locale è anche pensato da sorseggiare in purezza. EVENTI La Prima dell’Alta Langa il 18 marzo a Torino Lunedì 18 marzo al Teatro Regio di Torino si svolgerà la sesta edizione de La Prima dell’Alta Langa 2024. La grande degustazione dei vini Alta Langa attualmente presenti sul mercato è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier, distributori, barman e giornalisti. Per accedere all’evento è necessario registrarsi nell’area dedicata sul sito del Consorzio altalangadocg.com. Oltre sessanta produttori di Alta Langa saranno presenti alla grande degustazione al Teatro Regio con circa 150 etichette in assaggio; ogni banco sarà assistito da un sommelier; due masterclass (a numero chiuso, su prenotazione) accompagneranno gli operatori all’approfondimento del potenziale di invecchiamento delle Alte Bollicine Piemontesi. Nell’occasione, sarà inoltre possibile visitare i dietro le quinte del Teatro, una delle più celebri istituzioni lirico-sinfoniche del nostro Paese, accompagnati da una guida.
www. FOOD AND BEV .it L’enogastronomia a portata di click www.foodandbev.it LUTTI Il mondo del vino ricorda Ezio Rivella Si è spento a 91 anni a Montalcino, in gennaio, Ezio Rivella, enologo illuminato, imprenditore lungimirante, uomo carismatico che amava parlare chiaro. Uno dei suoi motti degli anni 80-90, quando il vino italiano aveva iniziato il suo percorso verso una qualità indiscussa e la diffusione internazionale, amava ripetere: “Il vino si fa per venderlo”, il che significava che, al di là dell’immagine, del valore e di tutto il corollario di parole che da allora ha circondato e accompagnato il vino italiano, occorreva andare incontro al consumatore producendo un vino di qualità che piacesse e si vendesse, “perché il vino non si produce per tenerlo in cantina…”. Ezio Rivella è stata una delle figure che più ha contribuito alla conoscenza e al successo del vino in Italia e nel mondo, in particolare del Brunello di Montalcino. Fondatore con la famiglia italoamericana Mariani di Castello Banfi e tra i primi a ricoprire nel settore la figura di enologo-manager, Rivella ha anche ricoperto la carica di presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino dal 2010 al 2012. Questo enologo piemontese di Castagnole Lanze (At), di grande carattere e di spessore, è stato uno dei personaggi più conosciuti e influenti nel mondo del vino, tanto che nel 1985 è stato nominato Cavaliere al Merito del Lavoro per l’impegno profuso nell’attività di Castello Banfi. E ha ricoperto davvero molte cariche: è stato presidente dell’Associazione enotecnici italiani dal 1975 al 1986, oltre ad aver guidato l’Associazione mondiale degli enologi. Dal ’93 al ’98 è stato presidente del Comitato nazionale vini Doc al ministero delle Politiche agricole e forestali e nel 1998 è stato eletto vicepresidente dell’Office international de la vigne et du vin di Parigi. “È stato uno dei protagonisti assoluti dell’enologia italiana, in particolare negli anni ‘70, ‘80 e ‘90 del secolo scorso, quando il nostro settore era ancora alla ricerca di un’identità e di una posizione -ricorda il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella- Se esiste l’enologia moderna ed evoluta lo dobbiamo in larga parte a Rivella, un autentico pioniere del mondo del vino, capace di interpretare la professione con doti manageriali e imprenditoriali”. Ezio Rivella è stato anche presidente dell’Unione Italiana Vini dal 2001 al 2004: “Rivella è stato molto più di un enologo per il mondo del vino -commenta il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi- Da ricordare il suo pionieristico contributo alla promozione del vino italiano all’estero, ma anche il suo impegno di tutela per le imprese e le Denominazioni del nostro Paese”.
14 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 ASSOCIAZIONI Nasce Piwi Italia per i vitigni resistenti La rivoluzione sostenibile nei vigneti prende il via con la nascita di Piwi Italia. L’associazione, nata con lo scopo di promuovere vitigni resistenti alle malattie fungine e produrre vini sempre meno impattanti, ha sede alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Tn). “Gli obiettivi sono quelli di far conoscere e ampliare la conoscenza delle varietà resistenti e fare pressione affinché altre regioni le autorizzino -spiega il neo presidente Marco Stefanini- L’impiego di varietà resistenti rende la pratica agronomica più sostenibile. Sono iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite circa 600 varietà di Vitis vinifera: le 36 Varietà Resistenti attualmente presenti nel Registro Nazionale non possono sostituire 600 genotipi. La nostra attività ha lo scopo di mettere a disposizione dei viticoltori un numero sempre maggiore di varietà resistenti per poter valorizzare al meglio il proprio territorio”. UOMINI&VIGNE SUGHERO Il percorso di sostenibilità di Amorim Cork Italia Amorim Cork Italia da tempo ha intrapreso un percorso di sostenibilità che passa dalla certificazione di tutti i suoi tappi in sughero Fsc (Forest stewardship council). La società rende disponibile anche il Certificato con il Bilancio di CO2 dei tappi in sughero scelti dai clienti. Il calcolo è stato commissionato da Corticeira Amorim a due enti certificatori internazionali indipendenti, PricewaterhouseCoopers e EY, e include nella sua analisi tutto il ciclo di vita del sughero, dalla foresta fino all’arrivo in cantina. A oggi Corticeira Amorim è l’unica società di chiusure in sughero al mondo ad aver intrapreso un percorso così virtuoso. A ulteriore garanzia in materia di sostenibilità, c’è la revisione del disciplinare Viva, il Programma del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che dal 2011 promuove la sostenibilità del comparto vitivinicolo italiano. CONSORZI La Denominazione Etna Doc chiede la Docg L’assemblea dei soci del Consorzio tutela vini Etna Doc ha deciso all’unanimità di avviare l’iter per ottenere il riconoscimento della Docg per l’intera Denominazione etnea. L’iter per il riconoscimento della Docg prevede diversi passaggi prima del raggiungimento dell’obiettivo finale. “Ci sono alcune prassi che devono essere seguite con grande attenzione da parte del Consorzio -spiega il direttore Maurizio Lunetta- Dalla richiesta alla Regione Sicilia che valuterà la documentazione e la rappresentatività della denominazione. Poi, conclusasi questa fase, entrerà in gioco il Comitato nazionale vini Dop e Igp, organo del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Difficile fare previsioni certe, ma pensiamo che tutto l’iter potrebbe durare anche meno di due anni”. GRAPPE Una bottiglia artistica celebra Marco Polo Bottega, cantina e distilleria di Bibano di Godega (Tv), celebra l’anniversario dei 700 anni dalla morte di Marco Polo con una bottiglia speciale in vetro soffiato dedicata al grande viaggiatore veneziano. La creazione artistica, realizzata nella soffieria Alexander, di proprietà dell’azienda trevigiana, riproduce al suo interno il globo terracqueo. La bottiglia, che contiene una selezione di Grappa di Prosecco, è prodotta in edizione limitata. Il packaging è completato da un elegante astuccio grigio che riproduce il marchio Alexander. L’inedito prodotto rientra tra i vetri artistici dell’azienda che ha creato nel tempo una collezione di grande suggestione. Nata nel corso degli anni Ottanta , ha conseguito svariati riconoscimenti culminati nella mostra Art in Grappa agli Istituti Italiani di Cultura di New York, Montreal, Colonia, Barcellona e Madrid.
15 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 Incontri produttori e buyer all’Italian Taste Summit 2024 Giovanna Moldenhauer EXPORT Italian Taste Summit ha raccolto la soddisfazione dei 39 produttori partecipanti che hanno potuto incontrare one-to-one oltre 200 buyer internazionali alla Villa Reale di Monza L’Italian Taste Summit è organizzato da Joanna Miro, economista, marketer, broker e Ceo di Wine Global Aspect (Wga), che seleziona vini di aziende identitarie, piccole o grandi, destinati al canale horeca internazionale. L’evento ha avuto due partner importanti, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino e lo Iulm, Università di lingue e Comunicazione di Milano Joanna Miro, economista, marketer, broker e Ceo di Wine Global Aspect (Wga), seleziona vini di aziende identitarie, piccole o grandi, destinati al canale horeca internazionale e organizza ogni anno l’Italian Taste Summit che si è svolto a inizio febbraio alla Villa Reale di Monza. L’ottava edizione ha costituito un’occasione preziosa per i 39 produttori che hanno incontrato 200 buyer provenienti da Usa, Germania, Russia, Giappone, Hong Kong, Danimarca, Polonia, Messico, Svizzera, secondo un calendario di appuntamenti prefissato e con la formula oneto-one. L’evento ha avuto due partner importanti, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino e lo Iulm, Università di lingue e Comunicazione di Milano. “Questa edizione ha confermato la validità del sistema messo a punto negli anni consolidando la qualità sia delle aziende, sia degli importatori -ha sottolineato Joanna Miro- Ma c’è distanza tra i dati teorici sui mercati e la realtà, in particolare nel distinguerne le potenzialità. Ad esempio, Ungheria, Polonia e Kazakistan, di cui anni fa abbiamo intuito le potenzialità, si accingono ormai a diventare maturi, mentre realmente emergenti sono Malesia, Thailandia e Messico. I mercati maturi rimangono importanti, al netto della congiuntura economica abbastanza pesante che li investe, mentre per la Cina si conferma lo scetticismo manifestato prima della flessione iniziata nel 2019”. L’alta formazione è tra i compiti dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino fin dalla fondazione 75 anni fa: “Nel recente passato abbiamo organizzato diversi corsi di aggiornamento professionale per imprenditori e manager del settore, partendo da un confronto con gli operatori -commenta il presidente Rosario Di Lorenzo- L’Accademia ha condiviso questi percorsi con realtà esterne, come il Wga. Mai come oggi l’innovazione è una esigenza dal punto di vista sociale ed economico”. “Sapere quali soluzioni e comportamenti sono più funzionali per il successo della vendita oggi è più che mai strategico -dice Vincenzo Russo, esperto di neuromarketing dello Iulm- Per costruire relazioni e meccanismi di comunicazione molto più funzionali rispetto alla descrizione tecnica di un vino o di un’azienda, viene in aiuto il neuroselling, una tecnica che permette di conoscere meglio la prevedibilità irrazionale e quindi di costruire una relazione ‘human to human’ in un contesto in cui la dimensione esperienziale deve essere positiva”. Oltre agli incontri one-to-one Italian Taste Summit ha offerto alle aziende l’opportunità di presentare i propri vini nel corso di masterclass. Aldo Rainoldi ha proposto Sassella, Inferno e Grumello, tutti in versione Riserva 2018, oltre allo Sfursat 2020. San Salvatore 1988 ha puntato sul Vetere Rosato 2023, i due bianchi Pian di Stio Fiano e Calpazio Greco, entrambi del 2022, e gli Aglianico Jungano 2020 e Gillo Dorfles 2017. Marchesi de’ Cordano ha proposto una verticale del Trinità Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2000, 2006, 2012 e 2018. L’azienda Scolari, produttrice di Lugana e Groppello sul Lago di Garda, ha raccontato entrambe le tipologie. Mandrarossa, la linea d’alta gamma di Cantina Settesoli, ha puntato sul Grillo 2023 e 2022 e sul Nero d’Avola 2022. Verticale di Montepulciano d’Abruzzo dal 2000 al 2008 per Stefania Pepe che conduce i suoi vigneti in biodinamica.
16 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 UOMINI&VIGNE VENETO Vignaioli Valle di Mezzane 13 aziende insieme Vignaioli Valle di Mezzane è il nome scelto dal gruppo che riunisce tredici produttori della Valle di Mezzane. Denominatore comune di questi produttori è essere aziende agricole con cantine e vigneti di proprietà in Valle producendo vini Doc Valpolicella e/o Soave provenienti da questo territorio dell’Est Veronese a cavallo tra queste due importanti Denominazioni di origine. Le 13 aziende agricole sono: Benini Alessandro; Marinella Camerani; Falezze di Luca Anselmi; Grotta del Ninfeo; I Tamasotti; Il Monte Caro; ILatium Morini; Le Guaite di Noemi; Talestri; Massimago; Carlo Alberto Negri; Roccolo Grassi; Giovanni Ruffo. Aziende che hanno storie, origini, obiettivi, ambizioni e orientamenti differenti anche nella conduzione del vigneto -in biologico, biodinamico e integrato- e intorno a questo progetto intendono amalgamarsi nel rispetto delle proprie identità. Primo passo è l’incarico per realizzare la Carta dei Suoli delle aziende del Gruppo al pedologo Giuseppe Benciolini, già autore di mappature simili per progetti di zonazione vitivinicola in diverse aree, tra cui Soave, Valpolicella, Prosecco, Cartizze e Lambrusco Reggiano. DEGUSTAZIONI Alla Burns Night i whisky di Spirits&Colori L’importatore e distributore Spirits&Colori ha proposto una speciale Burns Night il 25 gennaio per celebrare il famoso bardo scozzese e godere dell’atmosfera offerta da Rumore, l’american bar adiacente al BeefBar di Milano. L’iniziativa è stata l’occasione per gustare il pregiato whisky di Duncan Taylor Black Bull e gli imbottigliamenti della serie Octave accompagnati da un menu in pairing appositamente studiati da Sossio Del Prete, bar manager del locale. L’azienda ha presentato una new entry nel catalogo Spirits&Colori, il brand Black Bull, con Kyloe e la sua versione torbata adatte per cocktail, e gli invecchiamenti 12 e 21 anni. Della linea Octave della Duncan Taylor sono stati inoltre degustati Invergordon 31 anni 45,9% sherry hogshead Highlands, Strathclyde 30 anni 48,3% sherry hogshead Lowland, Bunnahabhain 20 anni 54,3% Islay, Glen Moray 15 anni 51,8 % Speyside. TORINO Si rinnova il successo del Salone del Vino Il Salone del Vino di Torino ha animato il capoluogo piemontese con la sua seconda edizione articolata in una settimana di eventi a partire da martedì 27 febbraio, che è culminata nel Salone che si è svolto nel week-end dal 2 al 4 marzo. La mission del Salone del Vino di Torino 2024 è quella di raccontare il Piemonte del vino in tutte le sue sfaccettature e nella sua unicità, facendo scoprire al grande pubblico e agli operatori di settore le radici profonde di un territorio che guarda al futuro, attraverso la lente di ingrandimento della sostenibilità. Più di 500 cantine sono state coinvolte nella fiera espositiva, che si è snodata tra le Ogr Torino e il Museo del Risorgimento, con un ricco programma diffuso di eventi. Il calendario comprendeva anche momenti di approfondimento, cene con i produttori ed eventi, coinvolgendo centinaia di luoghi della cultura a partire dal Circolo dei Lettori, Combo, Offtopic, piole e ristoranti importanti, enoteche e spazi informali con musica e degustazioni. AUTENTICITÀ Nasce la Fondazione Vino Patrimonio Comune Nasce la Fondazione Vino Patrimonio Comune che vede come soci fondatori Federvini e Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare con l’obiettivo di consolidare il valore del vino italiano e a contribuire alla difesa e al sostegno del patrimonio delle imprese vitivinicole del Paese. Un vino autentico, per il quale è accertata la tipicità e la corrispondenza con il territorio di origine, è sinonimo di rispetto verso i consumatori e di garanzia nelle relazioni commerciali. Da questa esigenza di autenticità, diffusa in Italia e in Europa, è nato il progetto no profit di Vino Patrimonio Comune, per offrire una risposta alle esigenze delle aziende associate e uno strumento affidabile a disposizione degli operatori del settore vitivinicolo. La Fondazione opererà per studiare i profili di autenticità e sostenibilità di prodotti, imprese e territori, qualità alla base dell’apprezzamento del made in Italy.
17 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 UOMINI&VIGNE MILANO Casa Masciarelli, un luogo per degustazioni Masciarelli Tenute Agricole ha inaugurato a Milano uno spazio multifunzionale, in Corso Magenta. Con Casa Masciarelli l’azienda vitivinicola abruzzese rafforza il rapporto con la città meneghina: un luogo progettato dall’architetto d’interni Alberto Nespoli di Eligo Studio che ha prediletto materiali e tonalità calde e intense come burgundy, cioccolato e crema: il grassello di calce alle pareti -morbido, tattile e sensuale- dialoga con il cuoio degli arredi e il legno naturale delle travi. Le eleganti boiserie celano nicchie e ripiani dove sono messe in risalto le etichette Masciarelli. La scelta di luci tenui crea un’atmosfera rilassata e accogliente. Questo spazio funge da pied-à-terre per i referenti della cantina: luogo di lavoro, ideale per meeting, degustazioni ed eventi stampa. L’ambiente si compone di una sala da pranzo, una zona living e un’ampia cucina con un’isola dedicata alla performance: è la chef table, dove avvengono le degustazioni e gli showcooking, ideale anche per foto e video shooting. Questo volume laccato crema è ispirato alla pianta del Pirellone di Gio Ponti. MIXOLOGY Un cocktail dedicato a Jannik Sinner We are Sinner è il nome del cocktail che il barman Danilo De Rinaldis ha voluto dedicare al vincitore degli Australian Open. Il cuore del mix è il Black Sinner, liquore al caffè creato da Bruno Vanzan distribuito da Anthology by Mavolo, realtà padovana del settore specializzata nell’importazione e nella distribuzione esclusiva in Italia di Champagne, spirits e distillati. Il suo carattere è frutto di una miscela al 100% di caffè arabica monorigine: fra tutti il pregiatissimo Etiopia Sidamo e il Colombiano superiore. La ricetta di We Are Sinners comprende 30 millilitri di Black Sinner, 30 millilitri di London Dry Gin, 20 millilitri di Lime, 15 millilitri di Sciroppo di cocco, 3 pezzi di zenzero fresco, top black orange. Nello shaker si uniscono lime, sciroppo e zenzero e si pesta tutto con un pestello. Poi si aggiunge il Black Sinner e il gin. Shake and double strain nel tumbler alto con ghiaccio. NOMINE Stefano Sequino dirige Il Consorzio delle Venezie Stefano Sequino è il nuovo direttore del Consorzio Tutela Vini Doc Delle Venezie. Nato a Tivoli nel 1978, Sequino è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie e in Viticoltura ed Enologia. Dal 2004 al 2020 ha lavorato al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali come funzionario del Dipartimento Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari), mentre negli ultimi tre anni ha ricoperto la carica di responsabile del settore vitivinicolo in Confcooperative. Nel suo nuovo ruolo Sequino guiderà la Doc delle Venezie nel percorso di tutela e valorizzazione già avviato dal Consorzio che, negli ultimi anni, ha rafforzato la reputazione del Pinot grigio delle Venezie a livello internazionale, illustrando i valori della Doc a operatori e consumatori. TERRITORI La sostenibilità del Prosecco Docg Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha presentato la prima edizione del Rapporto di sostenibilità della Denominazione. Il rapporto, curato dal Cirve, Centro interdipartimentale per la ricerca in viticoltura e enologia, illustra le attività della Denominazione in relazione alle performance rispetto ai tre pilastri della sostenibilità: economico, ambientale e sociale. Si tratta di uno strumento di rendicontazione che fotografa una Denominazione già sensibilizzata verso tematiche ambientali e sociali. Dall’uso controllato dei prodotti fitosanitari, ad esempio avvalendosi di metodi e strumenti di analisi e monitoraggio come le capannine metereologiche, installate dal 31,4% delle case spumantistiche, alla consultazione dei Bollettini di difesa del Consorzio, utilizzati dal 70,3% degli imbottigliatori e dal 76,7% delle aziende viticole
18 Food&Beverage | febbraio-marzo 2024 ALTO ADIGE Kerner, Riesling, Sylvaner Aristos, annata 2020 Cantina Valle Isarco è la più giovane cooperativa vitivinicola dell’Alto Adige, con 135 soci che coltivano 150 ettari di vigneti in 11 Comuni, da Bolzano fino a Sud i Bressanone. La produzione è di 950 mila bottiglie all’anno per un totale di 31 etichette la cui punta di diamante è rappresentata dalla cuvée Adamantis e dalla selezione Aristos. I vigneti sono coltivati fino a mille metri di altitudine e in media ogni viticoltore ha un ettaro di proprietà. La Valle Isarco è particolarmente vocata per i bianchi: offre vini freschi, sapidi, minerali, con profumi inediti rispetto ai prodotti di altre zone della regione. Ora stanno entrando sul mercato i bianchi dell’annata 2022: i vini di questo millesimo mostrano maggiore struttura, sono più corposi, intensi e cremosi, ma con un finale estremamente sapido ed elegante. La Valle Isarco è forse la regione vitivinicola dell’Alto Adige con le maggiori potenzialità: è per questo che l’enologo Riccardo Cotarella collabora con la Cantina dalla vendemmia 2020, in particolare per la linea Aristos. I tre bianchi attualmente sul mercato sono Aristos Kerner, Aristos Riesling e Aristos Sylvaner, che nascono da uve raccolte a mano. La fermentazione a temperatura controllata e la maturazione per dieci mesi sulle fecce nobili avviene in parte in botti d’acciaio e in parte in botti grandi. Aristos Kerner 2020 dal colore verdognolo al giallo paglierino, ha profumo fruttato, aromatico, di grande eleganza, con sentori di pesca e spezie, sapore secco, struttura piena e vivace. Aristos Riesling 2020 , dal verdognolo al giallo chiaro, ha un profumo delicato e minerale, con sentori di pesca, albicocca e mela cotogna, sapore fresco, speziato, con una notevole struttura. Aristos Sylvaner 2020, dal verdognolo al giallo chiaro, ha profumo fruttato con sentori di pesca e mela verde, note minerali, sapore robusto, con toni aciduli marcatamente vivaci, finale persistente. Questi vini possono mantenere le proprie caratteristiche organolettiche per 6 - 8 anni. NOVITÀdaSTAPPARE OLTREPÒ PAVESE Il Classico La Genisia Pinot Nero Extra Brut Il lavoro di squadra e l’interpretazione del territorio distinguono La Genisia, venti vignaioli per un totale di 70 ettari a Codevilla (Pv) e dintorni. La Genisia nasce grazie a un prezioso percorso di riscoperta di uno dei vitigni nobili internazionali, il pinot nero, che in Oltrepò Pavese ha trovato terreno fertile per esprimere al meglio le sue potenzialità. Le vigne si trovano nelle zone di Codevilla, Torrazza Coste, Valle Coppa e Valle Schizzola, in colline da 200 a 450 metri, con differenti esposizioni e suoli diversificati. L’Oltrepò Pavese Docg Metodo Classico Pinot Nero Extra Brut è prodotto con uve pinot nero in purezza ed è frutto di una vinificazione con pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata. All’affinamento in vasche d’acciaio seguono almeno 24 mesi di riposo sui lieviti e in bottiglia per 4-6 mesi dopo la sboccatura. Lo spumante che ne deriva ha colore giallo paglierino con delicati riflessi dorati, spuma cremosa con perlage brillante e fine. Il profumo è complesso e intenso, con note agrumate, fragranza di crosta di pane e piccola pasticceria. Al palato è fresco, rotondo e di equilibrata struttura. TOSCANA Castello di Cacchiano 2019 Chianti Classico Riserva Sangiovese e altre varietà complementari sono il blend che caratterizza il Chianti Classico Riserva 2019 del Castello di Cacchiano di Gaiole in Chianti (Si), di proprietà di Giovanni Ricasoli-Firidolfi. Simbolo di un’eleganza classica, è un vino che colpisce per la sua matura profondità. La Riserva di Castello di Cacchiano nasce da selezionate uve provenienti dai migliori vigneti della tenuta. Dopo la fermentazione in serbatoi di acciaio a una temperatura controllata di 30°C circa così da esaltare l’intensità aromatica e preservare le caratteristiche di complessità, la macerazione si è protratta per 18 giorni. Poi il vino è stato assemblato e trasferito in legno, dove ha maturato in botti di rovere di Slavonia e tonneaux di rovere francese per 14 mesi. Castello di Cacchiano Chianti Classico Riserva 2019 ha un colore rosso rubino intenso; al naso mostra note eteree con sensazioni di ciliegia matura, mirto e china. L’ingresso al palato è avvolgente, vibrante e il finale è lungo e sapido. Complesso e piacevole, il retrogusto è caratterizzato da note di arancia sanguinella e sentori di liquirizia e pepe bianco.
foodandbev.itRkJQdWJsaXNoZXIy NTUwOQ==